#Day 7 (2-2)

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‹‹ No. ›› Fu la risposta secca di Jumin, di fronte alla richiesta di poter uscire dalla casa.
Luciel aveva ragione.
Non ebbi niente da ridire, però... a detta sua, aveva avuto una brutta giornata. La situazione col padre e questa "Sarah" lo stava distruggendo. Il sogno di Zen, lo stava mandando in esaurimento nervoso, e le sue parole riguardo al fatto che non vedesse l'ora di tornare a casa, erano chiare come poche.
Ero raggomitolata contro lo schienale della poltrona, mentre stringevo contro il petto un cuscino viola, così morbido da portare la sonnolenza solo poggiandoci sopra il mento.
‹‹ Okay... scusa, non volevo farti arrabbiare ››
‹‹ Non... ›› schioccò la lingua, inspirando in maniera abbastanza frustrata ‹‹ non sono arrabbiato con te, Anju. ›› cercò di recuperare la sua solita freddezza, tipica dell'uomo d'affari ‹‹ voglio solo tornare a casa e sdraiarmi sul divano con Elizabeth the 3rd››
‹‹ Sì... capisco ››
‹‹ E, tra parentesi, non riesco ancora ad accettare che la mia bellissima Elizabeth the 3rd si trovasse nel sogno di quella faccia albina di Zen.
Insomma... perché? Dannazione. Ora sono persino preoccupato possa essere apparsa anche tu in uno dei suoi ogni. ››
‹‹ Io? ›› corrugai la fronte. Non avevo mai considerato l'ipotesi di apparire nel sogno di uno dei membri della RFA
‹‹ Sì, tu... uhm, è gelosia? ››
improvvisamente, sentii le mie guance andare a fuoco ‹‹ Oh... ehm... s-sì, for-se...? ››
‹‹ Perché balbetti? ››
‹‹ Beh, ehm... ››
‹‹ Preferisco che tu sia nei miei sogni piuttosto che nei suoi ›› affondai contro il divano, incerta su come sentirmi per una frase del genere ‹‹ Jaehee, comunque, non crede a questo genere di sogni... e nemmeno io ››
‹‹ Però è stato carino da parte di Zen avvisarti ››
‹‹ Concesso... comunque, Sarah è venuta in ufficio, quest'oggi, e si è presentata come "la mia fidanzata" ›› sentii un nodo alla gola, e qualcosa ribollirmi nel petto.
Strinsi istintivamente il cuscino con le mani, certa che di quel passo avrei strappato la stoffa.
‹‹ E perché? ›› domandai, cercando tuttavia di mantenere un tono di voce calmo e naturale.
‹‹ Non m'interessa sapere il motivo di quel gesto ›› tagliò corto ‹‹ probabilmente l'ha detto, ma ero troppo impegnato ad ignorarla per prestarle attenzione. Non la voglio tra i piedi, tanto meno quando sono a lavoro ›› era palesemente scocciato, e questo mi rasserenava in un certo senso ‹‹ a differenza di mio padre, io riesco a riconoscere le mie priorità lavorative ››
Quella Sara... doveva essere una bella seccatura, e bisognava trovare un modo per risolvere al più presto la situazione ‹‹ non sopporto questa decisione di mio padre. Credo che appena arriverò a casa proverò a dormirci su ››
‹‹ Sì, magari una bella dormita ti aiuterà ››
‹‹ E tu stai dormendo bene? ››
‹‹ Sì, tranquillo... ›› no. Non sapevo la situazione.
‹‹ Bene. Altrimenti ero pronto ad accompagnarti per comprare un nuovo materasso ››
a quell'affermazione, corrugai la fronte. Non voleva farmi uscire di casa, ma mi avrebbe accompagnata a comprare un materasso?
‹‹ Davvero? ››
‹‹ Sì, perché no? ›› sentii un fruscio di fogli ‹‹ sono particolarmente impegnato, ma... una pausa potrei anche prendermela, per accompagnarti da qualche parte. Credo. Jaehee se la caverebbe benissimo ››
‹‹ Ma hai detto che non posso uscire... ››
Prese una piccola pausa, che occupò a fare chissà cosa. Il fruscio di fogli sembrava essere continuo, poi dei passi, ed infine il rumore di una porta chiudersi.
‹‹ Non da sola, magari ›› disse infine ‹‹ e grazie per aver aspettato in linea, anche senza averlo chiesto ››
‹‹ Capisco che sei impegnato, tranquillo ››
altri passi, qualche altro attimo di silenzio ‹‹ grazie ›› disse infine, con un tono di voce differente dal solito. Stava tornando a casa, comunque, era abbastanza scontato quel rumore.
‹‹ Ti posso richiamare tra poco? Non voglio farti attendere ulteriormente. Il tempo di tornare a casa e ti richiamo ››
‹‹ Non è necessario, Jumin... se sei stanco, posso aspettare a domani. Riposati... d'altronde hai avuto una giornataccia ››
‹‹ A dire il vero, stare al telefono con te, in qualche modo, è riuscito a dare pace al mio cervello ›› mentre invece, il mio, ebbe un blackout con quella frase.
Strinsi ancora il cuscino tra le mani. Forse il sonno gli stava già dando alla testa.

Jumin's RouteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora