La diagnosi del Dottor Haus

614 40 67
                                    

Dopo aver fatto le radiografie, Colette ci accompagna in un piccolo ambulatorio: una stanzetta dotata di scrivania, alcuni armadietti e una finestra che si affaccia sul grande parco che circonda l'ospedale.

Tutto l'arredamento è, ovviamente, di un bianco asettico e senz'anima, a parte la poltrona arancione fluorescente.

Il classico "pugno in un occhio".

«Voglio andare a casa. Che ci facciamo ancora qui?» domanda la madre di Anna, in tono svogliato e petulante.

«L'amica di Jo ha detto che avrebbe mostrato subito le tue lastre al medico. Ci ha fatto un enorme favore, mamma.» Le risponde la mia fidanzata con voce pacata e paziente.

Io rimango in silenzio visto che la mia pazienza è messa a dura prova, non vorrei farmi sfuggire una parola di troppo.

«Almeno potrebbe sbrigarsi. Crede che tutti siano al suo servizio?» brontola Gelsomina, picchiettando le dita sul bracciolo della sedia a rotelle su cui è seduta.

«No, signora. Non lo credo. Lo so» commenta una voce maschile e stizzita.

Io ed Anna ci vogliamo all'unisono e ci troviamo di fronte al medico che tiene le radiografie di Isy in una mano mentre l'altra è aggrappata ad un bastone, nero come la pece.

«Buongiorno, dottore!» Lo salutiamo in coro, mostrandoci imbarazzati per la brutta uscita della madre di Anna.

Il dottore, G. Haus, come leggo dal suo tesserino, è un uomo dall'età indefinita con una barba corta e incolta, una zazzera scompigliata color castano chiaro e due occhietti scontrosi che sembrano ti mandino costantemente a quel paese, anche se forse si tratta della sua tipica espressione.

«Ah, finalmente» bofonchia Gelsomina, senza capire che è il caso di tenere chiusa la sua deliziosa boccuccia.

L'uomo, affetto da una lieve zoppia, ricambia il nostro saluto con un brusco cenno del capo prima di accomodarsi sulla stravagante poltrona.

«Allora...» esordisce, mettendosi un paio di occhiali per poi studiare le lastre della gamba di Isy. «Brutta caduta. Frattura scomposta. Un paio di chiodi. Gesso. Riabilitazione. Almeno tre mesi se non di più, dipende dalla signora.»

Sciorina le informazioni meccanicamente come se fosse un riparatore d'auto più che un dottore, dopo abbassa le radiografie e si rivolge a me ed Anna.

«Dovrete assisterla durante la convalescenza perché non potrà utilizzare la gamba per molto tempo. E visto il caratterino...» continua, voltando la testa verso di me. «Auguri. Spero di non dovervi rivedere nel reparto di psichiatria che si trova esattamente qui sotto.»

Divertente...

Rimango interdetto da quelle parole, ma Gelsomina, ovviamente, mi toglie dall'impaccio.

«Da che razza di medico mi hai portata, Jo? Credo non abbia nemmeno la laurea...»

Nell'udire quella frase così maleducata e davvero inopportuna, vorrei tanto sotterrarmi così come Anna, che mi rivolge un'occhiata imponente e angosciata.

Ora come ne usciamo?

Inaspettatamente, il dottor Haus scoppia in una fragorosa risata che risuona allegra nell'ambulatorio di Lilliput.

Ma che...?

«Lei è davvero divertente, signora. Raramente i miei pazienti rispondono in questo modo. Pare quasi abbiano paura di me, anche se non ne capisco il motivo» osserva l'uomo, appoggiando la schiena alla poltrona, in cerca di una posizione più comoda. «Comunque, stia tranquilla. Mi sono laureato, a pieni voti fra l'altro. E lavoro in questo ospedale da diversi anni ormai. Può chiedere le mie referenze se la cosa la fa stare meglio.» Distoglie la sua attenzione da Isy e rivolge il suo sguardo scontroso verso me ed Anna. «Rinnovo i miei auguri: con una persona del genere ne avrete davvero bisogno, ragazzi miei. Non vi invidio per nulla.»

Detto ciò, il dottor Haus ripone le lastre di Gelsomina in un busta gialla che, poi, chiude in un cassetto. Dopodiché accende il computer portatile, bianco anch'esso, e si mette a lavorare, o almeno così credo.

Tipo strano...

«Ehm... Va bene...» mormoro, intimorito sia da lui che dalla madre di Anna che mi sta fulminando con un'occhiataccia. «Grazie mille, dottore. È stato gentilissimo ad averci ricevuti senza appuntamento né preavviso. Le auguriamo una buona giornata.»

La mia fidanzata si rimette alla guida della sedia a rotelle di Gelsomina, ma solo dopo avermi dato un fugace bacio sulla guancia: un piccolo ringraziamento per aver salvato la situazione.

Ovviamente arrossisco.

E, altrettanto ovviamente, il dottor Haus se ne accorge, nonostante la sua attenzione si focalizzata sullo schermo del computer.

«Anch'io una volta ero come te sai?» Parla a bassa voce così devo tendere le orecchie per sentirlo, ma tanto Anna e la madre sono impegnate in una fitta discussione, di cui non voglio sapere nulla, e non badano a me. «Giovane, pieno di sogni, con una bella ragazza al fianco... Però il destino ha deciso altrimenti ed eccomi qui.» L'uomo sospira, forse ricordando qualche episodio del suo passato. «Non lasciartela scappare. Non fare come me. Combatti per lei. E se per vincere devi uccidere quella sottospecie di suocera, chiamami: molte persone qui in città mi devono un favore.» Alza le labbra in una specie di sorriso, che stempera le sue parole. «Saranno tre mesi infernali. Ti conviene cambiare casa.»

Sinceramente non so come ribattere a questo discorsetto, ma Anna decide per me: mi posa la mano sul braccio per richiamarmi all'ordine e l'attimo passa.

Saluto nuovamente il dottor Haus e apro la porta. La mia fidanzata spinge lentamente la carrozzina di Isy fuori e si avvia verso gli ascensori.

«Non la lascerei per nulla al mondo...» sussurro prima di richiudere la porta del piccolo ambulatorio.

Non so se quel bislacco medico mi ha udito, ma, dopotutto, non mi interessa molto: ho solo detto la verità a voce alta.

Anna rappresenta davvero la mia anima gemella, la cosiddetta "altra metà del cielo".

Non l'ho cercata però l'ho trovata.

E mi ritengo molto più fortunato rispetto tutte quelle persone che si affannano e annaspano alla ricerca di una felicità effimera.

Non importa chi sei, cosa fai o dove vivi, l'amore ti troverà quando meno te l'aspetti.

E sarà una giornata indimenticabile.

I rotolini della discordia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora