Riley's POV
Il pranzo era stato ottimo, mi aveva fatto bene mangiare un po'.
Uscita dalla mensa, cercai di ricordare la strada per tornare al dormitorio di Gally. Fu abbastanza
facile nonostante l'enorme labirinto che quel posto mi ricordava.
Un Labirinto.
Mi fermai a metà del corridoio colta da un improvviso dolore alla testa. Sbattei le palpebre e mi
appoggia allo stipite della porta di uno dei dormitori, per non crollare a terra. Le gambe mi parvero
di gelatina.
Sbattei di nuovo gli occhi e la stanza intorno a me cambiò. Lo vidi un istante solamente, ma fui
sicura di ciò che mi apparve: un corridoio lugubre, semi illuminato dalla luce lunare, con le pareti
titaniche in pietra abbracciate dall'edera rampicante.
E un rumore, un lamento lontano mi fece venire i brividi.
Chiusi gli occhi e li strinsi forte per cacciare quell'immagine, poi sentii la voce di Gally e allora li
riaprii.
Il corridoio era sparito, ma il battito del mio cuore era accelerato spaventosamente.
Trovai Gally in camera sua che parlava a bassa voce, mi sporsi ma non c'era nessuno nella
stanza.
Volevo disperatamente che mi abbracciasse e mi consolasse, eppure il mio istinto mi diceva di
temporeggiare.
Esitai sulla soglia. Non era mia intenzione origliare (o forse sì), ma Gally sembrava davvero molto
strano.
«Davvero credi che lo farà?» diceva con gli occhi vitrei fissi al muro. Qualcuno doveva avergli
risposto, perché disse ancora: «Okay. Farò la mia parte, ho tutto sotto controllo.»
Mi ritrassi dalla porta non appena lo vidi voltarsi. Che voleva dire quel "Credi che lo farà?" A chi si
riferiva? Chi doveva fare cosa? E qual era esattamente la parte che doveva fare Gally? Morivo
dalla voglia di chiederglielo, non c'era nulla di sbagliato nel farlo dopotutto, ma di nuovo l'istinto mi
diceva di tenere il naso fuori da quella storia.
Così feci finta di essere appena arrivata e bussai. «Gally?»
Gally si accorse di me solo dopo che fui entrata nella stanza, sembrava tormentato dai pensieri
nell'istante in cui mi guardò.
«Che c'è?» I suoi occhi erano sottili e stanchi e anche annoiati forse, anche io non mi divertivo un
granché. Non c'era nulla da fare in quel posto.
Mi strinsi nelle spalle. «Volevo solo stare un po' con te. Qui non c'è niente da fare e tu sei l'unico di
cui mi fidi.» farfugliai quasi in imbarazzo mentre Gally sorrideva compiaciuto di qualcosa.
Si avvicinò a me per stringermi in un abbraccio, la mia testa sul suo petto. Era molto più alto di me,
perciò non potei fare a meno di sentirmi... protetta dal suo corpo. Mi parve di aver già sentito altre
volte quella sensazione, forse stavo con Gally già in passato.
Sentii la nausea per aver dimenticato i ricordi che avevo di lui.
«Sono contento che tu dica questo,» Gally sorrise tra i miei capelli. Mi baciò la testa con premura,
poi aggiunse, «perché sono davvero l'unico di cui tu possa fidarti.» a voce più bassa.
Newt's POV
Faceva un male cane stare a guardarli mentre facevano i piccioncini. Non era mia intenzione
sbirciarli dalla porta, ma passando avevo captato la voce di Riley, che era l'unica cosa rimasta della mia Riley e così mi ero fermato ad ascoltarla. Ma non perché volessi origliare, solo perché mi
mancava.
Per un attimo avevo provato il gusto di sentir rivolgere di nuovo a me quelle parole, poi si era
intromessa la voce gracchiante di Gally e il sogno si era frantumato ai miei piedi.
Capivo il motivo per cui lei stava con quella testa di caspio, una ragazza doveva solo perdere la
memoria per avvicinarsi a una persona del genere. Ma Gally? Per quale motivo fingeva di tenere a
Riley?
Sin dai tempi della Radura l'aveva disprezzata, le aveva fatto torti e l'aveva persino esiliata.
Era inconcepibile che ora provasse dei sentimenti per lei.
INCONCEPIBILE!
Non ci avrei creduto nemmeno se Minho lo avesse costretto a dire la verità sotto tortura.
Aveva in mente qualcosa, sicuramente.
Riley
Passai tutto il giorno insieme a Gally e non potei essere più felice. Iniziò a raccontarmi qualche
avvenimento del mio passato e fui contenta di ascoltarlo.
Alcune cose erano tristi, come le eruzioni solari che avevano distrutto la terra e ucciso migliaia di
persone. Altre invece ti davano speranza, ti aprivano gli occhi e ti mostravano un mondo buono,
dove le persone avevano messo cuore e anima in un progetto che li aveva salvati tutti.
«Proprio così.» disse Gally quando ripetei il concetto brevemente, ossia che ci avevano messi
all'interno di un Labirinto per proteggerci dalle eruzioni che avevano sterminato la Terra.
Era tutto chiaro adesso, il Labirinto che avevo visto quel pomeriggio in quel flashback doveva
essere lo stesso labirinto di cui parlava Gally. Solo che la sensazione che avevo provato, non era
stata di beata sicurezza. Tutt'altro, mi ero sentita terrorizzata. E quel lamento animalesco...
Doveva essere stato tutto frutto di un incubo, il mio inconscio aveva sovrapposto le mie angosce e
paure a un luogo dove in passato mi ero sentita felice.
«Come mai ho perso la memoria? Perché voi ricordate tutto e io no?» domandai di punto in
bianco.
Gally si schiarì la voce e si mosse sul letto per eliminare la distanza tra i nostri corpi. «Hai avuto un
trauma,» rivelò cautamente, le parole che uscivano a distanza di qualche secondo l'una dall'altra.
Mi tornò alla mente ciò che mi aveva detto Newt nella stanza bianca. Ero morta.
Strinsi la coperta del letto tra le dita e fissai Gally con gli occhi sbarrati. Lui mi prese la mano e per
un istante temetti che stesse per confermare le parole di Newt.
Invece disse: «hai visto tua madre morire davanti ai tuoi occhi. Era malata. La sua morte deve
averti fatto stare tanto male da farti desiderare di dimenticare tutto.»
Liberai un respiro, ero sollevata. Poi riflettei su ciò che aveva detto e mi resi conto di dover
sembrare triste. Il problema era che pur impegnandomi, non ci riuscivo, perché non ricordavo nulla
della donna che mi aveva messa al mondo.
«Come si chiamava?» chiesi sforzandomi di ricordare almeno un viso vagamente simile a quello
che poteva essere il volto di mia madre, così da poterlo associare a un nome.
Gally attese un istante stringendo le mie dita tra le sue. «Ava Paige.» rispose con tono piatto.
Il nome mi fu familiare, ma la mia mente associava solo brutte sensazioni al suo suono. «Mi voleva
bene?» approfondii allora per capire l'origine di quelle sensazioni. Mi sentivo arrabbiata senza
motivo adesso.
«Certo, era tua madre.» La voce di Gally era lineare e non dava alcun segno di mentire, seppur la
versione che stava raccontando, ancora non coincideva con quello che provavo.
«E io... le volevo bene? O in qualche modo l'avevo allontanata?»
Gally sospirò, arrendevole. Sembravo aver colto dritto nel segno. «Negli ultimi tempi, prima che
morisse, eri arrabbiata con lei perché ti aveva mentito.»
Strinsi gli occhi e accolsi quella nuova informazione. «A proposito di cosa mi aveva mentito?»
aggiunsi per incitare Gally a continuare.
Ma lui continuava a fare quelle pause come se dovesse ricordare lui stesso ciò che era accaduto.
Si alzò in piedi, lasciando me sul letto.
Mi diede le spalle.
«Su tua sorella. Ti ha sempre fatto credere di essere figlia unica, mentre in realtà avevi una sorella
di nome Rachel.»
Avevo una sorella?
«Rachel.» ripetei sottovoce. Quel nome fu come un taglio sul cuore, non appena mi sfiorò le labbra
il dolore mi raggelò. Era frustrante ricordare un nome, una sensazione legata ad esso, ma non
focalizzare il volto della persona.
Senza motivo, i miei occhi si inumidirono. «Perché mi sento così?» piagnucolai cercando gli occhi
verdi di Gally. «Perché mi sento come se volessi piangere?»
«Tu non ricordi nulla Riley, ma il tuo inconscio immagazzina tutto quanto, tutte le persone che hai
conosciuto, le esperienze che hai vissuto... perciò credo che ricordi anche il giorno in cui Rachel è
morta.»
Qualcosa si squarciò nel mio petto.
Il mare di emozioni che avevo provato in quell'istante e che mi avevano tramortita, era
destabilizzante.
E così, finii per essere messa in ginocchio.
«Io non me le ricordo.» dissi dopo un po' piangendo, le lacrime erano calde sulle gote. Avvertii una
sensazione di solitudine, di vuoto che mi fece girare la testa. «Non ho neppure il loro ricordo a
tenermi compagnia.» realizzai improvvisamente, scossa dai singhiozzi che frammentavano la mia
voce. Gally fu subito lì per consolarmi. Mi tirò a se, le lacrime che gli bagnavano la maglietta. Sul
suo petto continuai: «Signica che sono da sola.»
«Finché ci sarò io, non sarai mai sola.» sussurrò Gally al mio orecchio.
Newt
A mensa Chuck ci raggiunse al nostro tavolo piangendo. Ci disse, o almeno così capii tra un
singhiozzo e l'altro, che gli mancava la compagnia di Riley e che quel pomeriggio dopo che aveva
cercato di parlarle, lei lo aveva mandato via con sgarbo per stare con Gally.
Io strinsi i pugni per scaricare la rabbia ed evitare spargimenti di sangue. Le stava facendo il
lavaggio del cervello, stava manipolando la mente di Riley a suo piacimento e non la lasciava
avvicinare nemmeno da un ragazzino innocuo come Chuck.
A tavola, Tommy lo fece sedere tra lui e Teresa.
Minho cercò di farlo ridere raccontandogli qualche aneddoto della giornata che aveva passato
correndo nel bosco in cerca di risorse. Ma il ragazzino rimaneva li con le spalle ricurve e le braccia
incrociate a fissare il piatto di cibo ancora pieno.
«Perché non mi parla più, Thomas? È arrabbiata con me?» piagnucolò, le guance rosse e rigate
dalle lacrime.
Mi faceva una gran pena vederlo in quello stato. Dopo aver conosciuto Riley nella Radura, Chuck
era diventato un ragazzino solare con il sorriso sempre stampato sulle labbra, ma adesso il suo
sole era stato coperto dalle nuvole e non faceva che essere triste.
Thomas guardò tutti noi, uno ad uno, con la difficoltà nello sguardo, come se si aspettasse che gli
suggerissimo una risposta che Chuck fosse in grado di sopportare.
«Riley non è arrabbiata con te, Chuck. Capito?» fu Teresa a parlare, il suo tono era molto più
materno di quello che avrebbe potuto emulare Thomas.
La ragazza gli accarezzò le spalle ricurve e quello si tirò un po' su. Si sfregò gli occhi umidi e
chiese di nuovo: «Allora perché non vuole parlare con me?»
Senza esitazione, Teresa lo guardò negli occhi e rispose con la verità. «Perché non ricorda più chi
siamo. Il siero che ho creato per riportarla in vita...» fece una pausa, forse per cercare quelle
parole che semplificavano un concetto tanto complicato. «l'ha cambiata e le ha fatto dimenticare
tutta la sua vita.» Teresa cercò una reazione negli occhi immobili del ragazzino. «Non parla più con
nessuno di noi.»
Quell'ultima frase mi scosse. Forse non lo aveva fatto di proposito, ma il tono con cui Teresa lo
disse fece sembrare quel fatto qualcosa a cui bisognava arrendersi senza provare.
Io non avrei rinunciato a Riley, non una seconda volta, non finché era viva e stava con una
persona che la odiava e che probabilmente tramava contro tutti loro.
La cercai al solito tavolo, dove Gally mangiava insieme a un altro paio di ragazzi.
Ma Riley non c'era.
«Parlerà con me.» borbottai prima di alzarmi in piedi di scatto.
Minho cercò di fermarmi afferrandomi per l'avambraccio. «Che intenzioni hai?» Strinse gli occhi,
studiando il mio volto. Anche se non c'era nulla da studiare, lasciai che le emozioni che provavo mi
dipingessero il volto, non mi importava di nasconderle.
«Solo parlarle. Non farò nulla di stupido.»
Thomas si intromise, alzandosi. «Per esperienza personale, so che lo farai.»
«Già e poi tocca a me sistemare tutto,» brontolò Minho sbuffando e lasciandomi qualche pacca
sulla spalla. «perciò fagio, tu resti.»
Mi infuria con loro, perché volevano impedirmi di parlarle? Alzai la voce senza volerlo e sbattei il
pugno sul tavolo.
Chuck sussultò per lo spavento. Dovevo sembrare totalmente rincaspiato, ma non riuscivo a
calmare la rabbia che mi infuocava il petto.
«Voi non potete comandarmi di fare nulla dopo tutti i guai in cui vi siete cacciati! Lasciami Minho,
adesso ho entrambe le gambe sane, perciò posso tirarti il doppio dei calci se mi fai arrabbiare.»
«Vuoi mettertelo in quella testa bacata che così non risolverai nulla? Costringerla a parlare con te,
non la aiuterà a ricordare!» urlò Minho.
«E come si risolveranno le cose eh? Stando seduti qui su queste caspio di panchine a ingozzarci?
Tommy credevo che almeno tu tenessi a Riley.»
Thomas aprì la bocca per parlare, gli occhi mesti e angosciati non riuscirono a reggere i miei. «Ci
tengo, ma Newt non so cosa fare.» ammise rassegnato.
«Aiutami. Parliamole, insieme.»
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The Maze Runner - Il risveglio
FanfictionATTENZIONE: Questo libro è stato creato da -Dream-Er- io l'ho soltanto continuato (dal capitolo 9 in poi) con il permesso della scrittrice, visto che lei ha avuto il blocco dello scrittore e non ha voluto continuare. È il sequel di Maze Runner-Stat...