Capitolo 2: Castelli di sabbia

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Vi ricordate quando eravate bambini e pregavate i vostri genitori perchè vi aiutassero a costruire un castello di sabbia? C'era tutta una tecnica precisa per far sì che il castello uscisse fuori dal mio piccolo secchiello rosso, e per quanto mio padre insistesse nel spiegarmi come si faceva ad ottenere quella piccola "magia", non riuscivo comunque a seguire i suoi consigli. Per fare un buon castello di sabbia bisogna prendere una sabbia che sia umida, ne troppo bagnata ne troppo asciutta, bisogna poi bagnare per bene il secchiello e cercare di riempirlo quanta basta, mai troppo pieno altrimenti straborderà, e mai troppo vuoto altrimenti il castello si distruggerà in pochi secondi. Ecco, io credo che costruire castelli di sabbia sia un po' come vivere, da un lato devi metterci tanto impegno se vuoi che le cose vadano come lei hai sempre sognare, dall'altro lato però devi anche saperti fermare perchè se riempi il castello della tua vita fino all'orlo finirà per traboccare e tu perderai tutto ciò che ti sei costruita, specie se hai usato della sabbia troppo bagnata.
La mia vita era un po' così, ci avevo messo dentro così tanto illusioni e così tanti sogni che mi preservavo aspettando il momento giusto per realizzarli tutti. Mai un bacio, mai una sigaretta, mai un'amicizia sbagliata, mai una risposta sgarbata, mai una follia fatta con una persona a cui volevo bene e mai una regola infranta. Una famiglia perfetta, un' amicizia perfetta. Era tutto perfetto. Poi ad un tratto qualcosa fece track e il mio castello di sabbia crollò.

Era una domenica mattina, mi svegliai nella penombra della mia camera e scorsi mia madre seduta sul mio letto che se ne stava lì a guardarmi come fossi qualcosa di prezioso. Lo vedi l'amore negli occhi di una madre, lo senti dal timbro della sua voce, da come muove le mani scostandoti i capelli dal viso.
---Mamma, cosa c'è? Cosa ci fai qui?
-Guardavo la mia bambina dormire - sussurrò lasciando che una lacrima scivolasse sul quel viso ancora giovane
-Cosa è successo mamma? -
-Tuo padre se n'è andato... abbiamo deciso di divorziare -
Eccolo qui il mio castello che crolla.
Quella mattina corsi via dalla mia scuola, la 5B poteva resistere un giorno in più senza di me, d'altronde nessuno avrebbe notato la mia mancanza. Salii sulla mia vespa azzurra e tenni il telefono sotto l'orecchio sperando che lui mi rispondesse. Dopo tre chiamate ancora nulla, riposi il telefono nella tasca posteriore del mio giubbotto di pelle e accelerai verso casa sua sperando che non fosse già salito nel pullman che portava in Università. Sfreccia davanti alla fermata dell'autobus e mi voltai indietro in una retromarcia pazza e lo vidi, tolsi il casco velocemente e con il fiato corto incrocia quel ragazzo dagli occhi verdi.
-Stefano - sussurrai guardandolo
-Chiara, cosa ci fai qui? - mi chiese lui guardandomi preoccupato
-Sali e basta - gli dissi accennando al motorino. Lui di fece spostate, indossò il casco e mi disse di stringermi a lui.
-Dove ti porto? -
-Portami al mare - dissi.

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