TWO

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-Finirai per farti male, Jeff!-.
-Può darsi, ma per farmi male dovrei cadere.. Ed io sono il più grande acrobata del mondo!-. Il ragazzino scoppiò in una fragorosa risata, mentre continuava imperterrito a saltare da un sasso all'altro, sul letto dei fiume.
-Seh, certo...- farfugliò Liu, intrecciando le braccia sul petto.
All'epoca avevano rispettivamente otto ed undici anni; Jeff, il più piccolo, era un bambino davvero pieno di energia, mentre il fratello maggiore era sempre stato molto più pacato e riflessivo. Uno moro, l'altro castano; uno amante del pericolo, l'altro fin troppo preoccupato per le conseguenze che potrebbe generare qualunque azione.
Eppure, nonostante le evidenti differenze, i due fratelli erano cresciuti insieme; legati come due alberi che intrecciano i propri rami alzandosi verso il cielo.
-La mamma ci starà aspettando!-.
-E allora?-. Jeff afferrò un sasso rotondo e lo gettò nell'acqua.
-Allora dovremmo andare- rispose l'altro -Vuoi farla arrabbiare un'altra volta?-.
Il sole splendeva alto nel cielo, e l'aria era calda e ferma. Il moro fece un ultimo salto, e quasi finì per cadere nell'acqua quando la suola delle sue scarpe scivolò su una macchia di muschio.
Liu dapprima spalancò gli occhi con preoccupazione, poi si fece una risata che poco riusciva a celare il suo nervosismo. -Visto, idiota? Te l'ho detto che è pericoloso-.
-Ma non sono caduto- ribatté l'altro, ridendo ancora. -Facciamo a gara a chi arriva prima a casa?-.

....

-Liu! Mi senti o no?-.
Il ragazzo aprì gli occhi di colpo.
-Liu! Andiamo, svegliati!-.
Si voltò verso la sveglia, e vide che erano già le nove e mezza. Si stropicciò gli occhi più volte, prima di riuscire a mettere a fuoco la stanza. Un disastro come al solito: panni sporchi gettati ovunque, cassetti aperti, e mamma che sbatteva i pugni contro alla porta.
-Mamma... Si... Sono sveglio- farfugliò.
-Sei rimasto addormentato un'altra volta... La tua stanza l'hai pulita?-.
-Ehm... No. Ma la pulisco adesso-.
-Alzati, dai- insistette la donna. Tacque per diversi secondi, in piedi dietro alla porta chiusa; poi, alla fine, aggiunse: -Devi cercare di reagire, capito? Alzati. Fai colazione. Prendi le pasticche. Poi mettiti a pulire la tua camera-.
Liu strinse i pugni, seduto sul letto con lo sguardo fisso a terra. -Ok- disse soltanto. Avrebbe voluto dire molto altro, ma non riuscì a pronunciare niente più di quel breve suono.
Attese immobile, finché non sentì i passi della madre che scendeva giù dalle scale fino a giungere al piano di sotto. Sollevò entrambe le mani e le avvolse sulla sua testa, come volesse schiacciarla, togliere tutto ciò che di orribile vi era imprigionato e liberarsi di quel continuo senso di oppressione e disagio. Anche quella notte, come innumerevoli altre notti, aveva sognato suo fratello.
Quando erano bambini andavano spesso a giocare al fiume, quello oltre il parco, piuttosto vicino a casa. Passavano lì anche intere giornate, soprattutto d'estate quando vi si rifugiavano per sfuggire al caldo asfissiante della città.
I ricordi che aveva di quel fiume erano probabilmente i più belli di tutti; i più sereni, i più spensierati ed infantili. Jeff non faceva altro che mettersi in pericolo in ogni situazione, e toccava a lui starci attendo ed impedirgli di fare cose stupide; ma, seppur non l'avesse mai ammesso, lui amava farlo. Amava essere il fratello maggiore.
Sospirò pesantemente. Una voragine di sconforto si aprì nel suo petto quando realizzò ancora una volta di aver perso suo fratello per sempre. Non sapeva dove fosse, nessuno lo sapeva; e soprattutto, non aveva neppure la certezza che fosse ancora vivo.
"Quante probabilità ci sono che Jeff sia vivo? Uh?" aveva detto un giorno papà "Parliamoci chiaro, è inutile continuare a far finta di niente. Quando se n'è andato era gravemente ferito e completamente fuori di sé. Mi fa malissimo dirlo ma... Non credo sia vivo, ecco".
Mamma quel giorno piangeva come una fontana. " Magari è stato aiutato! Perché devi essere per forza così pessimista, eh? Magari qualcuno l'ha aiutato".
"Se qualcuno l'avesse aiutato avrebbe come minimo chiamato la polizia, notando in che modo era ridotto il .... Il suo volto. E inoltre... Ultimamente se ne sentono di tutti i colori, in zona.... Stanno sparendo ragazzini e anche adulti... C'è un killer, l'hanno detto alla TV".
" Fanculo tu e la tua TV. Mio figlio .. Deve essere vivo".
" Un ragazzo solo e ferito che si aggira in una città dove, tra l'altro, c'è un killer a piede libero. Quante possibilità pensi possa avere?".
Solo a quel punto era intervenuto nel discorso anche Liu. "Non sappiamo niente... Inutile parlarne".
" Tu non vuoi mai parlare di niente, Liu. Ma se tuo fratello è ancora vivo ha bisogno di aiuto, ed io voglio trovarlo" aveva risposto mamma.
A ripensarci adesso a quella discussione gli venne da piangere. Era passato quasi un anno dalla fuga di Jeff, e niente si era più saputo di lui; neanche la polizia era riuscita a trovare anche solo una singola traccia.
Nulla.
Sparito come un fantasma.
L'ipotesi più probabile, seppur fosse anche quella più dolorosa, era che Jeff si fosse suicidato quella stessa notte e che il suo corpo non fosse mai stato ritrovato semplicemente perché si trovava in un luogo difficilmente raggiungibile. Magari un bosco, il fondo di un dirupo, un edificio abbandonato.
Perché una persona sfregiata in quel modo non può passare inosservata; se fosse stato visto anche solo da una singola persona, l'informazione si sarebbe di certo espansa in tutto il vicinato. Senza contare che la faccenda della famiglia Woods era ormai praticamente sulla bocca di tutta la regione.
Tuttavia... Nessuno in famiglia era arreso all'idea che Jeff fosse morto; neanche papà, che faceva finta di niente ma si chiudeva in bagno a piangere almeno un paio di volte al mese.
Finché non ci fossero state prove schiaccianti, la speranza nei loro cuori non si sarebbe mai spenta. Mai.
Liu si portò una mano alla faccia per asciugare le lacrime, e si alzò in piedi. Adesso doveva pulire la stanza, punto; basta pensieri, basta lacrime. Doveva darsi una mossa ed impegnarsi a migliorare la sua situazione, per quanto possibile.
Afferrò un mucchio di panni sporchi e li gettò nel cestone in bagno; poi diede una rapida occhiata allo specchio.

"Ovunque tu sia, Jeff... Ti prego, torna a casa"

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