TWENTY THREE

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La donna si lasciò cadere con le ginocchia a terra, portando le mani al volto come volesse nascondere quel pianto disperato.
Tremava, si dimenava come se il suo corpo fosse avvolto dalle fiamme.
Nonostante il suo forte rifiuto per ciò che Jeff era diventato, non poteva fare a meno di soffrire al pensiero che sarebbe stato sbattuto in prigione.
Ma aveva ferito Liu, forse in modo letale; che altro avrebbe dovuto fare, si disse?
Aveva ormai accettato sul malgrado di aver perso Jeff, di aver perduto il suo secondogenito diversi anni prima. Lo aveva considerato morto la sera stessa in cui era impazzito; e adesso, adesso non avrebbe mai accettato di perdere anche Liu.
Il killer restò immobile a guardala per diversi secondi, con il volto pallido rigato dalle lacrime che inondavano i suoi occhi. Teneva le braccia molle lungo i fianchi e le spalle ricurve, come se fosse arreso alla vita.
Non tentò di far nulla, eppure avrebbe avuto il tempo di reagire.
-..Mamma..- mormorò.
La donna sentì il suo cuore spezzarsi nell'udire quella parola pronunciata dalla bocca di suo figlio.
Ma lo odiava; non poteva cedere adesso, non poteva lasciarsi travolgere da quei sentimenti che aveva deciso di ripudiare.
Un'ambulanza frenò bruscamente di fronte al palazzo, nello stesso momento in cui un gruppo di quattro poliziotti fece irruzione dell'appartamento. Salirono le scale rapidamente, con le pistole saldamente strette in pugno, a passarono affianco alla donna che rannicchiata su se stessa piangeva a dirotto.
-Jeffrey Alan Woods- sbraitò uno degli uomini in divisa, varcando la soglia per primo seguito poi dagli altri tre.
-Faccia a terra e mani dietro alla testa!-.
Il ragazzo lanciò uno sguardo al suo amato fratello, seduto sul pavimento con le mani premute sull'addome ed un'espressione di dolore impressa sul volto. Lo osservò per alcuni secondi, con le labbra strette e la mente in subbuglio.
Forse in altre occasioni avrebbe disperatamente tentato la fuga, ma si disse che niente ormai aveva più senso per lui.
Aveva fatto del male a Liu, aveva tentato di ucciderlo per la seconda volta.
Che razza di fratello farebbe mai una cosa del genere?
Non oppose alcun tipo di resistenza; con le pistole puntate addosso, il moro si distese lentamente a terra e piegò le braccia dietro alla nuca.
-..Jeff..- mormorò il castano, tentando di alzarsi in piedi.  Una tremenda fitta di dolore lo costrinse subito dopo ad accasciarsi nuovamente al suolo.
Uno dei poliziotti bloccò i polsi di Jeff con un paio di manette, mentre gli altri tre lo accerchiarono abbassando finalmente le armi.
-La dichiaro in arresto per pluri omicidio doloso. Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà o farà, potrà essere usata contro di lei-.
Jeff premeva la guancia contro al pavimento, con lo sguardo immobile in un punto indefinito. Riusciva a malapena ad udire quelle voci, soffocato com'era da un dolore emotivo che ne incasinava totalmente i pensieri.
-Ha diritto ad un avvocato, se non può permetterselo gliene verrà affidato uno d'ufficio-.
Il killer venne costretto ad alzarsi con una serie di violenti strattoni.
-Ha compreso questi diritti così come le sono stati letti?-.
Il suo sguardo si posò ancora su Liu, che questa volta lo ricambiò tristemente. Anche lui stava piangendo, ma era del tutto inerme di fronte a quella situazione.
-Ha compreso i suoi diritti?- ripeté un secondo agente, alzando il tono della voce.
A quel punto Jeff lasciò cadere mollemente la testa, spostando lo sguardo al suolo. -..Sì- mormorò, con un filo di voce.
-Aspettate! Lui non voleva farlo!- riuscì a gridare Liu, appena prima che una coppia di soccorritori lo raggiunsero con preoccupazione.
-È ferito? Mantenga la calma, andrà tutto bene-.
Ma Liu neanche ascoltò quelle parole; continuava a tentare di alzarsi, nonostante i soccorritori continuassero ad impedirglielo.
-Jeff!- gridò a squarciagola, mentre con disperazione vedeva i poliziotti trascinare via il killer, che pareva non volersi opporre in nessun modo ai loro ordini.
Si era arreso al suo destino.
Pareva quasi che non gli importasse.
-Lasciate stare mio fratello!- gridò ancora, scoppiando in un pianto disperato.
-Una fiala di tranquillante, presto!-.
Il braccio sinistro del castano fu bloccato saldamente, ed un ago penetrò rapidamente la sua pelle.
-Lasciatemi!- continuò a gridare, fino a che pochi attimi dopo la sua vista non iniziò ad appannarsi.
-Lasc...iatemi..-.
Si sentì afferrare da un paio di mani e distendere a terra, ma non era più in grado di distinguere l'ambiente attorno a lui o le sagome delle persone che adesso gli stavano parlando.
-Deve essere trasportato subito in ospedale! Presto!-.
La mamma si reggeva in piedi a stento; aveva incrociato lo sguardo di Jeff appena prima che fosse condotto giù dalle scale, ed aveva visto un immenso vuoto in quegli occhi che in fin dei conti erano ancora quelli di suo figlio.
-Liu .. Starà bene?- mormorò poi, osservando i soccorritori che nel frattempo lo stavano spostando sul lettino.
-Deve allontanarsi signora, ci faccia lavorare!-.
Quel giorno, ogni speranza di un futuro migliore di ruppe in tanti piccoli pezzi, come uno specchio colpito violentemente da un pugno.
Non vi sarebbe più stato un futuro felice per Jeff, che aveva perso la sua libertà per sempre.
Né per Liu, che aveva visto infrangersi il sogno di riavere suo fratello accanto.
Né per la mamma, che aveva perso per la seconda volta Jeff ed aveva probabilmente spezzato in modo irrecuperabile il suo legame con Liu.
Quanto a papà... Avrebbe trovato ancora una volta la sua famiglia in pezzi, non appena sarebbe rientrato dal lavoro.
Fu come se gli eventi passati si fossero ripetuti, solo in modo diverso.
E l'oscurità che stavano scacciando con tanta fatica, si era abbattuta nuovamente sulle loro misere esistenze. 

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