5. Lo psicologo

207 9 0
                                    


Louis

Un fruscio di coperte, lo scricchiolio del letto, un tonfo sulle assi del parquet,  poi le persiane della finestra vennero spalancate. La luce, seppur tenue dell'alba, mi investì in pieno. Sobbalzai.
"Ma che cazzo fai?" fu l'urlo che mi uscì dalla bocca, mentre mi coprivo gli occhi con la mano.
"E' ora di alzarsi, Louis."
Ci misi un po' a realizzare che la voce ironica e divertita che mi aveva risposto era quella di Harry; il suo tono era lontano anni luce da quello piagnucoloso e inespressivo a cui mi ero abituato. 
Afferrai il cellulare da sotto il cuscino, scoprii che erano le sette e mezza.
"Ma porca troia, è prestissimo!" 
"Ti ricordo che io devo andarci a piedi a scuola..." 
Attraverso le palpebre socchiuse, lo vidi alzarsi dal letto.
Cazzo.
Era praticamente nudo: le spalle larghe, sghembe; il torace ampio, liscissimo, su cui tintinnavano diverse collane; il torso lungo, davvero troppo rispetto al resto del corpo; la pelle bianca e tesa degli addominali, le ossa del bacino tremendamente sporgenti, appena un accenno di peluria chiara al di sopra dell'elastico dei boxer.
Quei neri, dannati, strettissimi boxer. Ebbi l'impulso di alzarmi e strapparglieli di dosso.
Invece affondai la testa nel cuscino e inspirai profondamente.
Che mi stava succedendo? Adesso mi mettevo a fare pensieri sporchi su quel moccioso? Che poi, a parte l'antipatia che provavo per lui, era mio cugino cazzo! Come poteva anche solo venirmi in mente una cosa del genere?

"Living easy, living free...season ticket on a one way ride..."*

Sobbalzai di nuovo. Ora si metteva pure a cantare!

"Don't be reason, don't be rhyme.."

La voce bassa e roca, il timbro raschiato a concludere ogni parola, l'accento insopportabilmente inglese, mi colpivano alla testa come un martello.

"I'm on the highway to hell, highway to hell"

Sbuffai nervosamente e mi sollevai.
"VUOI FARLA FINITA?" 
Lui era di spalle, di fronte alle ante spalancate dell'armadio. Si voltò appena verso di me, scosse la testa, la abbassò, si passò una mano tra i capelli e sistemò il ciuffo che gli scendeva sulla fronte. Poi risollevò lo sguardo.
E il mio cuore perse un battito.
"Scusa" sussurrò tra le labbra, tirate in un sorriso ammiccante.
Infilò di nuovo la testa dentro l'armadio, dandomi le spalle; poi si abbassò a cercare qualcosa sul fondo.
E questo proprio non avrebbe dovuto farlo.
I boxer aderentissimi lasciarono intravedere in ogni singolo dettaglio le natiche piene, tonde e perfette.
Mi ritrovai a chiedermi come sarebbe stato sbatterlo al muro e infilarmi in quel suo bel culetto da bambino.
Sentii un principio di erezione premermi sulla coscia e scattai in piedi.
"Ah, ti sei deciso ad alzarti" mi apostrofò, riemergendo dall'armadio con una maglietta appoggiata sulla spalla.
Cercai con tutte le forze di evitare il suo sguardo, e anche di nascondere la protuberanza nei miei pantaloni.
Dovevo uscire da lì.
"Fanculo Styles!" ringhiai.
Lui rise. "Ti piacerebbe!"
Lo ignorai e mi catapultai in bagno.


Harry

La campanella della terza ora suonò, il caos generale si diffuse nel corridoio, mentre gli alunni chiudevano freneticamente gli armadietti, ripetevano le ultime lezioni, e correvano per arrivare in classe.
Io invece mi infilai nel corridoio al primo piano, quello dei laboratori, sperando di rifugiarmi al più presto in bagno.
Odiavo la matematica, non potevo fare  ameno di saltare quella lezione.
Quando le porte di tutte le aule furono chiuse uscii allo scoperto. Camminavo velocemente, pregando di non essere notato, ma un lamento indistinto mi costrinse a fermarmi.
Mi voltai.
Accanto alla porta di uno stanzino c'era Liam; teneva in mano uno dei suoi libri, stracciato, completamente ricoperto di caffè.
Avrei tanto desiderato ignorarlo e continuare per la mia strada, ma era in uno stato così pietoso che neanche un cuore di pietra si sarebbe rifiutato di aiutarlo.
"Che ci fai qui?" sputai.
Lui sollevò lo sguardo, la sua bocca si aprì in una smorfia sorpresa quando realizzò chi ero.
"Dovevo recuperare il mio libro" lo sollevò per mostrarmelo, quasi fosse un trofeo.
Io glielo tolsi dalle mani con un colpo brusco. "E' stato Zayn?"
"Veramente è stato tuo cugino" precisò, senza staccare gli occhi dalle pagine zuppe e strappate.
Sbuffai, lo soppesai ancora un po' tra le mani e poi lo gettai nel cestino alle mie spalle.
Sentivo lo sguardo indagatore di Liam osservarmi, quasi fossi io quello bisognoso d'aiuto, quello che era stato appena umiliato in pubblico, senza avere nemmeno il coraggio di reagire.
"Non hai caricato il video in rete" decretò dopo qualche secondo.
E non era una domanda. Io sollevai le spalle e ripresi a camminare. Non mi andava di parlarne.
Ma lui mi seguì come un cagnolino.
"A quest'ora Louis non sarebbe stato così tranquillo, se l'avessi fatto" continuò imperterrito. Come se delle sue deduzioni e dei suoi ragionamenti potesse importarmene qualcosa!
"Non è ancora detto che non lo farò" esclamai esasperato, allungando il passo.
"Io penso che non lo farai."
"In ogni caso in qualche modo lo userò."
Lui mi guardò, scettico e "Quando hai la prima seduta dallo psicologo, Harry?" chiese ironicamente, "Perché parlare di questo disturbo sociopatico vendicativo potrebbe aiutarti."
Lo osservai per un attimo, colpito. Liam Payne aveva appena fatto una battuta. Ed incredibilmente, io stavo sorridendo!
Dopo quello che gli avevo detto la sera prima, dopo il modo in cui l'avevo trattato, perché diavolo lui era ancora lì, al mio fianco, con quel sorriso gentile stampato in faccia, disposto ad affrontare le mie manie psicotiche?
Questo qui è una specie di santo pensai, senza sapere se la cosa mi facesse effettivamente piacere.
"Ci vado oggi pomeriggio" risposi più cordialmente. "Credo che sarà una perdita di tempo. Ma Jay ha insistito tanto."
"Secondo me ti farà bene. E magari non mi urlerai più in faccia come ieri."
Scoppiai a ridere. Ma quando vidi il suo sguardo deluso e mortificato, capii che quella non era una battuta.
Mi schiarii la gola e "Mi spiace per quello che ti ho detto" bofonchiai.
E nel dirlo, scoprii che mi dispiaceva davvero.
Le sue labbra mi concessero un piccolo sorriso.
"A me no" affermò, convinto. "So che alcune delle cose che hai detto sono vere. E' solo...il modo in cui le hai dette mi ha..." 
"Ok, ok!" lo interruppi subito, imbarazzato. Non ne volevo sapere dei sui problemi esistenziali ."Smettila con questi sentimentalismi, ti ho chiesto scusa!"
Liam scoppiò a ridere, ma si fermò quasi subito, portandosi una mano al labbro dolorante.
Quel gesto mi fece ricordare che fino al giorno prima quasi non riusciva a camminare.
"Come vanno le costole?"
Si passò una mano sulla pancia. "Non male, sicuramente non sono incrinate. E il tuo taglio?"
Scostai i capelli che mi coprivano metà fronte quasi con fierezza per mostrare il graffio alla tempia.
"Direi apposto."
Arrivammo finalmente in bagno.
"Sai Harry" la voce di Liam si era rifatta seria."Forse dovresti cancellare quel video."
Sbuffai sonoramente. "Non preoccuparti, non metterò in mezzo il tuo caro Zayn."
"Cosa vuoi fare allora?"
Mi appoggiai al muro, alzai gli occhi al cielo.
"Ancora non lo so precisamente" sfilai il cellulare dalla tasca, aprii la posta elettronica. "Intanto iniziamo così..."
Liam si accucciò vicino a me, per vedere meglio lo schermo.
Quando capì cosa stavo facendo sgranò gli occhi.
"Harry, vuoi farlo sul serio?"
Io sorrisi, premetti il tasto invio.
"Direi proprio di sì."


A kind of brothers?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora