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Harry

"Harry? Harry svegliati!"
Sembrava facile a dirsi, ma allora perché non riuscivo ad aprire gli occhi?
"Harry! E' il tuo telefono!"
La voce impastata di Liam era vicina al mio orecchio.
Solo in quel momento mi accorsi del vibrare continuo del cellulare sul comodino. Mi sollevai, da dovunque fossi disteso -sul pavimento, sì decisamente sul pavimento- e un dolore lancinante alla spalla mi mozzò il fiato.
"Che cavolo!" sbottai, massaggiandomi le ossa.
Me le sentivo a pezzi. Liam si protese dal letto e con una smorfia sofferente afferrò il telefono.
Me lo lanciò e quello cadde a terra. I miei riflessi non erano certo dei migliori di prima mattina; dopo la dose di botte della sera prima, erano anche peggio.
Ma comunque il cellulare continuò a vibrare. Era Jay.
Sbuffai. Rifiutai la chiamata.

Mi guardai intorno. La camera di Liam era bella, ampia, verniciata di bianco e azzurro chiaro, tanti bei quadri alle pareti, una marea di libri sulle mensole.
Io ero seduto a terra, di fianco al letto, un lenzuolo e un cuscino adagiati sul tappeto mi avevano fatto da materasso.
Liam aveva insistito tanto, la sera prima, perché dormissi nel letto con lui.
"E' a una piazza e mezzo. E non ci proverò con te, te lo assicuro" mi aveva rassicurato, anche se su questo non avevo mai avuto dubbi. Era ridotto male, peggio di me, non aveva la forza nemmeno per respirare, figuriamoci per pensare al mio bel culetto.
Ma comunque non avevo accettato.

Mi sollevai a fatica dal pavimento e mi rinchiusi in bagno.
Passai davanti allo specchio e mi sorpresi di ritrovare solo il labbro inferiore leggermente gonfio, e un graffio sopra l'occhio destro.
Louis faceva tanto lo spavaldo, ma alla fine era lui a picchiare come una checca.
La stessa cosa non si poteva dire di Zayn e dei suoi amici; avevano fatto il culo a Liam, dedicando a me solo qualche calcio.
Mi sentivo quasi in colpa per aver portato Payne con me la sera prima. Quasi.
Dopotutto mi era stato utile, anche se alla fine avevo dovuto guidare io per riportarci a casa; ma senza di lui, dove avrei passato la notte? 
Quindi no, non ero pentito di averlo trascinato lì con me, di averlo fatto pestare ben bene.

Ritornai in stanza. Lui era lì, disteso sul letto, il petto a sollevarsi a fatica, lo sguardo perso fuori dalla finestra.
Mi avvicinai, gli sedetti accanto.
"Come stai?" 
Lui sospirò. "Peggio delle altre volte ,stranamente."
Notai che l'occhio era più gonfio rispetto alla sera prima, e sul labbro c'era ancora un accenno di sangue raggrumato.
Per il resto sembrava apposto, ma sono sicuro che se si fosse tolto la maglia, l'avrei pensata diversamente.
"Dove ti fa male?" 
Strano che mi interessasse davvero saperlo. Mi stavo forse affezionando?
"Tutto" ripose stancamente. "Ma soprattutto qui" si toccò le costole.
Un moto di pietà, simile a quello provato il giorno prima, mi portò a sfiorare per un attimo quel punto.
Lui sussultò. Io ritrassi subito la mano.
"Forse è meglio se ti fai controllare, potrebbero essere incrinate, o cose del genere" bofonchiai.
Liam sbuffò. "Dal medico con mia madre non ci vado."
Lo guardai per un attimo, indeciso. Stavo per offrirmi di accompagnarlo, dopotutto era colpa mia se era ridotto in quello stato.
Invece mi alzai e "Mi sa che è meglio che vada. Se mi becca qui..." borbottai, a disagio.
"Già. Impazzisce quando vede un ragazzo in camera mia."
Rimasi lì impalato per un po', prima di "Allora... grazie" sussurrare, trascinandomi fuori dalla stanza. 



Louis

Qualcuno bussò alla porta per l'ennesima volta, mentre Zayn preparava una cartina sulla scrivania.
Alzai gli occhi al cielo.
"Ma che palle! In questa casa non si può stare in pace" sbottai, facendo scattare la serratura.
Aprii la porta di qualche millimetro, appena necessario per riconoscere il faccino di Fizzy dall'altra parte.
"C'è mamma al telefono, vuole parlare con te" mi comunicò in un soffio.
"Te l'avevo detto che non rispondere al cellulare non avrebbe funzionato" commentò Zayn alle mie spalle.
Sbuffai. "Dille che non ci sono."
"Ma Lou..." si lamentò la piccola, prima che le sbattessi la porta in faccia.
Mi buttai sul letto. Cercai di non guardare il mio riflesso nelle specchio sul comodino.
Il livido sul mento iniziava a diventare troppo scuro ed evidente per i miei gusti.
"Ti stai ancora disperando per il tuo bel faccino?"
Zayn si avvicinò, io lo ignorai.
"Se più bello così, fidati" mi sussurrò sedendosi accanto a me. "Troppa perfezione stanca, sai" mi passò un dito sul viso.
Mi sollevai, feci per baciarlo...
E un altro colpo alla porta ci fece sobbalzare.
"Casa tua è un inferno, Tomlinson."
Mi alzai di scatto. "Giuro che le ammazzo" gridai, prima di aprire la porta.
Di fronte a me c'era Lottie, il telefono in una mano, l'altra sul fianco, lo sguardo accigliato.
"Sì mamma, è qui, te lo passo!" esclamò, guardandomi male, per poi scaraventarmi il telefono in faccia.
"Piccola stronza!" sibilai.
Poi risposi, mentre Zayn ridacchiava alle mie spalle.
"Mà?"
Un fiume di parole arrivò inarrestabile dalla cornetta, costringendomi quasi ad allontanarla.
Sai dov'è Harry? Perché non è tornato a casa?! Non risponde al cellulare! Le gemelle sono ancora da zia Sarah? Felicitie ha fatto i compiti? Ti prego esci a cercare Harry!
Un'accozzaglia di lamenti insopportabile.
"Ok, ok!" sbottai, alzando gli occhi al cielo, "Esco, lo cerco e porto anche Felicitie e Lottie dalla zia, ok?"
"No tesoro non c'è bisogno."
"Oh c'è bisogno eccome" le fece eco Zayn, che si era avvicinato abbastanza da sentire le sue urla dal telefono.
Io gli sorrisi, complice.
"Non ti preoccupare" conclusi. "Lo troveremo."
Riattaccai e poi mi affacciai in corridoio.
"Voi due" urlai, "Preparatevi, si va dalla zia!"
Lottie uscì dalla sua stanza. "Siamo capaci di stare a casa da sole" affermò, risoluta.
Le passai accanto, dandole un colpetto in testa. "E' un ordine della mamma."
Zayn mi seguì giù per le scale.
"Hai davvero intenzione di andare a cercare Harry?" chiese, sorpreso.
Alzai gli occhi a cielo. "Certo che no. Voglio solo liberarmi delle mie sorelle. Così poi torneremo qui da soli."
Lui sorrise, mi gettò una pacca sul sedere e nascose lo spinello in tasca.
"Almeno questo non andrà sprecato."



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