NESSUNA SENSAZIONE.

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<<Una volta ho dovuto accompagnare Kyla, una ragazza con cui uscivo prima di frequentare te, a fare shopping. Furono due lunghissime ore di shopping. Due ore lunghissime di "mi sta bene?" oppure "ti piace?">> -imitò una voce femminile- <<due ore lunghissime ad annuire, e come se non bastasse... ho dovuto pagarle tutto e portarle anche tutte le buste>> bevve della birra scuotendo la testa divertito.
Repressi una risata, sorseggiando dalla mia bottiglietta di vetro.
<<Per curiosità, ricordi quante buste fossero?>>.
Ci pensò per un po' poggiando i gomiti sulla giacca che aveva messo sull'erba, <<penso di averne portate sei>>.
Mi stesi accanto a lui ridendo, <<è davvero un bel numero di buste>>.
<<Considerando tutto quello che contenevano>> -sbuffò scherzosamente- <<direi proprio di si>>.
Gli sorrisi divertita e alzai gli occhi verso il cielo stellato.
Fui rapita dalla stella polare che brillava in tutta la sua unica bellezza. Tra tutti quei puntini che luccicavano al di sopra delle nostre teste, c'erano altre miliardi di stelle luminose ma non lo erano abbastanza da superare quella polare, o almeno ad occhio nudo.
Mi ricordavano un po' me.
Cercavo di far brillare la mia vita. Di far brillare me stessa, ma c'era qualcuno a rendermi impossibile brillare come desideravo.
Distolsi l'attenzione da quei pensieri -che avrebbero potuto influenzare la fine della serata- e sentii una goccia cadermi in faccia.
Improvvisamente si scatenò la pioggia su di noi.
Ci alzammo di fretta, prendendo la giacca che avevamo steso sull'erba mettendola sulle nostre teste per ripararci.
<<Accidenti, non ci voleva proprio>>, Chad mi strinse un braccio attorno alla vita, sorreggendo la sua parte della giacca con l'altra mano, e iniziammo a correre sotto l'albero più vicino.
<<Non credi che sia meglio andare in macchina?>>, dissi cercando di staccare le ciocche di capelli bagnati dal viso.
<<Preferirei che si calmasse un po'>>, accennò con un gesto la strada che ci divideva dal parcheggio.
Non distanziava molto da noi ma vedendo qualcuno che tentava di andare verso la propria auto, tornando indietro subito dopo -per colpa dell'improvviso temporale che si stava scatenando- era meglio restare dove eravamo.
<<Abbiamo scansato la pioggia ieri pomeriggio, non potevamo riuscirci una seconda volta>>, dissi divertita per far sparire la preoccupazione dell'espressione di Chad e lasciandogli prendere l'altra parte della giacca.
Mi poggiai con la schiena all'albero per la stanchezza causata dai tacchi e mi massaggiai il polpaccio lasciandomi uscire un sospiro di sollievo.
Chad rise mettendosi davanti a me, intrappolandomi con il suo corpo sorreggendo ancora la giacca sulla testa, <<almeno questa volta non ti sei lamentata delle scarpe bagnate neanche scherzando>>.
<<No, però mi sto per lamentare per questa>>, dissi in tono scherzoso mostrando la pochette bagnata su cui passai le mani togliendo delle goccioline.
Rise scuotendo la testa e mordendosi il labbro inferiore mentre i suoi occhi dolci si inchiodarono ai miei. Occhi che in quel momento avevano assunto una tonalità grigiastra che lo rendevano ancora più affascinante.
Abbassai lo sguardo con leggero imbarazzo sull'erba bagnata che venne coperta, dopo una frazione di secondo, da quella che avevamo trasformata in una sorte di ombrello. Due dita si posarono sotto al mio mento, riportandomi nei suoi occhi.
Eravamo così vicini da confondere i nostri respiri. I nostri occhi che, pur vicini, si rincorrevano.
Chad decise di azzerare quella distanza, unendo le nostre labbra in un casto bacio.
Non ero mai stata baciata in modo così dolce e delicato.
Gli unici baci che avevo conosciuto, erano violenti e dati con costrizione per zittire i miei singhiozzi.
E la costrizione con cui ricambiavo i baci da parte di Daniel, che in realtà avrebbero dovuto essere amichevoli e affettuosi, somigliava a quella che stavo provando con Chad... con la differenza che non stessi provando paura o disgusto.
Stavo provando qualcosa di peggio.
Provavo niente.
Avrei dovuto avere il respiro corto per le palpitazioni date dall'urgente bisogno di toccare le sue labbra, che mi avrebbero fatto provare la famosa sensazione delle farfalle che svolazzavano nello stomaco. La voglia di avvolgergli le mani attorno al collo per tenerlo più vicino possibile a me e soprattutto... avere il coraggio di iniziare ad amarlo.
Ci staccammo e Chad mi fece un enorme sorriso, tenendomi ancora il mento, al quale cercai di ricambiare nel modo più credibile continuando a tenere quel contatto di occhi mentre mi sentivo leggermente in confusione.
In quel ragazzo che mi aveva incantata al primo sguardo a quella maledetta festa, che mi faceva ridere di gusto, che mi aveva portata a cena in un ristorante con una vista panoramica pazzesca e in seguito mi aveva baciata -dolcemente, sotto la pioggia come se fossimo in un film romantico- trovavo quasi tutte le caratteristiche che cercavo in una persona ma... perché non riuscivo a provare nessuna emozione?
<<Terra chiama Vanessa>>, Chad rise accarezzandomi gli zigomi con i pollici.
Sfuggii ai suoi occhi ridendo, <<perdonami ma...>>, mi fermai dal dire una stupidata e spostai l'attenzione sull'acquazzone che era ormai diventato una leggera pioggerella.
<<Ha smesso di piovere, andiamo via?>>, strinsi la pochette con imbarazzo.
<<Si, certo>>, cambiò radicalmente espressione chinandosi per raccogliere la giacca e, in seguito, ci incamminammo verso la macchina.
Sembrava essere rimasto deluso da quella frase che avevo interrotto. Forse pensava riguardasse l'accaduto di pochi minuti prima e forse cambiando discorso, gli avevo fatto intuire che per me la serata fosse finita.
<<Chad?>>, lo richiamai con aria di scuse e velocizzando il passo per stargli accanto.
<<Si?>>, rallentò per prendere le chiavi della macchina dalla tasca premendo su un tastino che innalzò le sicure.
Lo bloccai per un braccio prima che tirasse la portiera per entrare.
<<Io ti devo delle scuse>>.
<<Per cosa?>>, incrociò le braccia con la giacca tra di esse.
<<Per come mi sono comportata dopo... il bacio>>, balbettai per colpa del nervosismo e dell'imbarazzo prima di pronunciare in modo deciso l'ultima parola. <<Non avrei dovuto chiederti...>>, venni interrotta dalla sua voce.
<<Non hai nessuna colpa, sono stato io a volerti baciare>> - abbassò gli occhi sulle sue scarpe - <<e lo capirò se non vorrai frequentarmi più>>.
Avrei voluto dirgli che non volevo frequentarmi con lui per paura di illuderlo e di farlo soffrire, perché non riuscivo a vederlo più di un amico ma dovevo tenermelo vicino a qualsiasi costo. E probabilmente... con il tempo e con un approfondimento sulla nostra conoscenza, avrei iniziato a sentire qualche sensazione, ricambiando Chad come davvero meritava.
<<Certo che voglio continuare a frequentarti>>.
<<Sul serio?>>, si formò un sorriso su quel viso che un secondo prima aveva un'espressione affranta.
<<Sul serio>>, lasciai il braccio accarezzandolo e avvicinandomi al suo corpo. <<Quando mi hai baciata sono stata presa alla sprovvista. Per questo non sapevo cosa dire>>, risi coprendomi la faccia con le mani.
<<Perdonami>> -avvolse le mani attorno ai miei polsi scoprendomi il viso- <<la prossima volta ti avviserò>>.
<<Ed io... la prossima volta ti dirò tutto, tranne di riportami a casa>> avvicinai le mie labbra alle sue.
<<Va bene>> mi stampò un bacio e andammo in macchina.
Tirai la cintura e l'allacciai, guardando l'ora segnata sullo schermo.
Avevamo fatto davvero tardi e non mi sembrava il caso di mandare messaggi alle ragazze.
Mi rassegnai quindi, all'idea di dover tornare a casa e di dover fare molta attenzione ad ogni movimento che avrei fatto per evitare che Daniel si potesse svegliare.
Nel frattempo, sentii gli occhi secchi e la testa che girava.

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