Bologna è una regola

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[ciao a tutti amici, volevo solo dirvi prima che iniziate a leggere questa esima storia, che anche se i personaggi citati esistono davvero, tutto ciò che scrivo è frutto di fantasia e non ha nessun collegamento con la realtà.
detto ciò sappiate che di critiche accetto solo quelle costruttive e se, eventualmente, trovaste errori di battitura, ditemelo che correggerò subito.

inoltre ogni capitolo sarà  ispirato a una canzone, che vi scriverò alla fine.
buona lettura.
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è agosto e fa tanto, tantissimo caldo e Bologna rimane sempre la stessa, Piazza Maggiore rimane il solito forno per turisti che fotografano in modo compulsivo la basilica o che tengono costantemente il naso puntato verso l'altro, come se le vere attrazioni non fossero tutti i monumenti e le strade ma bensì il cielo e le sue poche nuvole presenti alle tre di pomeriggio, che si muovono piano, probabilmente mosse dall'aria prodotta dal passare delle macchine oppure dai fumi dei ristoranti che stanno producendo quantità enormi di lasagne e tortellini, nonostante sia estate e forse sarebbe più comodo mangiare qualcosa di meno pesante, che poi a pensarci, poveri cuochi.
Anche volendo sarebbe impossibile ricordarsi tante facce di quelle che girano sotto casa sua, perché la metà di tutta la gente che adesso che è in coda per salire sulle torri domani se ne sarà già andata, e rimarranno solo i soliti dieci vecchi amici al bar vicino a casa, ma solo per poche ore, perché dopo arriverà un'altra onda di turisti, e così via fino a metà settembre più o meno, quando i tuoi soliti quattro amici stronzi tornano dai loro viaggi megalomani in un qualche posto tropicale pieno di figa e drink superalcolici.
Ecco diciamo pure che per Albi sarebbe molto più bello essere in compagnia di qualcuno, invece che restare lì abbandonato ai suoi pensieri più profondi e ai suoi dubbi più reconditi, perché non è facile scoprire che una persona vera al tuo fianco non c'è mai stata, e che tu in realtà dell'amore non conosci nulla, se non qualche stralcio di semi-realtà che riuscivi a cogliere nei film rosa che tua madre e le tue amiche del liceo ti costringevano e vedere, e tu dovevi pure consolarle perché si emozionavano davanti alla finzione di quell'amore così perfetto e ammirabile, mentre tu rimanevi lì seduto, con una birra in mano, a cercare di capire come fosse possibile essere innamorati di qualcuno come i protagonisti di quel film dicevano di essere, così intensamente e profondamente, anche se, ammettendolo a sé stessi, sembrava essere proprio bello innamorarsi;
puntualmente a distrarlo dai suoi soliti pensieri fatalisti,tipo che sarebbe rimasto solo per sempre e cose simili, arriva un messaggio dall'altro Alberto, così Albi è solito chiamare Bebo, che annuncia all'amico storico l'arrivo di un suo conoscente, cresciuto a Bologna, ma che era andato a Milano per studiare all'università e che adesso voleva ritornare in "patria" per fare una reunion con i suoi vecchi amici di liceo, e dato che questo tizio era molto caro a Bebo, voleva presentarglielo, perchè, a detta sua, sarebbero andati subito d'accordo, 'siete uguali vez', testuali parole.
l'espressione che aveva assunto non doveva essere delle migliori, nè tantomeno delle più convinte, poichè il solo pensiero di conoscere persone nuove al dì fuori dei soliti due amici che conosce da minimo quindici anni lo mette terribilmente in soggezione, non sa come bisognerebbe comportarsi, magari risulta troppo espansivo, oppure al contrario troppo timido e quindi nessuno lo considererebbe più, e lui al momento si sente terribilmente solo e ha bisogno di conoscere altra gente, di rivoluzionare quel mucchio di ossa rotte, cenere e polvere che è diventata la sua vita, checcè ne dicano Bebo e tutti i suoi altri amici.
tutto questo flusso di pensieri contorti viene interrotto dalla voce quasi scocciata,ma comunque comprensiva dell'amico, che gli chiede se si possono incontrare all'Europa cinema verso le sei. Risponde con un sì della testa, che però, si rende conto dopo, Bebo non potrà mai vedere dall'altra parte della cornetta, e si da dello stupido mentre pronuncia un incerto 'ok', saluta bonariamente il suo interlocutore e preme il pulsante rosso nella parte bassa dello schermo dello smartphone.
guarda l'orologio, sono le tre e trenta, ce la può fare, dovrebbe sistemarsi i capelli, lavarsi la faccia per cercare di spazzare via quelle occhiaie così dannatamente viola e profonde, mettersi qualcosa di decente, perchè ammettiamolo, ok che questo tizio è amico di Bebo Guidetti, ma non vuole di certo apparire come un barbone la prima volta che vede una persona, che per di più non mette piede a Bologna da anni e anni, direi quindi che una t-shirt bianca normale andrà più che bene, sommata a due o tre caffè espressi, fatti con la moka di nonna, per risollevare le sue povere membra che sembrano composte prevalentemente da budino e colla di pesce più che da ossa, muscoli e pelle, magari farsi una doccia;
sono le sei meno un quarto e Albi decide di iniziare a uscire dal suo appartamento, dato che casa sua non è troppo vicina al pratello e di certo non vuole arrivare in ritardo,nè tantomeno dover correre per le vie di Bologna.
quando prende le chiavi di casa gli tremano un po' le mani, ma decide di non pensarci e di scendere le scale, aprire il portone e immettersi nella frenesia della città, cercando di non fare caso a certi sguardi che si sente addosso, non sa se stanno guardando la voglia che ha sul collo oppure cos'altro, non vuole dare attenzione a tutte le ragazze che sicuramente staranno notando il modo in cui piega il collo leggermente all'indietro, quando ascolta una musica che lo prende particolarmente e inizia a immaginare a come si potrebbe suonare, oppure a quanto sarebbe figo mettere su un gruppo, perchè ora come ora suona solo in casa sua, e i vicini stanno per denunciarlo perchè a volte tiene il volume del basso e degli amplificatori troppo alto e giustamente tutti si lamentano, che palle.
arriva al pratello che forse è un po' agitato, lo ammette, non sa cosa aspettarsi ed è tanto che non incontra nuova gente.
vede Bebo in lontananza ed è quasi tentato di urlare per salutarlo da lontano, ma poi ci pensa bene ed evidentemente non è la scelta più consona e sensata, così decide di aspettare una volta che sarà più vicino, se non fosse che appena riesce a intravedere i visi lì presenti, ne nota subito uno nuovo.
non è troppo alto, ha i capelli di un biondo strano, non sa se sono biondi oppure castani chiari, formano tanti riccioli di forma diversa che cadono disordinati sulla sua fronte, sembra quasi un funghetto.
sotto quei capelli che adesso stanno fluttuando grazie all'improvvisa comparsa di un leggero vento, si vedono due occhi azzurri, oppure verdi, o grigi, non lo sa nemmeno lui, che sembrano essere stanchi e anche un po' svampiti, che vagano per i cornicioni dei palazzi di quella via che evidentemente non vedeva da un bel po', e sorride come sorriderebbe un bambino davanti a un sacchetto di dolci, ogni tanto caccia una risata divertita, mentre tutte le persone attorno a lui parlano con delle sigarette tra le labbra e sembrano essere divertiti pure loro, non sa se dallo sconosciuto che sta lì come un deficiente ad osservare tutto, pure il piccione che adesso vola sopra le loro teste, oppure dal fatto che stanno osservando un poster enorme attaccato fuori dal cinema, bho, forse fa ridere sul serio.
fatto sta che quando si ritrova alle spalle di Bebo, quest'ultimo si gira e con un grande sorriso annuncia con un sonoro 'uè Lodo questo è l'altro Alberto, Albi per tutti noi comuni mortali'.
Lodo, che bel nome, così orecchiabile e altisonante, quasi divertente e a tratti buffo, eppure nella sua testa è un nome bellissimo, che si addice perfettamente all'espressione che adesso ha dipinta sul volto, di sorpresa e felicità, mentre pronuncia un fomentato 'ehi ciao!' con una voce ammaliante, come quando ti svegli la mattina con la voce roca e strana perché la sera prima non hai bevuto l'acqua e adesso la tua bocca sembra un deserto, ma la sua voce è comunque una delle più belle mai sentite, ed è come se ogni sillaba pronunciata da lui diventasse istantaneamente più bella e scorrevole, quasi come ti scivolasse nelle orecchie e ti rendesse anche le parole più terribili una melodia, e si chiede come sarebbe se Lodo cantasse.
poi si ferma un secondo a riflettere sull'espressione da ebete che sente di avere dipinta in faccia e fa una considerazione che forse forse un po' lo spiazza, pensa al fatto che Lodo è un ragazzo, e che a lui i ragazzi non sono mai piaciuti, ma è come se il biondo che ora si trova davanti sia la persona che tanto aveva atteso e sperato di trovare.
e questo fa molta più paura del previsto.

Luca Carboni - Bologna è una regola

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