la casa di Bebo è strana, è accogliente ma è quasi spoglia, evidentemente ama il bianco, oppure odia i soprammobili, non importa.
sta ancora pensando al tizio che ieri pomeriggio ha incontrato al pratello, che scassa cazzo che deve essere, quel sorrisino veramente ebete, e uno sguardo perso, gli pare si chiami Alberto, ma non ne è troppo sicuro.
Fatto sta che adesso che sta steso sul letto, dovrebbe uscire e continua a pensare a quel ragazzo magro e non tanto alto, anche mentre scende dal letto, prende giacca e avvisa Bebo che sta uscendo, continua a vedere sul viso della nuova conoscenza un'espressione strana, un lieve rossore sulle guance, che disagio quel ragazzo.
Adesso probabilmente sta ridendo anche ad alta voce, ma non può fare a meno di pensare a lui qualche anno prima, quando si era preso una cotta per un suo compagno di corso e la sua mente era implosa, eliminando qualsiasi informazione fosse stata contenuta in precedenza.
Adesso lui sta bene con sè stesso, ma comunque non può fare a meno di intenerirsi davanti a quel ragazzo che palesemente è sotto tutta trenitalia per i suoi riccioli, e forse è per questo che continua a restargli in testa;
adesso che il sole delle quattro gli bacia la faccia, sta andando a rivedere dopo tanto tempo quelli che erano i suoi migliori amici ai tempi del liceo, Francesco e Enrico.
l'ultimo gli avevano detto che si era fidanzato, e, a dirla tutta, era molto curioso.
Arriva davanti a quella che era la loro vecchia scuola e vede Francesco che è cambiato tantissimo: adesso ha un po' di barba, degli zigomi pronunciati, però di altezza è rimasto uguale, e la sua risata è sempre fastidiosa e rumorosa come lo era cinque anni prima, ah, e non ha la ragazza, come cinque anni prima.
Enrico invece è sempre la stessa persona, ha i capelli corti e una faccia squadrata, con un sorriso da scemo, solo che lui oggi non è da solo, è con Michelle, la loro vecchia amica, topa di laboratorio e maniaca di musica elettronica, che da giovane era un po' una bellezza incompresa, ma che ora è davvero bella, ha i cappelli lunghi scuri, poco mossi e lucidi, due occhi scuri, e adesso sta avvinghiata a Enrico come fanno i rapaci.
Lodo non resiste al correrle incontro e sollevarla in un abbraccio storto e rumoroso, mentre da dietro si sente Enrico che urla un indistinto 'uè Lodo con calma eh', ma non lo ascolta, non vede Mimì da troppo tempo e un po' gli è mancata la sua scricciola preferita.
Tra abbracci strani e risate imbarazzanti il tempo passa e Checco inizia ad armeggiare con il telefono, scrivendo spesso e chiudendo subito la schermata.
Pochi minuti dopo si capisce il perché di tutta questa frenesia, Checco infatti annuncia che di lì a poco si sarebbe unito anche un'altro loro amico, dato che poi sarebbero dovuti entrambi andare a suonare a casa di Enrico la stessa sera.
A Lodo un po' scoccia questa cosa, infondo voleva solo rivedere i suoi amici in pace, però in effetti nota che ne potrebbe approfittare, magari imbucarsi a casa insieme a loro e passare una serata a suonare.
mica male.
poi due minuti dopo Checco si sente chiamare da dietro, si gira e corre incontro ad Albi che è messo in condizioni decisamente pessime: ha il basso su una spalla, uno zaino strapieno sull'altra, il computer in mano e le chiavi di casa, il telefono e una barretta ai cereali nell'altra.
saluta Checco e gli lancia addosso una serie di fogli tutti stropicciati e sbuffa un sonoro 'eccoti le parti', e Checco inizia a ridere perché effettivamente è molto buffo vedere il suo amico così, sudaticcio e esausto dalla corsa che si è dovuto fare per ritornare a casa a prendere le parti che Checco gli aveva chiesto di portargli appena lui aveva messo piede per strada.
e Lodo ha una faccia stranita quando vede il ragazzo avvicinarsi, sorridente e accaldato che si trascina dietro lo strumento, non si immaginava suonasse.
poi vorrebbe scoppiargli a ridere in faccia, dato che nota subito la sua espressione cambiare non appena lo vede, e tentare di sembrare meno impacciato, magari più accettabile e meno cazzone, dato che ha bevuto una birra prima di uscire e col caldo ha fatto un brutto effetto.
questa volta però Lodo ne vuole approfittare, e così comincia a guardarlo ogni volta che si gira dall'altra parte, e comincia a grattarsi il collo e a scompigliarsi i capelli per il caldo, tentando in tutti i modi di scatenare nel ragazzo la reazione più esasperata possibile.
Alberto sta impazzendo, si sente come durante il suo orale di maturità, e non sa se scappare o buttarsi a terra e piangere, forse per paura o per la consapevolezza che Lodo lo sta facendo solo per deriderlo, esattamente come facevano alle medie, quando tutti lo accusavano di essere gay e lui manco sapeva cosa volesse dire, solo perché il primo giorno di scuola dopo tutta l'estate che non vedeva Checco lo aveva abbracciato istintivamente, per cui tutti, eccetto Francesco ovviamente, si erano allontanati da lui e lo avevano lasciato da solo con i suoi dubbi e le sue domande, e il suo ormai unico amico era il solo che riusciva a capirlo e a consolarlo, cercando di fargli capire che non c'era davvero niente di male, semplicemente, se davvero fosse stato così, a lui piaceva una cosa e ad altri un'altra, tutto qua.
vorrebbe solamente picchiare quella faccia da schiaffi bionda che si ritrova davanti, ma rimane fermo e calmo, come se lo volesse sfidare a vedere chi resiste di più in questo gioco infame di sguardi.
Sente che nella sua mente gli sta dando del frocio del cazzo e vorrebbe solo sparire tra le braccia di Checco come facevano da ragazzi, eppure ora il suo più caro amico sta ridendo e scherzando serenamente con quel ricciolino del cazzo e non lo può sopportare.
che schifo.
per fortuna quella conversazione viene troncata abbastanza velocemente, dirigendosi verso il piccolo appartamento di Enrico.
durante la strada Albi nota che Lodo si è aggregato, ma ha fatto un patto con sè stesso, e vuole ignorarlo, nonostante la sua voce sia poco ignorabile;
La casa di Enrico è carinissima, ha un divano bordeaux bellissimo, su cui Checco si siede subito e inizia a tamburellare con le mani, mentre Albi tira fuori il basso e controlla sia accordato, mentre con la coda dell'occhio spia Lodo che si sta avvicinando a Mimì con due birre e gliene porge una, mentre poi si accomoda placidamente sul divano, fissando Alberto che adesso è seduto a terra in pantaloncini e maglietta, i capelli sopra gli occhi mentre si china sul manico e aspetta che Enrico si accomodi con il tastierino accanto a Michelle che adesso imbraccia un ukulele e osserva tutti con uno sguardo allucinato, bene, Albi e Checco sono gli unici ancora completamente sobri.
minchia non reggono un cazzo sti qua.Federica Abbate - mi contraddico
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canzone contro la paura
Fanficma non ti sembra un miracolo che in mezzo a questo dolore e in tutto questo rumore a volte basta una canzone anche una stupida canzone solo una stupida canzone a ricordarti chi sei