Capitolo 3

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Gli occhiali da sole, invenzione pazzesca, lenti scure, nascondiglio perfetto di ciò che siamo e che non riusciamo comunque a nascondere... gli occhi, perché qualsiasi cosa fingiamo di essere loro ci tradiscono sempre. Lì siamo noi. Senza filtri, finzioni o quel che diavolo vogliamo tentare di essere. E invece un bel paio di occhiali scuri e sei al sicuro. Nessuno vede. Ricordo che la mia insegnante di latino e greco al ginnasio ci disse che gli sceicchi arabi non trattavano mai gli affari senza indossare gli occhiali scuri. L'interlocutore non poteva scorgere cosi i loro veri pensieri, chi fossero davvero. Ma del resto anche i grandi giocatori di poker usano lo stesso escamotage per bleffare indisturbati... Geniale, si, gli occhiali scuri sono una trovata geniale.

Ed io mi ero nascosta lì, dietro i miei di occhiali scuri. E chi m'ammazza?

L'ombrellone in prima fila mi consentiva di controllare i bambini che giocavano, lei con il suo mini Club e lui che giocava in acqua con qualche ragazzino sotto gli occhi dell'animatore e del bagnino... era un posto magnifico e forse cosi potevo svuotare la mia testa da pensieri dolorosi, che assolutamente andavano soppressi. Era un luogo silenzioso, ma di un silenzio tranquillo, che profumava di serenità; tutti parlavano sommessamente per non disturbare nessuno, i clienti stranieri del resto non amavano la confusione e il chiasso, anche i bambini giocavano con grazia sul bagnasciuga.

Avevo chiuso gli occhi, rilassata. Forse avrei anche potuto meditare, fissando quel punto infinito sopra l'orizzonte azzurro davanti a me e liberare la mia anima, alleggerirla, farla volare.

Un rumore improvviso e una imprecazione ad un tono più alto della norma.

- Oh damn! –

Mi volto nella direzione della voce appena udita. Voce che avevo anche riconosciuto... non riesco a trattenere un sorriso, anche una risatina sommessa. Come potrei non farlo. L'americano si è ribaltato sedendosi sul lettino... peccato che l'ombrellone sia accanto al mio. Perché ricordatevi che piove sempre sul bagnato. Ci mancava anche l'ombrellone vicino al mio... lo dico io Dannazione adesso!

Mi guarda imbarazzato, risponde al mio sorriso con un sorriso dolce mentre i suoi occhi parlano, si scusano innocenti. Io abbasso i miei non più nascosti dalle lenti scure e sicure.

Povero caro...si è anche versato addosso la pinta di caffè lungo, che chissà come si fa a chiamare caffè, che si era portato in spiaggia. Vorrei dire qualcosa ma... il silenzio mi risulta più semplice, più sicuro. Che vuol dire, mi dispiace, forse si è fatto anche male, spero non si sia ustionato con il caffè, ma vedrai che qualche fanciulla avvenente correrà in suo aiuto.

Il fratello lo raggiunge e scoppia a ridere.

- Sei proprio un idiota! Ma cosa diavolo... anche il caffè! Sei senza speranza! – gli dice, continuando a ridere senza ritegno.

- Vado a cambiarmi – risponde lui, togliendosi la camicia che indossava sui boxer da mare.

Dio dovevi per forza farmi assistere a questo spettacolo? Il suo corpo è scolpito come solo Michelangelo avrebbe potuto fare, perfetto in ogni centimetro, ogni muscolo, ogni segno che sapientemente decora quella pelle fantastica.

Oh! Sveglia scema! Che diavolo guardi? Girati, scompari!

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Oh! Sveglia scema! Che diavolo guardi? Girati, scompari!

Mi giro, non scompaio, ma ingoio. Me stessa e quello sprazzo di vita che ho visto. Quello che a me non è più riservato. Beata colei che potrà guardare e desiderare, beata lei che potrà godere di tanta bellezza. Io no. Io no. Chiudo gli occhi e sento che si allontana mentre il fratello gli chiede di portargli in spiaggia la consolle portatile. Tutti uguali i ragazzi. In qualsiasi angolo del pianeta alla fine sono tutti uguali.

E' stato velocissimo. Non saranno passati che quindici minuti... e si ripresenta in spiaggia tutto bagnato e con un costume pulito.

- Il mio Armani non si smacchierà mai da quel caffè, che diavolo! – dice piano al fratello.

- Pace, ne prenderai uno nuovo.-

- Amo quello, mi piace.-

- Solo perché te lo aveva regalato lei. Forse è meglio se sarai costretto a buttarlo via, non credi? –

- Stronzo... lo so che lei non ti è mai piaciuta!-

- No, infatti, mi trattava come un mentecatto e trattava cosi anche te. Ma tu sei troppo rincoglionito per rendertene conto anche adesso che ti ha rimpiazzato con qualcun altro, quello che l'ha finalmente sistemata per tutta la vita.-

- Era incinta...-

- Appunto, che donna! , sta con te e si fa mettere incinta da un altro... io ce l'avrei la definizione giusta per lei, ma non ti piacerebbe e qui c'è gente.-

- Sei sicuro di avere diciassette anni tu? – dice infine guardando il fratello- a volte mi fai paura. –

- E tu invece a volte mi fai pena. Potresti avere tutto il meglio. Prenditelo, cazzo! Di donne che ti amerebbero per quello che sei, scemo come sei, ce ne sono di certo, magari ti stanno sedute vicino e tu pensi ancora a Allie. Sarai stupido fratello? – replica il ragazzo.

- E' proprio questo che intendevo quando dico che mi fai paura...sembri papà, o peggio, la nonna...- conclude ridendo.

Loro non sanno che ho ascoltato, che ho compreso le loro parole.

Improvvisamente penso che forse pure lui è lì per dimenticare qualcosa, qualcuno. E credo che, costume a parte, ha buone possibilità di riuscirci in fondo. Lui ha tempo. Io no. 

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