Capitolo 28

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Mi risvegliai stretta in un abbraccio caldo, il suo respiro tranquillo mi scaldava il collo e nei miei occhi si specchiava la neve che cadeva dolcemente nel giardino di casa Hogue.

Era una specie di oasi di pace, nella quale sentivo che nulla poteva farmi del male. Lui era con me, vicino. Il suo corpo nudo avvolgeva il mio sotto calde coperte e il mondo di fuori sembrava lontanissimo. Come ero arrivata qui? Dopo anni di sofferenze e solitudine come ero arrivata a tutto questo? Ma soprattutto sarebbe durata? Io di certo volevo che durasse... e lui aveva detto "per sempre" solo qualche ora prima. Ma io sapevo che nulla dura per sempre, potevo evitare di pensarci, ma sapevo che era così.

Cercai di sciogliermi da suo abbraccio, mi serviva il bagno e mi sembrava di avere anche una gran fame. Avrei fatto una doccia e avrei preparato la colazione. Mi mossi piano e gli lasciai un bacio delicato su quelle labbra perfette e quando mi allontanai da lui percepii la mancanza, come fosse l'aria a mancarmi. Era l'amore che provavo a farmi tremare così? Forse...

Quando arrivai in cucina la madre di Christian aveva preparato la colazione per un mezzo esercito. Mi sorrise serena.

- Dormito bene? –mi chiese – spero tu abbia fame perché ho preparato tutte le cose che mi sono venute in mente- concluse ridendo.

- Lo vedo- risposi ridendo anch'io – e si. Ho una gran fame, sarà il freddo...-

- O il bambino – continuò lei – quando ero incinta di Christian avevo una fame tale che avrei divorato un toro corredato di tutto, corna e zoccoli compresi, e lui cresceva tantissimo e mi divorava tutte le energie, pensa che quando è nato pesava quasi cinque chili ed era lungo quasi sessanta centimetri. Un colosso, bello e dolce. –

- Come adesso quindi... -

- Già, come adesso... lui è pazzo di te sai... si vede così bene, anche perché lui è incapace di simulare o di nascondere quel che prova. E' così come lo vedi, nel bene e nel male -.

- Lo so. E' uno dei motivi per cui lo amo, malgrado sia davvero spaventata... da quello che ci aspetta, non per il bambino, ma perché ho paura che Christian non sia pronto- .

- Lui vuole questo figlio. Si vede chiaramente- .

- Le confesso che ha fatto di tutto pur di far succedere tutto questo...-

- Allora non preoccuparti. Lui vuole te e suo figlio. E si vede anche come sia legato ai tuoi figli. Quando Josh me ne parlava mi sembrava quasi inverosimile, non per Christian, lui ama senza mezze misure, ma che fosse pronto a tutto questo... ho pensato che tu dovevi essere una persona straordinaria, e anche i tuoi figli, per aver fatto innamorare così mio figlio-.

Intanto mi aveva riempito una tazza di caffè che profumava di cannella e servito una fetta di torta di carote ancora calda. Mi riempii gli occhi prima dello stomaco.

- Fate colazione senza di me? – lo sentii arrivare dietro di me e abbracciarmi stretta- ti cercavo al mio fianco e ti scopro a chiacchierare con mia madre? Devi prenderti cura del tuo uomo Evel... e tu sai di cosa parlo...- prese a sussurrarmi all'orecchio, per non farsi sentire dalla madre, che invece, secondo me, aveva sentito benissimo, a giudicare dal suo sorriso. Mi voltai e lo baciai. Era il mio uomo meraviglioso... e voleva me. Che diavolo stavo facendo? Perché non ero in camera con lui e con lui stretto tra le gambe? Questa immagine di me mi fece arrossire e lui capì a cosa stavo pensando e mi sorrise malizioso.

- Sei bellissima quando arrossisci, perché so a cosa stai pensando...- disse e continuò a baciarmi senza pensare al posto ed alla compagnia.

- Prendi qualcosa anche tu- disse la madre servendogli il caffè ed un enorme piatto di pancake fumanti.

Il bambino americano che era in lui non resistette e io non nascosi il mio sorriso.

- Il mio amore affamato...- gli sussurrai all'orecchio e poi gli leccai le labbra dolci dello sciroppo d'acero di cui aveva abbondantemente ricoperto i pancake.

- Ho una fame diversa io- rispose – e credimi la soddisferò molto presto -.

- Volete venire a fare un giro in città prima di pranzo? – chiese la madre.

- Perchè no?- dissi- svegliati i bambini si può fare- .

- Si... ma prima io ho bisogno delle tue cure ... - mi sussurrò Chris, sfiorando quella zona sensibile tra collo ed orecchio – io ti voglio ora...-

Quasi mi trascinò in camera e chiuse la porta dietro di sé. La brama nel suo sguardo non mi lasciava spazio a dubbi. Si tolse la maglia che indossava, i pantaloni della tuta scivolavano sui suoi fianchi in un modo che avrebbero tolto il fiato a chiunque. Ed io infatti non respiravo... mi abbracciò di slancio e sollevò la mia maglia lasciandomi completamente nuda.

- Mi piace sempre questa sorpresa – disse sorridendo.

Mi prese tra le braccia sollevandomi, il mio corpo ardeva in contrasto con il mondo innevato fuori di casa e quando mi ritrovai sul letto coperta dal suo corpo non capivo chi bruciasse di più.

Mi ricoprì di baci, succhiando i miei seni, carezzando ogni centimetro di me e poi si alzò piano e si spogliò anche lui totalmente. Sembrava un dio... magnifico e perfetto e mi balenò l'idea che in me stava crescendo qualcosa che lo avrebbe ricordato molto... sorrisi e il mio desiderio di lui mi innondò... tornò a baciarmi la bocca e poi guardandomi negli occhi lo sentii dentro di me e mi travolse. Piano, potente e forte mi trafisse il corpo e mi scosse il cuore... ogni affondo si prendeva qualcosa di me e i suoi occhi si gloriavano di questo possesso.

- Sei mia... Evel, sei mia – sussurrava.

Ed al suo ennesimo sussurro esplose in me un orgasmo che coinvolse ogni fibra del mio corpo, mentre lui mi raggiungeva ad occhi chiusi, il suo corpo inarcato indietro e le mani strette sui miei fianchi... e quando li riaprì vidi uno squarcio di paradiso nei suoi occhi.

Forse era anche questa la felicità. 

 

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