Capitolo 26

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Christian

Si...si... era positivo ! era incinta! , Evel era incinta e lo era di mio figlio! Diavolo quanto ero felice! Mi sembrava di volare! La mia famiglia intorno a me si stava chiedendo certamente cosa mi stava succedendo, urlavo come un forsennato e la tenevo in braccio, in alto, sollevata con il ventre all'altezza del mio viso. Vicino a mio figlio... E quando la rimisi con i piedi a terra sembrava confusa ma non lasciava i miei occhi...

- Cosa sta succedendo? – chiese mia nonna e subito le fece eco mia madre chiedendomi se andava tutto bene.

- Oh si che va tutto bene! – risposi senza lasciare gli occhi di Evel – stiamo per avere un bambino... va tutto bene, benissimo- .

Un attimo di silenzio assoluto ci inghiottì, ma io ed Evel non ci lasciammo neanche in quell'istante. Eravamo noi, vicini, uno dell'altra come mai prima di allora.

Poi un improvviso scoppio di voci, sorrisi e risate e auguri e complimenti e pacche sulle spalle e abbracci e tutto quello che affetto può produrre. Ma i miei occhi erano solo per lei, per lei che dolce sembrava in balia di un uragano e che si agganciava al mio sguardo, la sua salvezza.

E finalmente riuscii a riprendermela, a stringerla a me.

- Sono felice – le dissi – potrei volare! Non vedo l'ora di restare da solo con te, per farti sentire quanto sono felice...-

- Spero tu non abbia mai paura di quello che ci succederà-

- Non ne avrò e neanche tu- replicai.

La mia famiglia ci circondava come in un ideale abbraccio, i bambini sorridevano e insieme a Josh si erano già lanciati nella scelta del possibile nome, per un maschio e per una femmina.

Mia nonna mi si avvicinò con le lacrime agli occhi, mi sciolsi dall'abbraccio di Evel per lasciarmi prendere da lei, come fossi tornato bambino.

- Sono certa che sarai un ottimo padre e un ottimo compagno per Evel. Rendila felice e stalle sempre vicino. Mi sembra un tantino persa in questo momento...- finì la frase quasi sussurrando.

- Credo che la velocità con cui ci sono successe tante cose la confonda un tantino, e teme che sia tutto una specie di sogno -.

- E tu dimostrale che è tutto vero. Dalle la sicurezza di cui ha bisogno. Sono certa che in cambio lei ti darà molto di più, un figlio prima di tutto. Quando lo terrai tra le braccia la prima volta capirai qual'é il vero valore della vita e cosa significa amare, amare lui e la donna che ha permesso quel miracolo -.

- Lo farò nonna, grazie -. L'abbracciai più forte e lei mi spedì da Evel.

-          Credo che dovremmo brindare al nuovo componente della famiglia che sta per arrivare! - disse mio zio Brad

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- Credo che dovremmo brindare al nuovo componente della famiglia che sta per arrivare! - disse mio zio Brad.

Riempì i bicchieri di tutti con il vino frizzante che avevamo portato dall'Italia e brindammo a mio figlio, a nostro figlio. Diciamo che lo fecero tutti tranne Evel, ma la mia donna si stava già preoccupando della salute di nostro figlio. La strinsi a me e il mio desiderio di cullarla tra le braccia tutta la notte mi fece ardentemente desiderare che tutti tornassero nelle loro case e che io e lei fossimo finalmente soli.

Dovevo averlo scritto in faccia perché dopo qualche minuto cominciò una sequela di saluti ed abbracci e la casa cominciò a svuotarsi. Portai i bambini in camera mentre Evel e mia madre mettevano ordine tra il salotto e la cucina. Le sentii ridere mentre tornavo da loro, addormentati i bambini. Evel sembrava splendere e mia madre le stava mostrando una foto incorniciata che ritraeva me, forse quando avevo qualche mese o giù di lì. Parlavano serenamente e pensai che tutte queste sensazioni mi stavano traboccando dal cuore... ero così felice che non riuscivo a pensarci senza sorridere e giravo per casa con un sorriso da ebete stampato sulla faccia, mentre ancora non vedevo l'ora di avere Evel tutta per me.

- Questa donna mi appartiene – dissi abbracciando Evel da dietro – e abbiamo un sacco di cose di cui parlare, quindi mamma... noi si va a letto -.

Mia madre mi guardò sorniona. Conosceva me e sapeva che se in quel momento stavo reclamando la mia donna era per qualcosa di più che una intima chiacchierata.

- Vado a dormire ragazzi, ci vediamo domattina – così mia madre si congedò lasciandoci finalmente soli.

Non sapevo da dove cominciare... e la baciai con l'anima intera. Mi riversai con tutto me stesso in lei, sciogliendomi nei suoi occhi, respirando il suo respiro, beandomi del suo profumo, del tocco delicato delle sue dita che sfioravano il mio viso.

- Ti amo Evel – dissi senza mezzi termini – e voglio fare l'amore con te tutti i giorni della mia vita -.

- Eh... caspita... impegnativo! – replicò ridendo – me lo ricorderò! Andiamo, anch'io voglio fare l'amore con te tutti i giorni della mia vita -e mi tese la mano, come quella sera davanti al portone del suo palazzo. E mi sentii come allora, come se iniziasse un'altra  nuova avventura. 

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