Las Vegas, primo giorno

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Finita la doccia mi asciugai, mi vestii e tornai in camera.

Ermal stava scrivendo qualcosa, seduto sul letto, con aria molto concentrata.

<<Che fai?>> chiesi incuriosita.
<<Scrivo qualche verso.>> rispose senza distogliere lo sguardo dal foglio di carta <<Ogni tanto mi vengono in mente delle frasi, le appunto, e pian piano scrivo le canzoni.>>.

Piegó il foglio e lo mise nel cassetto vicino al letto.

<<Vado a fare la doccia pure io, ci metto due secondi.>> prese tutte le sue cose e si chiuse in bagno.

Mi sedetti sul letto e, cercando di non far rumore data la mia leggerezza da elefante, presi il foglio di Ermal ed iniziai a leggere.

Le frasi erano molto belle, profonde, alcune erano riscritte più volte in modo leggermente diverso.
Alcune parole erano scarabocchiate ed altre invece avevano disegnate delle note accanto.

Rimisi il foglio nel cassetto e mi sdraiai per aspettare Ermal.

Chissà dove prende tutta questa ispirazione.

Uscì dalla doccia dopo una decina di minuti, era già pronto per andare.

<<Allooora adesso che siamo freschi, puliti e profumati, andiamo?>> domandò prendendo le chiavi.
<<Sìsì, andiamo.>> risposi ridacchiando, mi alzai ed uscimmo per fare colazione.

L'America è totalmente diversa dall'Italia, mi piace molto il clima di Las Vegas.
Probabilmente perchè adoro le grandi città e mi perderei mille volte e mille altre ancora tra le loro strade.

Entrammo in un bar abbastanza caratteristico, non era tanto affollato, si stava bene.
Mangiammo due donuts con il caffè e la panna, erano squisiti.

<<Dioo trasferiamoci qui per sempre, ti prego!>> esclamò Ermal gustandosi la sua ciambella.
<<Solo per il cibo per me è un sì.>> risposi scherzando <<Però mi mancherebbe la pizza, non posso vivere senza pizza io.>>.
<<Mh. Hai ragione. A meno che..>> fece lui.
<<A meno che..?>>.
<<Non apriamo una pizzeria noi e BANG, SOLDI!>>.
<<TU. GENIO. Saremo la pizzeria più in di tutta Las Vegas!>> affermai.
<<Andata.>> disse lui.

Ci battemmo il cinque e scoppiammo a ridere come due idioti, potevo vedere la vecchietta dietro Ermal che ci guardava sconcertata e scuoteva la testa.

A quanto pare i vecchietti rompi palle sono uguali in tutto il mondo.

Pagammo il conto ed andammo a fare un giro in città.

Ermal scattava foto solo alle cose che lo affascinavano di più, al contrario di me, che mi ero fermata per fotografare anche il banchetto degli hot-dog.

<<Ma vuoi metter giù quel
telefono?>> disse mentre mi guardava fotografare l'insegna di un ristorante italiano chiamato "Da Luigi".

Chissà perchè tutti i ristoranti italiani si chiamano "Da Luigi", "Da Mario", "Da Vito" o hanno nomi come "La Santa Maria" o "La Madonna".
La trovo buffa come cosa.

<<È la prima volta che vengo a Las Vegas, lasciami fare qualche foto.>>.
<<Sì ma così non ti godi davvero la città, dai qui!>> e con un gesto improvviso mi prese il telefono.
<<MA- RIDAMMELO META.>>.

Cercai di riprendere il cellulare, ma lui lo spense e poi lo mise in tasca.

<<...Ti odio.>> decisi di arrendermi e lasciai perdere.
<<Anche io ti voglio bene.>> disse lui ridendo soddisfatto.

Ora...so che non dovrei farlo, ma...

Per vendicarmi del mio povero telefono gli scompigliai tutti i capelli e scoppiai a ridere nel vedere la sua espressione: sapevo che sarei morta lì.

<<Anastasia. IO. TI. UCCIDO.>> urlò Ermal rimanendo immobile.
<<Ehm..aspetta.>> gli spostai un ricciolino e glielo misi davanti agli occhi <<OH, PERFETTO!>>.

Lui mi guardò, spostò il riccio con calma e sussurrò: <<Ti conviene correre.>>.

Senza farmelo ripetere due volte scappai via e subito Ermal iniziò a rincorrermi.

<<TE LA FARÒ PAGARE ANASTASIA. PUOI SCOMMETTERCI.>> urlò continuando a correre più veloce che poteva.

Io, ridendo, andavo avanti, finchè non rimasi senza fiato e mi fermai.

Ermal arrivò subito: <<Chiedimi scusa e ti risparmierò.>> disse con il fiatone.
<<Non ci penso neanche per scherzo.>> affermai appoggiandomi ad un palo.

Lui mi guardò con aria di sfida: <<Ah sì? Allora mi tengo il tuo telefono e ti chiudo in camera mentre io vado a divertirmi.>>.
<<Sìsì, come no, aspetta che ci credo.>>.
<<Guarda che lo faccio davvero.>>.
<<Prego, fammi vedere.>>.

Ermal fece spallucce, mi alzò di peso ed iniziò a camminare verso l'hotel portandomi come se fossi un sacco di patate.

<<CHE STAI FACENDO? LASCIAMI GIÙ PAZZO.>>.
<<Eeeeeh, che ti avevo detto?>> disse ridendo <<Mo ti porto in hotel e me ne vado.>> .
<<NO EDDAI, TI PREGOO, NON TI SCOMPIGLIO PIÙ I CAPELLI.>>.

Si fermò.

<<Davvero..?>> domandò senza lasciar la presa.
<<Sìì, basta che mi lasci giù.>> affermai ridendo.
<<Mmmh...VA BENE.>> mi lasciò cadere e si mise a ridere.
<<AHIA, non ridere cretinoo.>>.
<<Scusa, scusa.>> ridacchiò e si sistemò il ciuffo.

Intanto, tra foto, carretti degli hot-dog e corse, si era fatta ora di pranzo così ci fermammo in un pub a mangiare qualcosa.

Il locale era affollato, ma si stava comunque bene.
C'erano diverse foto rappresentanti celebrità appese alle pareti e le sedie in stile vintage creavano un curioso contrasto con i tavoli abbastanza moderni.

Il cibo era squisito; ordinammo un paio di hamburger con le patatine fritte.
ERANO ENORMI A DIR POCO.
Ma noi eravamo affamati e così divorammo tutto quanto senza problemi.

Passammo il resto del pomeriggio a gironzolare per Las Vegas, senza una meta precisa.

Il tempo passò incredibilmente in fretta, finalmente mi divertivo e non pensavo a nulla.

<<Allora,>> fece Ermal <<stasera vuoi uscire? O preferisci restare in
hotel?>>.
<<Preferirei riposare oggi.
Ora che torniamo ci organizziamo per bene e vediamo dove andare domani, ti va bene?>>.
<<Va bene.>> rispose accennando un sorriso.

Così tornammo in hotel ed ordinammo un paio di pizze in camera.

Passammo la serata cercando i posti più belli da visitare ed una volta finito Ermal mise tutto a posto.

<<Allora...>> disse <<Immagino che tu voglia dormire...>>.

Imbarazzo.

<<Ehm...sì. E penso anche tu.>>.
<<Già.>> si spostò il ciuffo <<Beh allora va a cambiarti, io faccio dopo.>>.
<<Ok, grazie.>> presi il pigiama ed andai in bagno.

Non è che non mi fidi, ma ecco...è strano dover dormire con lui.

Cercai di non farmi troppe paranoie, lavai i denti ed uscii.

<<Fatto, vai pure.>> dissi mettendo i vestiti in valigia.

Ermal si era già cambiato nel mentre.

<<Vado a lavare i denti e arriv- cioè sono pron- insomma. Hai capito.>> affermò di fretta per poi andare.

Ridacchiai.

Dopo poco Ermal tornò e si stese di fianco a me; si allontanò leggermente per lasciarmi più spazio.

<<Allora buonanotte Anastasia.>>.
<<Buonanotte Ermal.>>.

Ci girammo entrambi sul fianco in modo da darci le spalle e, subito dopo, mi addormentai.

Quando ho iniziato a vivere || NON FINITA ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora