Capitolo 5

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Adrien si stiracchiò pigramente la schiena, prima di appallottolarsi nuovamente sul sedile della macchina di Master Fu.

L'anziano uomo era stato così gentile da offrirsi di accompagnare i tre felini in un posto vicino a dove dovevamo recarsi: la Città dei gatti.

Macchietta si era premurato di spiegare all'ex-modello cosa fosse di preciso, e gli diede più informazioni possibili a riguardo.

Nascosto agli occhi degli esseri umani, la Città dei gatti di Parigi era un vero e proprio piccolo nucleo dove tutti i felini del posto si potevano ritrovare giornalmente. Posti come quello esistevano da secoli, ed ogni città del mondo ne era provvista.

Adrien non aveva mai pensato che potesse esistere una cosa del genere, una comunità segreta di gatti nascosta sotto i loro nasi.

Era completamente assurdo!

Non sapeva se definirlo più o meno rispetto all'essere diventato un gatto. Forse le due cose si equivalevano, a stramberia.

- La Città... è fantastica - gli aveva detto Macchietta, con gli occhi che brillavano di puro entusiasmo - Quella di Parigi è strutturata come un ampio mercato a più piani circolare, da cui partono numerose vie ramificate verso l'esterno. Lì non importa a nessuno se sei un gatto d'appartamento o un randagio dalla nascita; la Città è sempre aperta e pronta ad aiutarti. Quando arriveremo, vedrai, te ne innamorerai anche tu -

Dire che Macchietta fosse profondamente innamorato di quel posto, non sarebbe risultato abbastanza.

Per lui la Città era tutto, e se era arrivato alla sua veneranda età lo doveva ai numerosi gatti che vi vivevano, che l'avevano accolto quando era poco più di un micino randagio spaurito e senza famiglia.

- È mai capitato prima che un umano arrivasse lì? -

Macchietta scosse la testolina, appallottolandosi sul sedile opposto a quello dell'ex-ragazzo.

- Che io sappia no -

Avrebbe dovuto immaginarlo.

L'idea di essere l'unico essere umano, o meglio ex-umano, a visitare quel posto lo rendeva parecchio nervoso. Si domandava come avrebbero reagito gli altri gatti, e se avesse dovuto nascondere la sua vera natura.

- Perché quell'aria triste, Sardina? C'è qualcosa che non va? - gli domandò Macchietta, sinceramente preoccupato.

- Stavo solo pensando se fosse un problema il mio arrivo. D'altronde, io non sono un vero gatto -

- Non ti preoccupare di questo - lo tranquillizzò - Non ci sarà alcun problema -

Adrien non sembrò molto convinto dalle sue parole, e Plagg dall'alto se ne accorse.

- Tranquillo, Adrien. Non succederà niente; abbiamo Mac dalla nostra parte -

L'ex-ragazzo alzò gli occhi verdi per osservare meglio il proprio kwami svolazzare in giro con aria tranquilla.

Che cosa voleva dire? Voleva forse insinuare che non sarebbe successo niente perché sarebbe stato il gattone randagio a proteggerli?

O forse, sarebbe stato così tanto gentile da mettere una buona parola per loro?

Come aveva notato prima, Macchietta sembrava essere parecchio rispettato dagli altri felini, perciò poteva essere una possibilità più che plausibile.

- E poi... - riprese a parlare il randagio - La Città è obbligata a dare rifugio e aiuto ad ogni felino. È scritto nel nostro regolamento d'onore. Non importa se eri o sarai umano, resti comunque un gatto dentro ed è questo quello che conta -

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