Il loop ricomincia

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Vidi quella cosa davanti ai miei occhi, sembrava vestire vecchi stracci di color nero che gli coprivano tutto il corpo.
L'unica cosa che mi ricordo era solo il suo sguardo, due piccoli occhi rossi che brillavano, disturbando l'amonia del paesaggio, erano puntati sul mio volto e mi fissò per qualche secondo.
Io spaventato stringevo la penna che mi aveva sempre salvato da ogni pericolo, ma che ora era inefficace.
Mi sentivo solo, distaccato dal mondo, nessuno poteva aiutarmi, nessuno poteva sentirmi, io mi ero allontanato da tutti e ora me ne ritrovo le conseguenze.
Ad un certo punto si mosse, come per osservare qualcosa dietro di me.
Vidi quel rosso affievolirsi nell'obra ed allontanarsi per qualche secondo fino a non vederlo quasi più, fermo a mezz'aria pronto per venirmi addosso.
Chiusi gli occhi per la paura e mi ritrovai seduto sul mio letto e con mia madre che mi urlava di svegliarmi.
Rimasi qualche minuto ad osservare quelle piccolezze che non osservavo spesso, quel disegno della mia amica appeso sul muro, l'armadio imponente che circondava per metà il mio letto, come se volesse salvarlo da qualcosa, le mie mani, ormai enormi, iniziai a toccarle con stranezza fino alla nuova interruzione di mia madre.
Mi alzai di fretta, le gambe ancora tremavano, per colpa di quel sogno.
Presi la mia maglietta preferita, misi i pantaloni e andai a fare colazione.
In cucina trovai mia madre seduta a tavola.
Presi il latte, lo versai sui cereali e iniziai a mangiarli con foga e fretta.

Mia madre mi guardò e mi disse: "Ti vedo agitato ultimamente, è successo qualcosa di grave?"
Io la guardai con il mio solito volto da morto-vivente e scossi la testa per dire di no.
Ma lei non stanca della conversazione che mi sembrava durata un'eternità mi chiese anche:"cosa vuoi per il compleanno?".
Con aria dubbiosa guardai un momento il vuoto e poi il telefono che tenevo in mano per messaggiare e notai la data, era il 26/10.
Mancavano cinque giorni al mio diciottesimo.
Per evitare la risposta spinsi verso di lei la ciotola ormai vuota e andai a prendere le scarpe.
Come da copione mi ritrovai a fare quella strada con le solite auto e persone, le comparse della mia vita.
Come ogni giorno superai la cerchia di fumatori e mi ritrovai davanti al piazzale, erano le 8:05, ottimo orario, ero in anticipo rispetto al solito.
Davanti all'ingresso trovai insolitamente Alessandra che mi stava aspettando per entrare assieme.

L'assassino Di Se StessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora