Capitolo 5.

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Eren non aveva aperto bocca da quando era iniziato quel pranzo, e di certo, Levi che era già una persona taciturna di suo, aveva smesso subito di cercare di avviare una conversazione, dopo che alle sue solite domande
" Come va all'università?" O " Come stanno i tuoi genitori?"aveva ricevuto delle risposte vaghe .
Quindi si erano persi nel silenzio, impegnati a consumare il proprio pranzo, con il leggero mormorio delle persone che occupavano i tavoli attorno a loro. Levi aveva deciso di mangiare nel ristorante vicino al suo ufficio, dato che non era riuscito ad ordinare niente da  consumare sulla scrivania. Probabilmente era troppo occupato con quella donna per ricordarsi del cibo. Non aveva smesso di pensare a quella bionda da quando l'aveva vista uscire da quella porta. Che fosse un'amica intima di Levi? Se fosse così, perché lui non la conosceva? Il suo ragazzo non era un tipo troppo socievole, e aveva pochi stretti amici che conosceva da una vita.Amici che Eren aveva avuto il piacere di incontrare. Magari era solo una cliente dello studio...e allora perché gli sembravano così vicini?. Eren strinse il cucchino del suo gelato tra le labbra, quei brutti pensieri gli avevano fatto passare la fame, ed non aveva voglio nemmeno più di finire il suo delizioso dessert freddo. Accidenti e pensare che lui amava i dolci.
"Moccioso hai intenzione di mangiare quel dannato gelato o no?. Eppure di solito ci metti 5 minuti a finire il dolce".disse Levi, mentre finiva la sua insalata. Lui,al contrario del più giovane, ci teneva a non consumare niente di troppo calorico, amante del cibo salutare e dello sport,e poi odiava ogni cosa di dolce. Il suo apposto in pratica.
"Scusa, è che oggi non ho appetito" si limitò a rispondere il castano, senza levare gli occhi dal suo piatto, non pronto a reggere lo sguardo di ghiaccio dell'uomo accanto a lui. "Oh? Strano, di solito sei un pozzo senza fondo. Non dovrei essere io quello che perde l'appetito per via delle tue molestie da ubriaco?" disse il moro, con quel suo pungente tono sarcastico.
Subito a sentire quelle parole, il viso di Eren andò in fiamme, punto proprio sul vivo.
"Io..a proposito di questo..s-sono molto d-dispiaciuto del mio comportamento, Levi. N-non sarei dovuto piombare in casa tua in quel ma i-io.." cercò di spigargli il più giovane, mortificato per la scorsa notte.
"Tu niente Eren. La scorsa notte ho rischiato una denuncia da parte dei miei vicini per tutti il trambusto che hai fatto, per non parlare  di me.Hai idea di come ero distrutto stamani a lavoro? Senza aver dormito perché occupato a badare a te. Ubriacarti in quel modo è servito a qualcosa? Quando la smetterai di essere un moccioso irresponsabile?." Lo interruppe il maggiore. Il suo tono era duro e severo, come di un padre che rimprovera il figlio. Eren si indispettì alle sue parole. In fondo, lui era il motivo principale della tua sbronza.
"E secondo di chi é la colpa?. Se tu smettessi di trattarmi una merda magari io non mi comporterei da irresponsabile. Forse, dovrei ricordarti che il motivo della mia sbronza sei tu." Cercò di controbattere a tono Eren, stringendo i pugni sul tavolo. Levi alzò il sopracciglio destro,assumendo un'espressione scettica.
" Stai cercando di addossare la colpa a me, Eren?. Guarda che se sei sensibile come una ragazzina delle medie e ti riduci uno straccio per un insignificante litigata, è solo colpa tua."
Levi assunse in viso, un espressione seria, le sue spalle erano in tensione, segno che si stava per arrabbiare. Eren era leggermente intimorito da quei lineamenti duri, ma la collera dentro di sè era troppo grande per essere contenuta.
" Scusami se non sono uno stronzo insensibile come te, Rivaille. È solo che per me è importante che là persone che amo conosca i miei amici, ma a quanto pare, per te tutto questo è " un litigio insignificante". Ma fanculo, dimenticavo che tu non sai più cosa significa essere un semplice essere umano." Parlò con tono troppo alto, Eren, alcune teste si erano girate a guardarli e a borbottare.Poteva chiaramente sentire il disagio di Levi ad essere sotto l'attenzione di tutti, chiaramente irritato da quel comportamento sfrontato del più giovane.
"Abbassa i toni, moccioso di merda, prima che ti chiuda la bocca con la forza. Ti giuro su Dio, Eren a casa facciamo i conti.Mi fai così incazzare quando sei irrispettoso con me". Gli ringhiò contro il corvino, guardandolo con quei suoi piccoli occhio d'acciaio. " Al diavolo" pensò il ragazzo, lanciando il tovagliolo sulle sue gambe verso Levi, scappando più velocemente possibile dal ristorante, sentì dietro di se, mentre correva via, dei sussulti sorpresi,ma non ci badò, voleva solo andare via.
L'aria fredda che lo colpì una volta fuori dal locale, fu come uno schiaffo in faccia. All'improvviso la consapevolezza di quello che era successo prima lo colpì in pieno petto, scatenando i sensi di colpa. Le sue guance arrossate , per via del freddo pungente, si bagnarono presto di lacrime amare. Se suo padre avesse potuto vederlo, gli avrebbe fatto uno delle sue solite ramanzine sul l'essere dei veri uomini: era in mezzo alla strana, col volto rosso e gli occhi inzuppati di lacrime , singhiozzando come un bambino. Tiró sul col naso, e si asciugò le lacrime con la manica della sua felpa, e deciso a raggiungere la stazione degli autobus in fretta, iniziò a correre  tra la folla.
Non poteva credere che fosse finita così.

Passarono due settimane, che Eren passò tra le lacrime e notti insonni

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Passarono due settimane, che Eren passò tra le lacrime e notti insonni. Mikasa e Armin cercarono in tutti i modi di farlo sentire meglio e convincerlo a tornare su i suoi passi con Levi, prima che la storia tra loro finisse in questo modo disastroso. Ma fu tutto inutile. Eren non voleva saperne del suo ragazzo, per quanto fosse palese a tutti che soffrisse come un cane: ogni giorno era incollato al cellulare sperando in un messaggio o in una chiamata, non riusciva a studiare a concentrarsi per gli esami  dell'Università,in oltre, il suo bellissimo  sorriso non ornava più il suo viso, perfino quando Jean lo stuzzicava, lui non reagiva.
Fù la domenica della seconda settimana che Eren ebbe notizie del suo ragazzo, ma non direttamente dal soggetto interessato ma dai suoi genitori, a tavolo, durante uno delle loro cene di famiglia.
"Sai, caro, oggi dovevo discutere di quel nuovo caso con lo studio legale del giovane Ackerman, e mentre attendevo per entrare nel suo ufficio, non puoi immaginare chi è uscito da lì!"bastó quel nome per far dimenticare ad Eren il cibo del suo piatto. Non avrebbe mai creduto che i pettegolezzi di sua madre un giorno gli sarebbe sembrati così interessanti.
Carla non diede tempo a Grisha di rispondere, troppo eccitata per il succulento scoop.
"La figlia di quel imprenditore italiano di cui ci siamo occupati qualche anno fa! Mi pare che si chiamasse, Nicolhai Rossi. Sua figlia è quella bellissima donna bionda presente a tutti i processi! è uscita tutta tirata a lucido da quell'ufficio, sembrava così soddisfatta!. Secondo me c'è qualcosa con l'avvocato Ackerman! Erano troppo intimi per essere solo conoscenti o amici!".
Eren sentì improvvisamente la sua gola secca, ricordando la donna bionda vista settimane fa da Levi. Allora non era l'unico che aveva avuto una strana impressione di quei due. Mentre lui era lì a soffrire come un cane, quel bastardo osava divertirsi con quella sciacquetta platinata.
" Stai parlando forse di Sophia Rossi? Beh non mi sorprende che siano intimi, dato che Ackerman è stato cresciuto dalla famiglia Rossi, prima che suo zio lo prendesse in custodia. Sò per certe che ancora oggi, è un ottimo rapporti con tutta la famiglia. Forse chissà, tra loro sarà sbocciato qualcosa." Disse suo padre continuando a mangiare.
"Aww.. sarebbe magnifico se fosse così! Sono così belli insieme! Lunedì ci andrò di nuovo per indagare megl- Eren, tesoro, dove vai a quest'ora?"
Ma il giovane era troppo arrabbiato per cercare di rispondere a sua madre. Lui non sapeva niente di quella donna e della sua famiglia. Non sapeva nemmeno che Levi fosse stato cresciuto da una famiglia che non fosse la sua. Fu necessario il tempo di infilare il giubbotto e prendere le chiavi, per realizzare che non conosceva affatto l'uomo che amava. Quella consapevolezza fece molto male. L'aria fredda della notte solleticò i suoi sensi,risvegliandolo dal torpore in cui era caduto per via dei suoi pensieri. Si diresse verso il retro della sua enorme casa, dove era parcheggiata la sua moto bianca. Montò in sella e avviò il motore: quel rumore struggente era musica per le sue orecchie.
Uscito dal suo quartiere di alta borghesia, Eren aveva ben chiara la sua metà: un bar qualsiasi in centro. Aveva bisogno di bere.

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