Assenzio - J-Ax&Fedez feat. Stash, Levante
Marco
«Al tavolo infondo hanno ordinato due muffin ed un caffè», mi dice, una delle mie cameriere.
Lavorano per me da un paio di anni, soltanto il sabato e la domenica, perché il bar è più affollato.
Preparo la colazione ordinata dai clienti, molto velocemente.Bisogna essere concentrati, soprattutto quando si richiedono dei cocktail.
E non è molto semplice farlo, specialmente quando ci sono la radio accesa e un gran vociare.
Appoggio sul bancone di marmo le ordinazioni, e le due cameriere si affrettano a portarle ai tavoli.
Questa domenica il sole è davvero scottante e non capisco come le persone riescano a bere bevande calde. Io mi ingoierei i cubetti di ghiaccio, per alleviare la sensazione di calore!Man mano che il tempo passa, il bar si svuota.
E finalmente ho un attimo di pace.
Dopo aver pulito il bancone, tolgo il grembiulino nero legato in vita ed esco dal locale, annunciando a tutti una pausa di qualche minuto.
Dalla tasca dei jeans tiro fuori il pacchetto nuovo di sigarette.
Ne prendo una e la stringo tra le labbra, accendendo l'estremità.
Subito, una nuvoletta di fumo mi copre la visuale, dissolvendosi dopo qualche secondo nell'aria.Mi guardo intorno, scoprendo una varietà di visi nuovi e godendomi l'attimo di pace in cui mi sono racchiuso. A Napoli ogni giorno arrivano e partono turisti, rendendola una città davvero movimentata e piena.
Dopotutto, non è soltanto morte e corruzione.
Butto il rimanente della sigaretta per terra e lo calpesto, in modo da far spegnere il fuoco.
Appena mi volto, delle mani mi coprono gli occhi.«Indovina chi sono!»
Una voce leggera e dolce si insinua dentro le mie orecchie, iniziando a far aumentare il battito del mio cuore.
Cosa ci fa lei, qui?
Sposto le mani dal mio viso, voltandomi nuovamente.
Spero che questo non sia un sogno, perché potrei rimanerci male al risveglio.«Ele!», strillo, stringendola tra le braccia. Sono passate soltanto tre settimane dall'ultima volta in cui ci siamo visti, ma è come se non la vedessi da un anno.
Ma, cazzo, è così difficile mantenere un rapporto a distanza. Ci vuole impegno.
È come se tra me e lei ci fosse un filo intrecciato, che non può essere sciolto. Che io non voglio sciogliere, altrimenti rischierei di perderla.
Scioglierlo significherebbe non confondersi l'uno nell'altro, ma vivere la propria confusione da soli.Lei stringe forte la presa sulle mie spalle, quasi a farmi male con le sue unghie lunghe e sempre smaltate di rosa. Colore che, con il passare dei giorni, ho scoperto essere il suo preferito.
«Cosa ci fai qui?», le chiedo, posando le labbra sulla sua fronte.
«Beh...»
Si guarda attorno imbarazzata ed io inarco le sopracciglia, curioso.
«Vorrei parlartene con calma e non qui, assolutamente non qui.»
Annuisco, permettendole di entrare nel bar.
Dietro di sé, un trolley rosso sbiadito.
Un trolley?Lascio che si ambienti un po', mentre preparo i numerosi caffè richiesti.
Sono molto distratto, adesso.Appena la lancetta dell'orologio colpisce il numero due, mi allontano dal bancone. È giunta l'ora della pausa pranzo.
Elena mi segue mentre usciamo dal bar, per cercare un luogo più appartato.
Opto per casa mia, ovviamente.Infilo la chiave nella serratura ed apro la porta d'ingresso. Entriamo, uno più preoccupato dell'altra e ci accomodiamo sul divano, con un cartone di pizza tra le gambe.
«Allora, cosa c'è da dirmi?», domando.
«Io...Beh, innanzitutto sono qui per vederti.»
Sorridendo, poggio le mie labbra sulle sue.
«Però...Sono qui per darti un'altra notizia. Non molto carina. Orribile, in realtà.»
«Mi sto preoccupando, Ele.»
«No, stai tranquillo. Calmati», risponde, sedendosi sulle mie gambe.
«Cazzo, non riesco neanche a dirlo!», aggiunge, quasi urlando. Si nasconde nell'incavo del mio collo ed io le accarezzo la schiena, lentamente.
Cosa diavolo può essere accaduto?
«Ricordi quando mi lamentavo dei miei dolori?»
«Sì, certo. Adesso stai bene, giusto? Me l'hai detto tu!»
«Sono andata da diversi medici. E...Hanno scoperto...»
I suoi occhi diventano lucidi e la luce sul suo viso non c'è più. È cupa.
Diavolo, cosa hanno scoperto?
«Ho la leucemia. La leucemia!»E probabilmente adesso neanche fuori c'è la luce, c'è il sole.
Su di noi è caduto il buio, la tempesta.
Le sue lacrime mi bagnano la maglietta ed i suoi singhiozzi mi mozzano il fiato; non so cosa dire. Non riesco neanche ad avere la certezza di aver la voce.
Ed allora preferisco piangere.
Disperarmi, fin quando non avrò la forza di alzarla dalle mie gambe.
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Someone like you.
RandomIsabelle Den è un'importante scrittrice napoletana. I suoi libri sono i più letti d'Italia e rientrano, ogni settimana, nelle top ten dei giornali di maggior rilievo. Alan Benner, invece, è un'artista poco conosciuto. Il suo negozio, nella Spaccana...