Metropolitana

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Sono a Milano. Salgo a Molino Dorino. Siamo solo in tre nel vagone. A ogni fermata aumentiamo.
Cosa vedo? Tanto vedo, sempre di più.
Di fronte a me una ragazza mora, piena di grazia, occhi azzurri, ha una cartellina e dei libri sulle ginocchia. Ha occhi solo per lo schermo del suo cellulare. Lo sguardo è dolcissimo, il sorriso di quando legge e quando scrive esprime un sentimento inequivocabile. Chiunque guardando le sue espressioni vorrebbe essere al suo posto. Sorrido anch'io.
Alla mia sinistra un ragazzo con le cuffie, muove i piedi ritmicamente, anche la testa.
Di fronte, a sinistra,  una donna elegante, sui quarant'anni, capelli scuri, non sembra italiana dai lineamenti. Appoggia la testa al vetro retrostante. Ha gli occhi chiusi. Guardo meglio. A intervalli regolari lacrime rigano il suo viso, le asciuga con una manciata di fazzoletti di carta che tiene nella mano destra. Inespressiva. Continuano a sgorgare. Gli occhi non glieli vedrò, rimarranno chiusi per tutto il viaggio. Anche il mio stato d'animo cambia quando il mio sguardo si posa su di lei.
Un ragazzo e una ragazza sembra stiano litigando, discutono animatamente. Lei gli dice di abbassare la voce.
Alla mia destra due ragazzi. Uno dorme, l'altro legge le notizie sul cellulare.
In piedi uomini e donne con borse da lavoro. Hanno lo sguardo  perso nel vuoto.
Sale una signora anziana. Mi alzo e la faccio sedere, mi ringrazia con un grande sorriso.
Ora arriva dalle altre carrozze un violinista. In ognuna fa il suo spettacolo. Quando finisce soltanto in due gli diamo una moneta.
Ci sono altri studenti in piedi.
Una signora molto elegante, cerca di non toccare nulla abbracciando una barra verticale. L'altezza dei suoi tacchi non riesco a quantificarla.
Passano vicino a me due tipi che non mi piacciono, osservo e tengo stretta la borsa.

Condividiamo tutti lo stesso mondo esterno, ma ognuno ha il suo all'interno. Provo a leggerli quei mondi.
Impossibile.
Quante storie abitano quei corpi. Quanta vita e quanti mondi all'interno di quel vagone!

Chiara, 29 aprile 2018

Vivere, osservare. E poi, parole.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora