II

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<< Who is the betrayer?

Who's the killer in the crowd?

The one who creeps in corridors

And doesn't make a sound >>


  。☆✼★━━━━━━━━━━━━★✼☆。


Sfregai le mani l'una contro l'altra, oscillando nervosamente sulle mie stesse gambe. Mi feci ancor più piccola di fronte alla cassa, attendendo ansiosamente che l'impiegata si liberasse di me il prima possibile per passare al cliente successivo.

Era la prima volta dopo tanto tempo, forse addirittura anni, che mi accingevo a fare la spesa senza servirmi di Sebastian.

Quando la cassiera mi comunicò il conto, mi affrettai a porgerle il denaro, non curandomi del resto che mi sarebbe spettato: fui fuori da quel luogo affollato e rovente come se mai vi avessi messo piede.

La strada verso casa mi parve interminabile, ancor più per via delle buste colme di provviste che pesavano sulle mie deboli braccia. Mi resi conto che ero diventata fragile, impotente e assolutamente inutile a me stessa.

Quella mattina, guardando il mio riflesso attraverso lo specchio, ero trasalita. Ormai non ero che il fantasma di me stessa.

Arrivata a casa, non sprecai ulteriore fiato e lasciai che le buste precipitassero al suolo, lasciandomi cadere poi sgraziatamente sul letto. Avvertii il demone che si liberava delle mie scarpe per me e presi nota dei fiochi rumori provenienti dalla cucina, ma non mi azzardai ad aprire gli occhi.

<< Desiderate che vi porga il pranzo a letto, padroncina? >>

Attesi qualche attimo, prima di sussurrare: << No, demone, non ho fame. >>

<< Mi perdoniate padroncina, è estremamente dannoso per la vostra salute saltare un pasto tanto nutriente quanto il pranzo e le vostre condizioni fisiche già precarie ne risentirebbero notevolmente. Vi consiglio di- >>

Quando si fu avvicinato abbastanza, con un piatto colmo alla mano, mi sedetti sul letto, fissando finalmente il demone negli occhi. Feci per scaraventare via il piatto dalle sue mani con rabbia, <<Non hai capito cosa ti ho appena detto?! >>, ma le mie intenzioni furono stroncate sul nascere.

In un singolo, sovrumano momento, il demone mi aveva bloccato le braccia dietro la schiena, e con l'altra mano posò il piatto accanto a me sul letto.

Prima che potessi proferire parola, due dita forzarono aperte le mie labbra, irrompendo brutalmente nella mia bocca. Provai un terribile brivido appena il tessuto dei sue guanti sfregò contro la mia lingua, iniziando ad applicarvi una pressione sempre maggiore, fino a che un rivolo di saliva scivolò lungo il mio collo.

Sebastian sorrise compiaciuto, celando a malapena la sua irritazione. Gli sorrisi a mia volta e mi accinsi a mordergli le dita con tutta la veemenza possibile, con tutto il rancore che serbavo nei suoi confronti da quel fatidico giorno.

Il demone non si scompose, ma fece scivolare le sue due dita ancor più in profondità, sino a premere contro la gola. Iniziai ad affannare, a tentare di stabilizzare il respiro ed allontanare la sua mano da me, in vano. Si avvicinò al mio orecchio, soffiandovi leggermente come per stuzzicarmi.

<< Dite 'ah' padroncina. >>

E con uno dei suoi soliti, insopportabili sorrisi, iniziò ad imboccarmi.

𝒑𝒆𝒓𝒆𝒅𝒐 [ Sebastian Michaelis ] [DISCONTINUED]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora