La gelosia si fa sentire -Capitolo 11

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Purtroppo oggi è l'ultimo giorno, oggi pomeriggio si torna a casa.
Da venerdì notte Alvaro non si è fatto ne sentire ne vedere, e infatti credo che sia già partito. devo ammettere che la cosa un po' mi preoccupa. Credo di essere stata un po' fredda nei suoi confronti e ho paura che ci sia rimasto peggio del solito. Ok, il mio obiettivo era quello di fargli capire una volta per tutte che anche io sono fragile e posso essere ferita facilmente cercando di farlo sentire come sono stata io. Questo era ciò che volevo, ma la mia intenzione non era quella di farlo rimanere talmente male da non farsi più sentire.
Nel pomeriggio, verso le quattro, sistemo le mie cose e chiamo un taxi per andare in stazione. Appena esco dalla stanza la mia attenzione viene subito attirata da un braccialetto molto familiare, proprio per terra fuori dalla porta della stanza in cui era Alvaro. Credo proprio che sia suo, in effetti è troppo familiare, così lo prendo e per non perderlo lo allaccio al polso.
Arrivata in stazione, salgo subito sul treno a prendere posto. C'è già un po' di gente, spero che non ne salga altra, odio i treni affollati.
Appena arrivo al mi posto sistemo la valigia, mi siedo e mi metto ad ascoltare la musica. Il volume non è altissimo, quindi sento tutte le conversazioni della gente intorno.
Ad un certo punto sento un ragazzo discutere al telefono in tedesco, quasi gridando. Ma decido di non girarmi.
<mi scusi, potrei sedermi? Ho il posto accanto al suo.>. Mi dice un ragazzo dietro di me.
<prego...> mi alzo e vedo l'ultima persona che vorrei vedere in questo momento: Alvaro. <Alvaro?>
<Sofia, scusa non ti avevo riconosciuta.>
<sei proprio sicuro di Avere il posto accanto al mio?> gli chiedo.
Non mi risponde ma mi mostra il biglietto.
<e ora potrei sedermi signorina?> mi dice togliendosi gli occhiali da sole.
Ci guardiamo in giro per l'imbarazzo.
<che ascolti?> mi chiede schiacciando il tasto del mio cellulare. <mmmh, Jarabe De Palo, guarda un po' abbiamo gli stessi gusti. Mi dice mostrandomi le canzoni che sta ascoltando in questo momento. <ma quel bellissimo braccialetto dove l'hai preso?>
<ah, l'ho trovato fuori dalla porta della tua stanza, mi sembrava un tantino familiare.> dico sfilandomelo.
Ad un certo punto prende il mio polso e me lo lega di nuovo.
<tienilo tu.> mi dice sorridendo.
<grazie...>
Ad un certo punto mi prende la mano, mi fa appoggiare la testa su di lui e inizia ad accarezzarmi. In questo modo mi addormento.
Mezz'ora dopo mi risveglio.
<dormito bene signorina?> mi dice dandomi un bacio sulla fronte.
<eh si, sei più comodo di un cuscino.>
<senti, ma quanti ne abbiamo oggi?> mi chiede.
<venti, perché?>
<Siamo finiti! È domani!> esclama.
<che cosa?>
<l'esposizione!>
Siamo fritti, ci manca l'ultima parte del lavoro e quindi dobbiamo per forza vederci per finire il tutto. Io non voglio, ma purtroppo sono obbligata. Non mi va di andare a casa sua per poi ritrovarmi nel suo letto dopo neanche due minuti, anche se non ho molta scelta: o io da lui o lui da me.
Arrivati, scendiamo dal treno per dirigerci verso l'uscita. Devo ammettere che l'aria di Barcellona un po' mi mancava.
<senti, come torni a casa?> mi chiede.
<beh, chiamo un taxi.>rispondo convinta.
<sta per arrivare mio fratello, vieni con me? Così finiamo quel maledetto lavoro.> mi dice.
<ok.> rispondo sospirando.

ALVARO
Ogni volta che le faccio questa richiesta la vedo sempre terrorizzata e penso che lo sia dalla notte in cui siamo usciti. Forse l'ha trovato strano perché ci conoscevamo da appena una settimana; eravamo ubriachi entrambi ma io da far schifo, ed è successo ciò che doveva succedere, anche se troppo in fretta. Melanie non ha saputo nulla e menomale perché altrimenti sarebbe stato meglio cambiare scuola.

SOFIA
Ecco che arriva Greg. "Devo stare calma, una volta che abbiamo finito me ne andrò subito a casa e mi invento delle scuse" ripetevo dentro di me.

<Sofia dove abiti?> mi chiede Greg.
<viene con me.> intervine Alvaro. 
<mmmh... non mi fido di voi due insieme.> ci dice Greg ridendo.
<fai bene Greg, hai ragione.> rispondo. <soprattutto non c'è da fidarsi del signorino.> dico riferendomi ad Alvaro dandogli un pugno sulla spalla.
Lui arrossisce.
Arrivati a casa sua, lui inizia a sistemare le diapositive mentre io comincio a scrivere l'introduzione. Non avrei mai immaginato di ridurmi all'ultimo giorno, o meglio, non l'avrei mai fatto, ma il punto è che ero convinta che fosse settimana prossima.
Inizio a sentirmi osservata, a sentire il suo respiro sul mio collo. Mi prende per i fianchi e un brivido mi passa per tutto il corpo.
<mi distrai! Non riesco a scrivere!> rispondo rimproverandolo e girandomi verso di lui. Non faccio in tempo a girarmi che si incolla alle mie labbra.
<ti amo. Sei adorabile quando ti arrabbi.>
<mmmh... e io che credevo di mettere ansia...> rispondo.
<al contrario, non metti ansia ma fai semplicemente conquiste...>
<finiamo l'introduzione... mi aiuti?> intervengo cambiando argomento.
<si...>
Una volta finito tutto il lavoro sistemo le mie cose per tornare a casa. Appena sto per uscire, sull'uscio della porta, Alvaro inizia a prendermi per i fianchi.
<e non la studi l'introduzione?> mi chiede. La sua intenzione è quella di convincermi a rimanere.
<Ehm... si, appena torno a casa.> gli rispondo.
<e se ti fermassi qui a studiare?> mi propone. Credo che sto per cadere nella sua "trappola".
<no... è che in realtà a casa ho un gran da fare, devo sistemare...> gli rispondo cercando di essere il più convincente possibile.
<beh, solo il tempo di studiare l'introduzione.> mi chiede.
Eh si, mi ha convinta a rimanere. Beh, cosa sarà mai? Il tempo di studiare l'introduzione poi torno a casa.
Devo ammettere che sto facendo un po' fatica a studiare... insomma, mi sento in imbarazzo, osservata da Alvaro che mi fissa con quel suo sguardo magnetico. E non parliamo di lui... ogni volta che lo aiuto a ripetere rimane incantato.

ALVARO
Abbiamo finito di scrivere l'introduzione ma io voglio che rimanga anche per studiarla. Non è facile studiare con lei, ma non per altro, il fatto è che mi cattura con lo sguardo, quindi per me diventa impossibile studiare e memorizzare le cose.

SOFIA
Ad un certo punto squilla il cellulare di Alvaro. Risponde e comincia a parlare in tedesco: non ci capisco niente però mi sembra felice.
Appena chiude la chiamata mi guarda e mi sorride.
<in questi giorni arriverà una madrelingua di tedesco. Non parla molto lo spagnolo e mi hanno chiesto di farle vedere la scuola. È molto bella.> mi dice mostrandomi la sua foto profilo di whatsapp.
Io inizio a guardarlo con un sorriso ironico. Bene, perfetto, ci mancava solo la madrelingua tedesca.
Eh si, Alvaro inizia a piacermi di nuovo, sono gelosa.
<tutto bene?> mi chiede.
<andiamo avanti con l'introduzione... poi si fa tardi e ho da fare...> gli rispondo con l'intento di cambiare argomento.
Alle dieci di sera finiamo finalmente. È stata dura studiare con lui, mi sono distratta troppo.
<ciao piccola.> mi dice baciandomi.
Mi stacco dalle sue labbra guardandolo e prima di andare gli spettino i capelli.
Ora sono proprio curiosa di vedere dal vivo questa tedesca. Ha detto che è molto bella... e io? Non esisto più? Non la conosco ma posso dire che già mi sta antipatica.

Amami o faccio un casino... Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora