Capitolo 4

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Io e Levi non spiccichiamo parola da quella bizzarra mattinata in palestra

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Io e Levi non spiccichiamo parola da quella bizzarra mattinata in palestra. Dopo ciò che è successo non so' davvero come farò a fare ripetizioni con lui! Non ho ancora chiesto a Petra cosa "non mi ha detto", anche a me serve del tempo... del tempo in cui, essendo paranoica, figuro i peggiori scenari nella mia testa a cinema 4d. Quest'ultima (Petra) ha, inoltre, fatto da intermediario per accordarci sull'orario delle ripetizioni che dovremo fare insieme e, proprio oggi, è il primo giorno.

L'orario prestabilito era delle 17:40 a casa sua, ma adesso sono solo le 17:25, e io sono già qui davanti al suo appartamento... o meglio dovrei dire, intero piano. Sgrullo il mio ombrello (c/p) a tinta unita per poi rilegarlo e poggiarlo nel portaombrelli di Levi. Do' una rapida occhiata dalle grande vetrate alla mia sinistra, notando che la pioggia non ne vuole sapere di cessare. Osservo, poi, la porta di scuro legno massiccio a cui sono attaccati i numeri dorati "3-1-0", suppongo sia il numero dell' "appartamento". Levi abita in un grattacielo di gran classe ad appena un chilometro dall'entrata della metro più vicina, è molto probabile, perciò, che ogni giorno percorra il tragitto (che ho appena percorso io) per poi prendere la metro fino alla fermata a cento metri dalla scuola.

Prendo un gran respiro, portando le mani al fondo della mia borsa a tracolla, sistemando ciò che vi porto dentro. Mi sistemo i (l/c) capelli (c/c) con l'estremità delle dita, specchiandomi al pomello della porta. Dopo aver finito di risistemare i capelli, passo alla divisa, che indosso ancora da scuola. Prendo un ennesimo gran respiro, accingendomi a bussare con le nocche sulla superficie legnosa quando

-Ah, sei già qui.- sento le porte dell'ascensore aprirsi, seguite dal tono freddo della voce di Levi. Volgo il capo verso il punto di provenienza del rumore, ritrovando la figura non tanto alta del corvino che si accinge a tenere col mento e la spalla destra l'ombrello, mentre con le mani porta due buste ad un lato e due all'altro.

Ha camminato per un chilometro in quello stato? Ma è scemo?

-Aish... ti serve una mano?- gli domando preoccupata, corrugando le sopracciglia, mentre lo vedo avanzare verso la porta.
-Mi faresti un favore.- si limita a rispondermi con ancora un accenno di cortesia, porgendomi le quattro buste di plastica contenenti tanto cibo da poter sfamare una legione.

Mi affretto a prenderne due con la sinsitra e altre due con la destra... Ma quanto pesano? Ok che Levi va in palestra, se non erro, ma queste buste messe insieme pesano più di me! Il peso delle buste mi spinge ad abbassare le spalle, ma mi faccio forza per sorreggerle, sperando che Levi faccia in fretta a... fare qualsiasi cosa debba fare. L'osservo sgrullare a sua volta l'ombrello per poi poggiarlo nel suo portaombrelli, non prestando neanche attenzione al mio. Si fruga, successivamente, nella tasca destra dei Jeans, per poi cacciare una coppia di chiavi. Prende la più grande con pollice indice e medio destri per poi, con estrema calma, andare ad aprire tutte le mandate con cui aveva bloccato la porta... Ma che ha dentro da dover chiudere così? Il sacro Graal? Un cadavere? La banca?

𝖲𝖴𝖡𝖶𝖠𝖸 | 𝖫𝖾𝗏𝗂 𝗑 𝖱𝖾𝖺𝖽𝖾𝗋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora