Capitolo tre.

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Era seduto al suo secondo banco in attesa che l'intervallo terminasse. Aveva conosciuto parecchie persone in quella settimana ma continuava a passare quella piccola pausa buttando giù pensieri e idee per nuovi testi restando da solo piuttosto che con gli altri. Non era repellente alla socialità, più che altro amava la tranquillità.

Ma la mente, in quei giorni, era sintonizzata su un pensiero fisso che per quanto cercasse di ignorare continuava a dimorare prepotentemente nella sua testa e non lo faceva concentrare su altro.

Ermal. Quel nome risuonava nella sua testa da ben due giorni. Si era trovato a ripeterlo più e più volte beandosi della sua meravigliosa musicalità, quando le labbra si chiudevano per poi riaprirsi e lasciare che la lingua impattasse con i denti per liberare quella 'l' finale. Si sentiva un pazzo a chiudere gli occhi e lasciar sospeso in aria quel nome per poi sorridere un attimo dopo. Aveva più che mai voglia di sapere altro: risentiva in sè gli effetti della dipendenza con l'unica differenza che, questa volta, la necessità di volere sempre più riguardava una persona e non quella robaccia.

La prima cosa che avrebbe voluto sapere era il perchè ogni tanto scomparisse. La mattina dopo quella fatidica conversazione in bagno, aveva passato più tempo del dovuto fuori dall'aula mentendo persino a se stesso, autoconvincendosi che lo facesse per soddisfare i suoi bisogni fisiologici anche quando i suoi occhi si perdevano a perlustrare ogni angolo di quell'edificio, impazienti di legarsi ancora a quelli magnetici che aveva incontrato il giorno prima. Ma lui non c'era. Un senso di delusione crebbe così tanto da piantarsi nello stomaco e non lasciarlo per tutta la sera.

E anche quella mattina, per le prime tre ore, del ragazzo non c'era alcuna traccia. Non avrebbe dovuto esserne così dispiaciuto ma proprio non riusciva ad evitare di esserlo.

Quei pensieri vennero interrotti da una voce sottile.

-Ehi, ciao. Scusa, ti disturbo?

Fabrizio alzò gli occhi mettendo a fuoco il volto di una ragazzina. Occhi verdi, una cascata di ricci neri che toccavano i suoi fianchi magri. Il naso piccolo e coperto da qualche lentiggine sovrastava le labbra rosse e carnose. Un seno abbastanza prominente spiccava dalla maglietta scollata nonostante il suo corpo magro ed evidenziato dai jeans attillati che indossava. Immaginò fosse una ragazza abbastanza contesa dal sesso opposto, peccato che a lui non interessasse.

-Ciao. No, non disturbi. Hai bisogno di qualcosa?

-Ehm, in realtà si. -Un boccolo si distaccò dagli altri andando ad incastrarsi tra il suo indice e pollice.

-Domani do una festa per il mio compleanno. Io e i miei amici ti abbiamo sentito cantare e beh, sei stato grande. Avevo pensato di invitarti così magari potevi cantarci qualcos'altro. Che dici?

-Ehm, si. Volentieri. -disse, più per non sembrare scortese che per vera voglia di parteciparvi.

-Fantastico! -disse con un pò troppa euforia nella voce la ragazza che, quando sembrò accorgersi del tono troppo stridulo, normalizzò subito.

-Grazie. Questo è l'indirizzo. -un foglietto di carta comparve tra due sue dita- Dietro c'è scritto anche il mio numero nel caso avessi qualche domanda o insomma, per qualsiasi cosa. - Un sorrisino prese posto sul suo viso facendo arrivare quall'affermazione dritta a destinazione.

-Okay. Grazie. -disse Fabrizio.

-A te. Ciao Fabri.

Fabri. Audaci queste ragazze d'oggi, insomma.

Scosse la testa divertito buttando distrattamente il bigliettino nella sua cartella poggiata ai piedi del banco. Rialzò la testa posando lo sguardo per un momento in direzione della porta per controllare ciò che stava accadendo al di fuori.

Un fulmine a ciel sereno.

Quegli occhi, ancora. Le braccia incrociate. Un sorrisino saputello e tremendamente inquietante. Lo vide per un paio di secondi: dopo di che era già sparito. Era certo di non esserselo sognato, però; era lì, in carne ed ossa e, con molta probabilità, lo stava spiando. E a quel punto Fabrizio non potè fare a meno di iniziare ad avere un pò di timore.

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Sperava che l'unica camicia bianca che possedeva e che aveva scelto per la festa non lo facesse apparire ridicolo: era stato indeciso tutto il tempo tra lei e svariate maglie tutte troppo usate o troppo casual. Aveva alla fine optato, anche se a malincuore, per un look un pò più decente del solito nonostante fosse tremendamente scomodo.
La custodia della chitarra che portava in spalla l'aveva aggrenzita tutta: stava cercando di allisciarla alla bell'e meglio quando una mano sulla schiena lo fece voltare.

-Ehi Fabri!

La ragazza della mattina precedente era, se possibile, ancor più bella.

-Ciao, ehm.. -il fatto di non conoscere il suo nome lo fece avvampare dall'imbarazzo mentre una mano andò scompigliare i capelli già abbondantemente disordinati.

-Già, che stupida, non mi sono nemmeno presentata. Sono Giada.

-Ah, Giada. Beh, tanti auguri allora!

-Grazie! -disse la ragazza saltellando leggermente sul posto e lasciando un bacio furtivo sulla guancia ruvida per la barba di Fabrizio.

-Ehm, quando posso suonare? -disse imbarazzato.

-Quando vuoi, anzi, fallo proprio adesso.

Lo prese per mano e lo portò su un piccolo rialzo dotato di amplificatori, microfono e sedia. Lo presentò al pubblico già su di giri per l'alcol e Fabrizio, dopo il suo solito respiro profondo, attaccò la strofa di una nuova canzone.

Non era abituato agli applausi scroscianti della gente ma, di questo passo, avrebbe potuto facilmente farlo. Dopo aver sorriso e ringraziato per tutti i complimenti, sistemò la sua chitarra in un piccolo ripostiglio, lontano da mani estranee, dirigendosi poi verso il bagno per darsi una sistemata.

Si asciugò il sudore che imperlava la sua fronte, sciacquandosi poi la faccia con l'acqua tiepida. Afferrò un asciugamano dal portasalviette tamponandosi il viso umido. Il rumore della porta che si apriva interruppe la sua azione. E quando i suoi occhi riconobbero, attraverso il riflesso dello specchio, la persona appena entrata, il suo cuore prese a battere furiosamente.

Insegnami ad amarti. - MetaMoro [IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora