Capitolo cinque.

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Odiava i film d'amore.

Li riteneva esagerati, inverosimili, fittizi. Non aveva mai creduto nel colpo di fulmine, nell'incontro fortuito con l'anima gemella, ammesso che ne esistesse realmente una, nel pensiero fisso verso essa, nel primo bacio nel momento esatto dell'inizio dei fuochi d'artificio o dopo una qualsiasi situazione troppo perfetta per essere reale. Non credeva nel matrimonio e nel per sempre.

Credeva nell'amore, sì, ma in quello spontaneo, in quello imperfetto. Aveva paura dei legami, delle cose continue.  Odiava le abitudini e la monotonia.

Eppure quel ricciolino in pochi giorni aveva ribaltato quelle che erano sempre state le convinzioni di Fabrizio, entrando nella sua mente e rivoltandola come un calzino, cacciando via qualsiasi altro pensiero per prenderne il dominio assoluto.

Era come se il suo cervello avesse smesso di funzionare, fermo all'istante in cui quella mano lunga e magra aveva toccato la sua pelle. Il fotogramma del suo viso coperto in parte dai ricci, era nitido nella sua mente anche quando chiudeva gli occhi, anche quando li strizzava forte nel vano tentativo di cacciarlo via. La sua voce risuonava nelle sue orecchie senza sosta, accompagnandolo come un fedele amico in ogni momento della giornata, portando Fabrizio sul punto di odiare quel suono seppur dolce e perfetto.

Ma ciò di cui si vergognava di più era la voglia che, suo malgrado, aveva di sentire quelle sue dita lunghe e bianche accarezzare la sua pelle olivastra e tatuata in punti ben più ampi di quanto avesse già fatto. Desiderava riascoltare la sua voce sicura e pronta a dare vita a commenti e domande impertinenti. Desiderava quel ricciolino, insomma, più di quanto avesse desiderato qualsiasi cosa in vita sua. Ardeva di un desiderio non solo fisico, bensì di conoscenza, di scoperta dei suoi segreti e delle sue stranezze, del suo modo di pensare, di ciò che amava e ciò che detestava. Desiderava poterlo conoscere almeno tanto quanto Ermal aveva dimostrato di conoscere lui seppur fossero ancora estranei.

Aveva buttato giù dei versi pensando a lui, sorridendo quando, rileggendoli, ad ogni parola pronunciata, un dettaglio in più del viso, del corpo o della voce di Ermal andava a prendere forma nella sua mente.

Non si riconosceva quasi più Fabrizio. Era diventato quasi patetico, ma aveva finalmente ritrovato quell'ispirazione che mancava ormai da troppo tempo.

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I suoi occhi saettavano impazziti da un punto all'altro del corridoio, impazienti di scorgere quella chioma folta e apparentemente morbida.

Aveva scoperto, tramite ricerche discrete fatte di domandine schive e fintamente disinteressate, la classe del riccio, di due anni più piccolo di lui. Era rimasto scioccato alla scoperta della sua più piccola età, ingannato dall'altezza e dal carattere irriverente del ragazzo che gli conferivano senza dubbio qualche anno in più.

Ma aveva poi pensato ai suoi ricci ribelli e scompigliati che ricadevano disordinati sulla sua fronte andando parzialmente a coprire il piercing sul sopracciglio ancora fresco, come aveva notato dal lieve rossore che contornava il metallo. Aveva pensato ai suoi lineamenti morbidi e giovani e alle sue gote lievemente rosate e ad un tratto Ermal non era più lo scontroso ragazzo che aveva conosciuto bensì un ragazzino di sedici anni, ancora alle prese con le sue crisi adolescenziali. E si era rimproverato Fabrizio di aver riposto attenzione solo alla sua parte più rude, senza soffermarsi su quella più fragile e giovanile.

Se ne stava fermo nelle vicinanze, pronto e scalpitante all'idea di rivederlo e impaziente di poter riascoltare la sua voce, anche a costo di subire le sue battutine.

E fu quando lo vide uscire a passo svelto dalla classe, sbattendo leggermente la fragile porta in legno, con i ricci che rimbalzavano per la velocità con cui camminava, che il suo cuore iniziò a battere talmente forte da sentirne quasi il battito in gola.

Rimase immobile, indeciso se richiamare la sua attenzione o aspettare che fosse lui stesso a vederlo. Ma non ebbe tempo di preoccuparsene poichè i suoi occhi incrociarono quelli scuri del riccio, questa volta accompagnati da delle venature di rosso che macchiavano la sua sclera bianca. Erano gonfi e stanchi, come se non avessero avuto pace per troppo tempo.

-Cos'è, mi spii adesso? -sputò fuori Ermal più pungente e insofferente del solito.

-No, stavo solo.. dio, Ermal ma cosa ti è..

-Prova a completare la frase e ti distruggo. -un passo verso Fabrizio ad accorciare le distanze e l'indice puntato contro a sottolineare la sua rabbia. -Non ho fatto altro che sentire questa domanda tutto il giorno, "cosa ti è successo Ermal?" , come se a qualcuno interessasse sul serio. È che a tutti piace il gossip, piace entrare nella tua vita senza permesso, come se avessero un qualche diritto per farlo.

Fabrizio rimase in silenzio, incapace di rispondere. Riconosceva il tono della sua voce, deciso come al solito, ma c'era qualcosa di diverso: non c'era più quella traccia di superiorità e comando bensì di rabbia e frustrazione. Avrebbe voluto stringerlo a sé ma sapeva che quel gesto non sarebbe stato accettato.

-Scusami, volevo solo aiutare.. -disse solo.

-Certo, tu sai fare solo questo, scusarti e soccombere. Non sei proprio la persona adatta ad aiutare me.

Diede le spalle a Fabrizio pronto a riprendere i suoi passi incazzati.

-Perchè tu invece che persona sei?

La voce alta ma incrinata di Fabrizio lo fece fermare e voltare.

-Non mi conosci e pretendi di sapere tutto su di me, di potermi fare la morale e sputare sentenze. Hai ragione, forse non sarò adatto ad aiutare una persona arrogante e scontrosa come te, ma conosco la gentilezza e l'empatia, sempre che tu conosca il significato di queste parole.

Fece un mezzo giro su se stesso e andò via, sentendo lo sguardo di fuoco del ragazzo perforargli la schiena in mezzo alle due scapole.

ANGOLO AUTRICE:
Perdonatemi per l'assenza, davvero!
Non è un bellissimo periodo per me e questo mi porta a non aver voglia di scrivere o addirittura a non trovare idee per la storia. Avevo anche pensato di metterla in pausa ma non sono stata capace di farlo. Perdonatemi per l'assenza e il capitolo mediocre, spero di potervi regalare di meglio al più presto.
Un bacio.❤

Insegnami ad amarti. - MetaMoro [IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora