Capitolo quattro.

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-Ben ritrovato, Fabrizio.

Odiava quel tono canzonatorio ma non poteva negare che risentirlo gli faceva provare emozioni a cui non riusciva ancora a dare un nome.

-E-ermal, che ci fai qui?

-Tu solitamente cosa ci fai in un bagno?

Ancora quelle domande ambigue, ancora il suo godimento nel vederlo in difficoltà.

-Beh, tante cose.

-Wow. Stiamo ancora parlando di bisogni fisiologici? -disse con un ghigno.

Sentì il viso avvampare e il calore espandersi lungo tutto il corpo fino a farlo sudare. Era incredibile come quel ragazzo riuscisse a metterlo tanto a disagio con una semplice parola o uno sguardo.

-Come diavolo fai? -disse subito dopo non aver ottenuto nessuna risposta alla domanda precedente tornando serio.

Quella frase pronunciata quasi con rabbia se la sentì addosso, per poi accorgersi di quanto effettivamente il riccio si fosse avvicinato a lui.

-A f-fare cosa? -disse con le parole che non riuscivano ad uscire fluide dalla sua bocca.

-Ad entrare così prepotentemente nei sentimenti della gente. A scombussolarla con poche frasi cantate a ritmo. Ad analizzarne le anime senza permesso. Come fai? Come ci riesci?

Aveva lo stesso sguardo che gli aveva rivolto la mattina in cui l'aveva visto per la prima volta, duro e intimidatorio. Ma questa volta Fabrizio non ne fu intimorito, la convinzione di aver finalmente trovato il suo tallone d'Achille, di aver fatto breccia nel muro invalicabile fatto di domande insidiose e battute pungenti con la sua musica, gli fece acquisire sicurezza.

-Mi viene naturale. Scrivo ciò che sono, ciò che ho vissuto. Sono un umano come te, proviamo le stesse sensazioni nonostante siamo diversi e sconosciuti. Per questo riesci ad immedesimarti nei miei testi. Scrivo semplicemente ciò che sento. 

-E se faccio così cosa senti?

Gliele sibilò nell'orecchio destro quelle parole, affilate ed eccitanti. Una mano lunga e bianca si posò sui suoi pettorali appena pronunciati e coperti dalla stoffa sottile della camicia bianca.

Ermal non è una persona a cui piace subire, si appuntò mentalmente Fabrizio. Se aveva sperato anche solo per un momento di poter ripagare quel ricciolino impertinente con la sua stessa moneta, ora era pronto a ricredersi subito. Aveva sviato il discorso su di sé per ritorcerlo contro il musicista stesso. Quei repentini cambi di espressione e argomento lo mandavano in confusione più di quanto facesse la vicinanza tra loro.

Fabrizio sentì le gambe cedere e il fiato mancare. Sentiva i brividi partire dal basso della schiena e la pelle d'oca ricoprire ogni centimetro di pelle, provocando un pizzicorio leggero ma fastidioso. La zona toccata da Ermal bruciava e fremeva per il contatto.

-Allora, ti hanno tagliato quella lingua lunga?

A ogni parola pronunciata con quella voce bassa e seducente, una gocciolina di sudore in più andava a poggiarsi sulla sua fronte.

-Sento, sento che la tua mano è calda.

'Bella risposta di merda Fabrizio, complimenti.'

-Oh, interessante. E se faccio così?

Le dita affusolate andarono a separare ogni bottone dalla rispettiva asola lasciando scoperto il petto tatuato di Fabrizio. La mano andò a tracciare il contorno dei tatuaggi giocando con la poca peluria presente.

-Via delle girandole. -lesse il riccio, scandendo ogni lettera man mano che toccava l'inchiostro. -Cosa significa?

-Ermal, s-smettila. -ebbe il coraggio di dire nonostante il suo bassoventre, se solo avesse potuto parlare, avrebbe urlato altro.

-Non hai risposto alla mia domanda. A nessuna delle due in realtà. -gli disse direttamente sul collo dove depositò baci leggeri e umidi.

-È una via di Viterbo. Mentre ero lì ho scritto molto e ho vissuto anche un periodo un pò movimentato ma molto importante per me, per cui..

-per cui hai deciso di imprimertelo sulla pelle, come se non ti fidassi solo della tua memoria, come se avessi paura di poterti scordare le emozioni che hai provato.

Continuava a torturarlo con le sue dita lunghe e magre che accarezzavano dolcemente i suoi pettorali.

-Esatto.. -sussurrò Fabrizio.

-Il modo per non scordartele, le emozioni, è far sì che siano fortissime tanto da disordinarti l'anima, rivoltarti gli organi, mandare in fumo il cervello. Adesso, per esempio, ci sto riuscendo?

-E-ehm.

Fabrizio non capiva se Ermal lo stesse provocando o aiutando. Quell'ultima frase aveva la parvenza di un consiglio dispensato nella maniera più inusuale ed eccitante che avesse mai visto.

-Cazzo Fabrizio, devi imparare a essere diretto. Parla. Dimmi quello che senti. Non tutti saranno disposti ad interpretare i tuoi silenzi.

Davanti a quelle parole dure e quegli occhi penetranti non riuscì a non obbedirgli.

-Si, ci stai riuscendo. Mi piace. -sussurrò imbarazzato con gli occhi bassi.

Un sorrisetto soddisfatto comparve sul viso di Ermal prima che quest'ultimo si staccasse dal corpo di Fabrizio privandolo improvvisamente del suo calore.

-Sei gay, non è vero? -sputò subito dopo.

-Eh?! -disse Fabrizio strabuzzando gli occhi.

-Oh, andiamo. Ti è piaciuto farti toccare da me e stamattina quando Giada, quella che tutti a scuola, almeno una volta, si sono sognati di fare, ti ha dato il suo numero tu l'hai buttato distrattamente nel tuo zaino. E chissà, magari è ancora lì.

Fabriziò inizio a domandarsi se Ermal possedesse qualche strano superpotere: si sarebbero potute spiegare molte cose tra cui il suo essere ovunque e sapere tutto. 

Aveva paura ad ammetterlo, paura che Ermal potesse rimanerne disgustato e non rivolgergli più la parola. Non era assolutamente disposto a permetterlo, non ora che il suo tocco gli aveva provocato brividi del genere. Non ora che voleva imparare a stampare le sue emozioni nella mente, così come il riccio gli aveva consigliato. Ma allo stesso tempo, negare una cosa che lui stesso aveva implicitamente ammesso sarebbe stato impossibile.

-Si lo sono. Questo ti crea problemi?

-Posso essere uno stronzo, ma non ho pregiudizi. -disse facendogli un occhiolino. -Sei simpatico Fabrizio. Ma devi sbloccarti, fuori ci sono tanti lupi pronti a sbranarti e con questo aspetto da agnellino ti faranno fuori prima che tu te ne possa accorgere.

-Non penso di essere un agnellino. -affermò Fabrizio contrariato.

-Ah si?! Peccato che il primo lupo lo hai già incontrato e sta già pregustando la carne della sua preda.

ANGOLO AUTRICE:
Ci ho messo un pò per pubblicare questo capitolo perchè non ne ero assolutamente sicura. Ho paura di aver un pò forzato le cose e di non aver fatto trapelare determinati aspetti del carattere soprattutto di Ermal. Ho deciso comunque di rischiare anche perchè, per quanto lo abbia modificato, l'idea iniziale rimaneva sempre questa.
Detto ciò, spero di non avervi deluso.
Un bacio.❤

Insegnami ad amarti. - MetaMoro [IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora