Cap 2 Capelli sporchi di argilla

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Mi alzai, era una mattina molto calda e soffocante, guardai fuori. Vedevo disperazione nelle persone, odio, fretta, stress, insomma odio verso tutto. Il bello è che tutto questo dovevo affrontarlo anche a scuola.
Uscii da casa per andare subito a scuola, incontrai due ragazzi, con la quale mi scontrai facendogli cadere tutti i fogli. Mi scusai con loro, erano un ragazzo e una ragazza di colore.
Allora gli dissi di scusarmi e erano anche molto simpatici, e quindi ci conoscemmo meglio, ma ad un certo punto suonó la campanella e quindi scappai in classe per non fare ritardo. Passata un'ora noiosissima di storia dell'arte, dove la professoressa ha fatto i suoi soliti discorsi del tipo che saremo tutti bocciati, cambiavano aula per andare a fare scultura. Il professore di scultura aveva delineato dei ruoli, che aprivano la vasca che conteneva l'argilla e che dirigeva la classe. Una mia compagna che aveva questo ruolo é una stronza, perché urlava sempre, era sempre arrabbiata con tutti senza un valido motivo e, soprattutto odiava tutti. Stava aprendo la vasca, e io la volevo aiutare, ma strilló di allontanarmi e che non gli servivo. Passata un'altra ora orribile stavamo chiudendo la vasca, mentre lei alzava il coperchio per chiudere la vasca si giró di scatto colpendo in testa e sporcarmi tutti i capelli di argilla. Tutti incominciano a ridere. Christian e Melanie si erano messi accanto a me e mi difesero ad ogni costo.
Finita l'ora, correndo, uscì in lacrime. Sentivo e risentito quelle voci rimbombarmi nella testa come se fosse colpa mia per qualsiasi cosa per tutto.
Tornata a casa mi abbandonati nel letto e, con le cuffie, incominciai a sognare un posto in cui tutto fosse perfetto senza problemi. E sarei rimasta per ore a sognare e sognare, senza lacrime, litigi, tutto meraviglioso, come la luna che arriva al suo culmine di altezza e illumina le acque, calme, del mare e trasparenti come un riflesso di uno specchio.
Andai a dormire e incomincia a sognare di tutto e di piú. Ero in un mare di posti allo stesso momento come la galassia piena di stelle, il mare pieno di pesci, un prato pieno di fiori, finché non capita in un universo vuoto, tutto nero. Mentre camminavo in questo universo, vidi una porta, bianca, che mi ricordava qualcosa, ma in quel momento non mi veniva niente. Aprí la porta, trovai quello che successe con l'argilla della mattina prima. Quelle risate, non mi scomparivano dalla testa, diventavano sempre piú forti, sempre di piú. Caddí in ginocchio a terra in lacrime. In quell'esatto momento sentivo tutto il peso del mondo caderci addosso e il mio cuore spezzarsi in mille pezzi di ghiaccio, perché senza amore non avevo come riscaldarlo. Sentivo sempre piú forte la paura della vita, del parlare o di fare qualsiasi azione con una conseguenza, la paura di morire, che tutto finisca in un colpo solo. Sentii delle catene stringermi di più tutto il corpo arrivando quasi a soffocarmi. Mi dimenai il più possibile e caddí in un vuoto sempre più profondo, svegliandomi infine nel mio letto come se nulla fosse accaduto. Ero tutta sudata, avevo paura. Nella vita reale ero come incatenata nel letto, dentro le coperte. Così le tolsi, persino il copri materasso.

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