Capitolo 3: Fanculo a te e a chi ti manda

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Mentre andavo via in macchina, e guardavo mia madre in lacrime, pensavo solo ad una cosa. All'odio che provavo verso quella persona. Quella persona che mi aveva pescato su da casa, senza preavviso, e che mi stava portando a morire. Solo una frase mi girava in testa. Fanculo. Fanculo a te, e a chi ti manda.
In quel momento, quasi come se mi avesse sentito, si girò dal sedile avanti l'uomo e mi disse:«Lo so, come ti senti. Vorresti tanto che io non esistessi, o comunque che non ti fossi venuto a chiamare. È così? Sì, è così. Te lo si legge in faccia. Ma non mi offendo mica, sai? Anch'io non vorrei che stesse succedendo tutto ciò. So che probabilmente non ne uscirai vivo da questa guerra. So che probabilmente, sarà stato solo uno spreco di vite, e non ci avremo guadagnato nulla, alla fine di tutto. Lo so. Ma la legge ti obbliga a fare ciò, ed obbliga me a venire a pescare la gente di casa in casa. Beh, a me obbliga la necessità di denaro, ma hai capito.»
«Non ne uscirò vivo vero?» gli chiesi.
«Uno dei miei difetti» disse «è quello di essere troppo franco. Diciamo che... hai il 25% di possibilità di sopravvivere. Il 5% è la possibilità che tu non vada in nessuna battaglia, o  comunque che non sia una battaglia seria, ed il nemico si arrenda subito.
Il 10% è la possibilità che tu resti nascosto e chiuso in un angolo, e che quindi tu soppravviva. Il restante 10% è che tu sia super sculato, e riesca a sopravvivere.»
Scoppiai a piangere. Cercavo di coprirmi il viso con le mani, ma era chiaro. Avevo paura. Paura di morire, di non vedere più la mia famiglia, la mia ragazza, i miei amici... paura di non vedere più il Mondo. Sapevo che se fossi morto, Dio avrebbe avuto una grande clemenza con me, nonostante io durante il cammino avessi ucciso qualcuno, perché lui sapeva che ero stato obbligato. Però... la paura c'era lo stesso.
«Tutto a posto, figliolo?» Mi chiese «So che la verità fa male, ma.. si scopre prima o poi! Dico bene?»
«C...erto..»
«Sai, ti racconterò una storia. Io ho combattuto nella Grande Guerra. (Ai tempi, il conflitto in corso non si chiamava "Seconda Guerra Mondiale, e quindi, di conseguenza, la Prima Guerra Mondiale era chiamata solo "La Guerra Mondiale") Avevo paura. Come te! Uguale identica. Ma guardami! Sono ancora qua, vivo! Io sono rientrato in quel 10% di soldati super sculati che sono riusciti a sopravvivere! In fondo, sarà un 30-40% di possibilità di sopravvivere, solo che a me piace fare il minchione, e ho ristretto un po' la possibilità.»
Mi misi a ridere. Quell'uomo che inizialmente odiavo, ora lo trovavo come l'unica persona che mi poteva capire, in quel momento.
«Sono proprio uno sciocco» disse «Come ti chiami?»
«Daniel Jackson.» risposi.
«Piacere Daniel. Io sono James Cottob.
Tra qualche ora dovremmo arrivare. Ti consiglio di dormire un po', Daniel, se non lo fai ora, te ne pentirai in futuro.»
«Va bene. Proverò a dormire un po'.»
«Bravo, così mi piaci.»

Passò qualche ora, e all'arrivo, venne a svegliarmi Cottob.
«Ehi... svegliati Daniel.. siamo arrivati. Io ti devo lasciare qua, andrò a pescare qualche altro ragazzino.»
«Dove siamo?» gli chiesi.
«Al migliore campo di addestramento dell'Ohio. Il "New military camp in Ohio". Nome originale, non trovi?»
«Ah ah ah.. già.»
«Senti, restiamo in contatto. Questo è il mio indirizzo di casa, scrivimi qualche volta. Anche quando sarai in quel macello, scrivimi. D'accordo?»
Annuì e presi il foglietto che lui mi diede.
«Sì. Lo farò.»
Lui mi guardò e mi sorrise. Quella fu l'ultima volta che lo vidi.

Storia di un CecchinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora