Capitolo 6

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Da: Harry

Andiamo ad una festa a casa di un amico, tu e Melody volete venire?

 

 

A: Harry

Hmmm certo, perché no? A che ora?

 

 

Da: Harry

Preparatevi per le 19.30, vi verremo a prendere a quell’ora.

 

 

            Riposi il telefono e guardai Melody. “Andiamo ad una festa tra” mi interruppi per guardare l’orario, “un’ora”

            Melody mi rivolge un sorriso. “Evvai!” esulta facendomi ridere.

            Vado in camera e mi faccio una doccia. Una volta finito mi asciugo i capelli e li piastro, mi trucco e poi vado nella cabina armadio per scegliere un outfit. Opto per un crop top con fantasia fiorata ed un paio di skinny jeans neri, ai quali aggiungo un tocco di colore con i miei tacchi verde acqua.

            Scendo poi in salotto dove trovo Melody, la quale è pronta per andare. Indossa un paio di shorts, una canottiera rossa e la sua giacca di pelle con le maniche a tre quarti, con un paio di tronchetti. Avevamo impiegato un’ora solo per prepararci, e presto arrivarono i ragazzi.

            Salimmo tutti sul minivan e partimmo per la festa. Quando giungemmo a destinazione e scendemmo dall’auto mi ricordai di momenti che avevo vissuto l’anno scorso, quando io ed Harry andavamo a delle feste e mi venne in mente quella volta in cui Harry si era arrabbiato perché James mi aveva messa all’angolo.

            La casa era gigante e la musica era a tutto volume, la musica di Pitbull veniva emessa dalle casse. Entrammo e fummo accolti da diverse persone che ballavano. Ci facemmo strada tra la folla, e presi per mano Melody guidandola verso dove veniva servito da bere. Presi per me e per lei un bicchiere di birra ciascuno.

            “Hai intenzione di ubriacarti stasera?” inarcò un sopracciglio.

            Ridacchiai scuotendo il capo. “Non credo che a mamma piacerebbe”

            Melody ride ed annuisce prendendo un sorso della sua birra. Presto inizia a parlare con una ragazza, ed io sento un paio di grandi mani calde sul mio ventre e mi immobilizzo, spaventata. Stringo il bicchiere. “Rilassati” sussurra la voce a me famigliare, il suo respiro caldo è sul mio orecchio. “Sono io”

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