Prima che Alice rispose al mio messaggio arrivò sera del giorno in cui Isaac si presentò a me, anche se non aveva risposto lei ma Julie, che mi aveva chiamata appunto per parlare meglio di tutta questa storia.
Almeno aveva visto il messaggio.
«Ma fammi capire» mi disse, dopo che le avevo spiegato filo per segno cosa avevo sentito da loro, di come avevo trovato quel foglio e il fatto che l'avessi nascosto in camera.
«Ve ne siete andati da qui per non avere a che vedere con la Luna Nera e anche li cercano di farci qualcosa?» la ascoltai, seduta sugli scalini davanti casa mentre che fumavo.
«A quanto pare» feci un tiro e buttai fuori il fumo «Tanto cerco di essere il più invisibile possibile, spero di riuscirci a sto giro.»
Julie rise. La sua era la tipica risata "asmatica", come la chiamavo io, ma era anche la mia preferita, siccome era contagiosa.
«Carol, volevi essere invisibile anche quando eri qui ma invece guarda com'è finita?» mi disse, quando riprese fiato.
Continuammo a parlare, a raccontarci gli ultimi avvenimenti, io della mia nuova scuola, lei di come le cose si erano stabilizzate dopo che me ne ero andata da li. Mi mancano tutte, Julie, Alice, Jade... il mio amato gruppo...
Dopo mezz'ora di chiamata, tra vecchi ricordi e nostalgia, ci salutammo, poi mi alzai dal gradino e feci per entrare in casa, quando notai una Jeep tutta rovinata che andava velocissimo, con dietro una figura nera, ma non riuscì a capire la sua forma, ma sapevo di averla già vista da qualche parte.
La figura si fermò e si voltò verso di me.
Quei puntini rossi, che immaginai fossero i occhi, mi fissarono intensamente, sentii dei brividi su per tutta la schiena e le gambe si fecero deboli.
Cercai di urlare, ma la mia voce fu come scomparsa, non uscì nessun suono.
Corsi dentro casa il più velocemente possibile, non so con quale forza, ma l'adrenalina fa miracoli, alla ricerca di un riparo.
Mi chiusi la porta dietro alle mie spalle.
Come se una porta di legno potesse fermare quella cosa.
Sentii il petto farsi sempre più pesante e iniziai a respirai a fatica.
Corsi in cucina, aprii un cassetto, dove tenevamo le spezie e altre erbe utili, di cui si occupava il compagno di mia mamma.
Udii la porta spalancarsi e sbattere contro qualcosa, quindi presi lo Strozza Lupo di scatto e tracciai un cerchio sul pavimento in ceramica, sperando che almeno così sarei stata al sicuro.
Vidi quell'essere entrare nella stanza, lentamente, come se stesse giocando al gatto con il topo.
Ormai aveva raggiunto il perimetro del cerchio.
Trattenni il respiro e chiusi gli occhi, mentre che quell'affare mi respirava a pochi centimetri di distanza.
"Ovvio." Pensai "A loro non fa nulla il Strozza Lupo."
«Presto, è qui!» qualcuno urlò. Mi voltai, con la schiena rivolta a quell'Essere.
Riaprii gli occhi e mi volta, davanti a me vidi Isaac, Stiles e Scott.
"Questi sono sempre ovunque?"
«Tranquilla, va tutto bene.» mi parlò Scott, con fare calmo e avvicinandosi lentamente a me.
Sospirai. «No, non va tutto bene.» risposi con fare scazzato.
Ruppi il cerchio e iniziai a girare per la mia cucina, con le mani tra i capelli.
«Cosa avete fatto?» dissi, alzando la voce. Loro mi guardarono con fare interrogatorio, probabilmente non si aspettavano che io sapessi di tutta questa storia.
«Scott, mi sa che lei sa qualcosa...» mormorò Stiles, al suo amico.
«Wow. C'è un genio tra di noi!» ero esasperata «Ripeto, cosa avete fatto? Perché vi stava inseguendo?» domandai, questa volta più calma.
«Tu sai cos'è?» chiese Scott. Mi appoggiai con una mano al bancone e li fissai.
«Si, ma non serve che lo sappiate voi. Cosa siete? Lupi mannari? Chimere? Kanima?»
«Lupi mannari» disse Isaac, indicando se stesso e Scott «e un umano.» indicando Stiles mi rispose Isaac. Mi passai una mano sul volto, rassegnata. «Perfetto...» dissi sospirando. Perché doveva finire così?
«Siete solo voi?» domandai ancora, andando verso di loro e oltrepassandoli, per guardare in che condizioni era la porta di ingresso.
Era caduta a terra, spaccata a metà. Imprecai, a bassa voce e tirai un calcio al muro, per poi sedermi a gambe incrociate sul pavimento.
Loro mi seguirono, Scott si abbassò vicino a me.
«Va... va tutto bene? Ti ha fatto male?»
Lo fissai. «Si sto bene, voi? Vi ha fatto male? Il Quod dico.» mi alzai da terra e guardai la porta, esausta da tutte quelle emozioni.
«Il Quod? Si chiama così?» chiese Stiles, avvicinandosi a me.
«Si, è latino, significa "essere". Il suo vero nome deriva dal tebano, ma nessuno lo sa quindi si usa il nome tradotto in latino.» risposi distrattamente.
«La vera domanda è: perché ce l'ha con voi?»
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pretium album
Werewolfla storia è ambientata a Beacon Hills, ma in mondo parallelo, prima dei cavalieri fantasma. La protagonista è Carol, che si è appena trasferita in questa città e, poco a poco, entrerà in contatto con il branco e i suoi segreti