Appoggiai il telefono sulle mie gambe.
Come. Come poteva aver fatto ciò. Tenni il viso rivolto al suolo.
«Tutto bene?» mi chiese Scott, palesemente preoccupato, probabilmente per la mia espressione in volto.
«Questi... esseri, hanno ucciso due mie amiche.» dissi, con voce ferma, con lo sguardo fisso su Isaac, che non riuscì a reggerlo per molto.
«Mi... mi dispiace» disse Scott, portandosi vicino a me, per poi appoggiarmi una mano sulla spalla. Mi voltai verso di lui, e vidi nei suoi occhi, la mia stessa malinconia che mi portavo dentro da tanto tempo. Rimanemmo in silenzio per qualche istante, poi ripresi a parlare, con il tono di voce più calmo possibile.
«Come stavo dicendo.» sollevai il libro, per far vedere l'immagine tipo del Quod: una testa, se così si può chiamare, più lunga del normale, dal quale era disegnata una nube nera che fuoriusciva da dei punti indistinguibili, il volto inesistente. Il corpo ricurvo, una grande gobba deforme sulla schiena, che sembrava avere dei visi giusto accennati. Una specie di tunica, bruciata, lo ricopriva, una mano ossuta, con le dita estremamente lunghe.
«Questo, signori, è un essere con il quale spero non abbiate mai più a che fare.» continuai, posando il libro al centro.
«Queste sulla sua gobba sono anime. Tutte le persone o spiriti che ha inghiottito.»
«Aspetta.» mi bloccò Stiles «Può mangiare anche i morti?» mi domandò, palesemente perplesso in volto.
«Si... Ho visto quando lo ha fatto, ma non sono molto sicura ci some sia avvenuto. Gli spiriti, se non sono tranquilli, hanno qualche questione da risolvere diciamo, tendono a tornare, no?» li guardai tutti mentre che andavo avanti con la spiegazione. «Ecco, c'era una specie di fantasma credo- non ne ho mai visti tanti in vita mia- e il Quod si è presentato e lo ha tipo... mangiato?» il tono della voce era titubante: non sapevo manco io cosa stavo stesse accadendo in quel momento, e i ricordi erano anche sbiaditi tra l'altro.
«Come fai a capirci? È tutto incasinato.» disse Isaac, prendendo il libro in mano e iniziando a sfogliarlo, facendo attenzione a non rovinarlo e soffermandosi in alcuni punti.
«Beh molte parti le ho scritte io.»
Sollevò il capo dal libro e mi guardò con gli occhi spalancati, incredulo.
«Davvero?» chiese ancora, guardando anche verso gli altri, per vedere la loro reazione.
«Mi offendi nell'orgoglio.» controbattei, fingendomi offesa. «I miei genitori si passano questo bestiario di generazione in generazione. Adesso è il mio turno.» continuai.
Presi una sigaretta nella mia borsa e me la portai alle labbra, alla ricerca nel mentre del mio accendino, che come al solito, sembrava scomparso.
Mi voltai, a un certo punto, per osservare dietro di me. Bloccai la mano, e per qualche istante non dissi più nulla. Iniziai a sentire pressione al petto e freddo.
Il respiro divenne irregolare.
Un canto in una lingua sconosciuta, forse tebano, ma non lo avevo mai sentito parlare. La canzone riusciva a trasmettermi inquietudine, senza manco capirne le parole.
Mi voltai, e vidi una figura nera.
Gli altri a quanto pare se ne accorsero, perchè Scott mi chiese se fosse tutto okay.
Voltai il capo di colpo, verso di lui, con gli occhi spalancati
«Si.» risposi distrattamente, senza manco guardarlo, per poi riprendere a frugare nella borsa, ma dopo essermi voltata un'altra volta, per controllare: la figura non c'era più.
«Il fatto è questo: non ho la minima idea di come fermarlo. Ergo, siamo fottuti.» finì di dire, accendendomi finalmente la sigaretta, per poi fare un lungo tiro da essa.
«Non siamo soli.» Lydia si alzò di colpo, con paura, e iniziò a guardarsi intorno, noi tutti facemmo lo stesso, poco dopo.
Eravamo tutti in ascolto, io con le spalle contro l'albero a cui ero appoggiata, Scott e Isaac con gli artigli e le zanne di fuori, pronti ad attaccare e sull'attenti, anche loro in piedi. Mi alzai anche io, lentamente e guardai in alto, fra i rami sopra di noi.
La figura di una ragazza era seduta, sorridente, che ci guardava dall'alto.
Nessuno di noi disse nulla, rimasero a guardarsi Isaac e gli altri, mentre io la fissai, con un misto di felicità e malinconia dentro di me.
«Ciao Jade.» le dissi, ricambiando il sorriso.
Si lasciò cadere, ma senza causare un tonfo o comunque qualsiasi di rumore sul terriccio, finendo a pochi metri da me.
Era vestita come nel mio sogno, esattamente identica a come la ricordavo, o almeno, dell'ultimo ricordo che avevo di lei.
«Come va dall'altra parte?» le domandai. Sentii le lacrime iniziare a salire, ma non potevo piangere davanti a lei. Quella morta era lei, non io, non avevo motivo di piangere.
«Noioso. Ma non ci posso fare nulla.» non si avvicinò, e non lo feci manco io, ma in compenso Lydia si portò leggermente avanti rispetto alla mia posizione, fece come per parlare, ma forse non sapeva manco lei cosa dire. Mi guardò, come per chiedere il permesso di avvicinarsi di più alla mia amica. Annuii, di risposta.
Venni strattonata per un braccio, finendo contro il petto qualcuno.
«Che cosa sta succedendo?» Isaac si abbassò verso di me, parlandomi all'orecchio. Quasi gli diedi una testata quando mi voltai per capire chi mi aveva afferrata così malamente. Mi allontanai il più possibile da lui, anche se ancora non aveva mollato il mio braccio.
«Una Banshee e un fantasma stanno parlando, direi.» gli risposi semplicemente, guardando davanti a me.
«Si, capitan ovvio, questo lo vedo, ma perchè c'è un fantasma qui?»
Scrollai le spalle, come se non fosse importante, un dettaglio insignificante. «Si vede che aveva voglia di fare un saluto.»
Ma le cose erano ben diverse; se c'era Jade, c'era il Quod.
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pretium album
Werewolfla storia è ambientata a Beacon Hills, ma in mondo parallelo, prima dei cavalieri fantasma. La protagonista è Carol, che si è appena trasferita in questa città e, poco a poco, entrerà in contatto con il branco e i suoi segreti