Capitolo 6

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Avevo gli occhi stanchi, lo sentivo. Troppe emozioni in una volta sola, troppe cose nuove, troppe persone nuove.
«Circa, una mia nonna lo era, mi ha tramandato i suoi poteri.» mi alzai nuovamente dal pavimento e mi voltai verso di loro.
«Quindi...quindi è per questo che sai tutte queste cose?» mi domandò Stiles, io annuii, ma non spiegai altro, sapevano fin troppo.
«Immagino non abbiate mai avuto a che fare con una strega... ma vi assicuro che non siamo come nei libri-» dissi, spostandomi per la stanza.
«Una nostra amica è una Banshee, se ti può interessare.» mi interruppe Isaac.
«Una Banshee... le acerrime nemiche di noi streghe... perfetto.» mi passai una mano tra i capelli, per metterli un minimo in ordine, mentre che pensavo come comportarmi con lei.
Come avrebbe voluto mia mamma, donna piena di pregiudizi, o come volevo io, ovvero sbattendomene?
«Le Banshee, in antichità, erano usate per trovare noi streghe, guidate dagli umani, naturalmente. Era contro il loro volere, ma molte streghe bigotte ancora le odia, perché credono che fossero le Banshee stesse a volerci uccidere, per gelosia del nostro potere.» spiegai, gesticolando come al solito.
Rimasero zitti. Probabilmente non si aspettavano nulla di tutto ciò, lo capivo anche, siccome non era una cosa da tutti i giorni incontrare una strega.
«Bene, andatevene ora. È quasi l'una di notte e vorrei dormire. Domani c'è scuola per tutti noi.» mi sforzai di sorridere, per fingermi simpatica.
«Non ci puoi mandare via dopo tutto questo!» ribatté Stiles.
«Voi qui non ci dormite eh, che sia chiaro.»
«Domani Carol ci spiegherà meglio, andiamo Stiles.» disse Scott tirandolo via e Isaac che lo seguiva ubbidiente.
Mi coricai a letto, immersa in quei pensieri che cercavo di dimenticare... in quel momento mi avrebbe fatto piacere essere normale, una ragazza umana che non attirava a sé i Quod.
Che per carità, poter mettere apposto camera con un incantesimo era molto comodo, ma rischiare non solo la mia vita, ma anche quella di altre persone non ne valeva la pena.
"Carol, muoviti!" mi sentii chiamare, da una voce familiare. Ero più leggera dell'aria, potevo toccare le nuvole... era bellissimo, indossavo un vestito leggero, bianco, l'unica cosa scura, oltre ai miei capelli, era la mia collana con il simbolo della pace.
Guardai in basso e vidi Alice, con il suo solito sguardo da pesce lesso, vestita colorata e i dilatatori con la galassia, i capelli al vento, che mi faceva le smorfie, vicino a lei Jade, vestita sobria come sempre, i capelli, scuri e lunghi, legati in una mezza coda, seduta sul prato con le gambe stese, anche lei che mi sorrideva. Poi Julia, i capelli rossi, tinti, gli occhi chiari agitati, emozionati forse, che mi chiamava ridendo di scendere.
Mi aspettavano in una raduna, il prato verde chiaro, il cielo azzurro pastello, senza neanche una nuvola.
Le raggiunsi, sorridente e felice.
Felice di vederle, dopo tanto, troppo, tempo che non eravamo tutte assieme
Appena mi avvicinai di più il prato fu risucchiato in un vortice, i colori pastello di prima furono rimpiazzati dall'oscurità. Rimanemmo sospette, tutte confuse. Dall'oscurità comparve un Quod, grande quanto un gigante. Delle mani scheletriche uscirono dall'ombra e presero Julie.
Mi voltai verso Alice e Jade, si erano già trasformate in lupi, alice con gli occhi rossi.
Mi guardai le mani.
Le unghie si erano allungate e annerite, portando il nero a espandersi su per le braccia, effetto fumo. Iniziai a urlare, ma al posto della mia voce uscii un urlo straziante, del liquido nero fuoriuscì dai miei occhi, un tempo verdi.
Mi alzai in aria e balzai addosso a quell'essere, nel tentativo di salvare la mia amica.
Caddi a terra. Prima di perdere i sensi vidi Jade e Alice distese a terra, che chiedevano il mio aiuto.
Mi svegliai tutta sudata.

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