Capitolo 3

27.4K 745 6.1K
                                    

Note della Traduttrice: Salve a tutti, volevo soltanto fare presente che questo capitolo non è betato. Mi prendo la piena responsabilità di tutti gli errori, ho rincontrollato tantissime volte, ma sicuramente qualcosa mi sarà sfuggito.



Capitolo 3

Alle cinque del mattino è di nuovo sveglio.

Il suo corpo si rifiuta di lasciare che si riposi. Si sveglia e i suoi piedi si stanno muovendo senza sosta sotto le lenzuola, e c'è una macchia fredda di sudore sul cuscino. Non si ricorda molto dei sogni che ha fatto, solo il buio, diverse tonalità di blu e rosso e verde nel mezzo a forme anonime, e un senso davvero, davvero terribile di disagio.

Si alza dal letto col sudore che gli si sta ancora asciugando in fondo alla schiena. C'è una luce, fuori in corridoio, che non si spegne mai, e entra dalle fessure della porta in una linea sottile. È di una tonalità abbastanza confortante di giallo, come per ricordargli che c'è qualcosa all'infuori di quella stanza, che il mondo gira ancora.

"Marcus?" prova a dire, giusto in caso lo avesse svegliato con i suoi movimenti, ma non ottiene risposta. All'improvviso è irrequieto, e ha bisogno di parlare con qualcuno, chiunque. L'ideale sarebbe sua madre, ma si è svegliato un po' troppo presto per poterlo fare.

Ha solo bisogno di – chiarezza. Ha bisogno di aiuto per capire cosa sta succedendo, cosa dovrebbe fare. Gli fa male il cuore, sempre, è pieno di lividi per essere caduto a terra troppe volte. Vorrebbe non avere più niente a che fare con tutto questo.

Forse, dopotutto, è ora di tornare a casa.

Harry attraversa la stanza per andare alla finestra, e la apre un poco. L'aria che scivola all'interno è dolce sulla sua lingua, ma non è abbastanza per sentirla sulla sua faccia – deve uscire.

Raccoglie dal pavimento le sue scarpe, che sono ancora buttate alla meglio ai piedi del letto, e se le mette in fretta. I suoi vestiti per il golf sono disgustosi, ormai, ma non si ferma a pensarci, si limita a aprire la porta, attraversare il corridoio, e bussare alla porta di Peter.

Peter la apre nel giro di pochi secondi, già vestito e perfettamente in allerta.

"Signor Styles," lo saluta, con l'accenno di un sorriso. "Va tutto bene?"

"Io – sì," dice Harry sbattendo le palpebre. "Scusami, non ti ho svegliato, vero?"

"Certo che no," dice Peter, sparendo dalla sua visuale per prendere una camicia da mettersi indosso e poi uscendo. "Immagino che le piacerebbe uscire?"

Harry si guarda – una gamba dei suoi pantaloni è infilata in un calzino, e ha le stringhe delle scarpe sciolte.

"Scusami," dice di nuovo, triste oltre misura. "Uscirei anche da solo, ma non volevo andarmene senza dirlo a nessuno – "

"Signor Styles," lo interrompe Peter, mettendo una mano pesante sulla spalla di Harry. Quel gesto è adorabile. Lo tranquillizza. "Venire da me è stata la cosa più giusta da fare. Sono qui per proteggerla, si ricorda?"

Harry sorride leggermente. "Non penso che qualcuno sia appostato fuori da un bed and breakfast a Stroke."

"Non si sa mai," dice Peter, e comincia a camminare per il corridoio. Harry lo segue come un piccolo anatroccolo, immediatamente molto più a suo agio. Peter non sa cosa stia affrontando Harry, ma è stato testimone di ben più di uno dei suoi spettacolari crolli nelle ultime settimane, e è sempre lì, sempre assolutamente calmo, come suo solito.

In più, una volta tanto lo fa solo sentire bene che sia qualcun altro a guidarlo.

Passano velocemente davanti alla fioca luce della reception e escono per trovarsi in una fresca notte estiva. Le strade sono deserte, come ci si poteva aspettare, e le orecchie di Harry si riempono di un brusio molto piacevole che viene dal fiume. Le sue guance si sono scaldate senza che lui se ne fosse accorto – l'aria notturna è magnificamente fredda su di esse.

Got The Sunshine On My Shoulders || Italian TranslationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora