Losing Game

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n.a.
ehi pipol, ciao! allora, innanzitutto, prima di cominciare, spero veramente che la storia vi piacerà. poi, volevo solo avvertire che questa è una storia puramente inventata dalla mia mente disagiata (lol), non sono cose successe nella realtà. detto questo, vi lascio alla storia! ah a proposito, questo capitolo sarà leggermente corto perché è più che altro introduttivo, e sarà un pochino scombussolato ma non preoccupatevi, i prossimi saranno più lunghi ed emozionanti!
ps: QUANTI ORGOGLIOSI DI IRAMA PER AVER VINTO AMICI? io sono fierissima, anche se mi spiace per quel piccolo patato do Ein, ma sono fiera anche di lui perché ha raggiunto la finale ♥
~Sara

Da piccolo Filippo Maria Fanti, che però si faceva chiamare Irama dagli amici più cari, aveva un migliore amico che veniva da Cuba. Non sapeva come mai, ma quel bambino aveva subito attirato la sua attenzione, forse per il suo accento latino o forse perché voleva farlo sentire a proprio agio. Non sapeva nemmeno cosa lo spinse veramente, seppe solo che le sue gambine lo portarono di fronte al cubano, il quale lo guardava leggermente spaventato.
-Ciao- disse Filippo. L'altro bambino lo salutò con la mano.
-Come ti chiami?- continuò.
-¿Mio nombre? Einar- rispose il bambino, e Filippo capì ciò che gli aveva detto in spagnolo, senza sapere come aveva fatto. Filippo allungò la mano sorridendo ed Einar gliela strinse, ancora un pochino titubante. Il bimbo con gli occhi verdi smeraldo si presentò sempre sorridendo ed anche l'altro sorrise.
-Filippo- ripeté Einar. Filippo annuì allegro e si disse di insegnargli l'italiano da quel momento.
Più passavano tempo insieme, più Einar imparava l'italiano ed insegnava lo spagnolo all'altro, facendo crescere sempre di più il rapporto tra di loro. Al decimo compleanno di Filippo, Einar si presentò in netto anticipo a casa Fanti e aveva portato un regalo che non era grande quanto gli altri, ma era più importante: due piume celesti. Inizialmente Filippo non sapeva come mai avesse portato due piume, così decise di chiedergli il motivo.
-Ein, come mai queste due piume?-.
-Beh, perché indicano libertà, ma anche autocontrollo. E poi mi piaceva l'idea che sono sia verdi che azzurre come i nostri occhi- rispose Einar mentre prendeva due bicchieri. Solo in quel momento Filippo si accorse che aveva guardato quelle piume solo da un verso, così le girò e vide il verde dei suoi occhi, per poi sorridere ed abbracciare di sorpresa l'amico.
-Gracias- aveva detto semplicemente, ma quella parola bastò per far sorridere Einar.

Col passare del tempo, il rapporto tra i due continuava ad aumentare.
-Sai Fil, se non sapessi che sei etero direi che ti sei preso una bella sbandata per Einar- gli disse Jolanda, sua sorella, una sera a cena. Per poco il quindicenne non si strozzò con il boccone di frittata appena messo in bocca. Come poteva dire una cosa del genere?
-Che intendi?- chiese tranquillamente Filippo.
-Che intendo? Ma ti sei mai visto mentre stai con lui? L'altro giorno Einar mi ha salutata mentre passavo davanti alla tua stanza, ma tu eri troppo preso dai suoi occhi per accorgerti di me- replicò la sorella allegramente. -Vedi, secondo me tra un po', o anche tra molto tempo, sarai perdutamente innamorato di lui, tutti si innamorano del proprio migliore amico- continuò la ragazza. Filippo non voleva continuare la conversazione poiché era imbarazzato e non poco, così diede la buonanotte alla sorella e se ne andò subito in camera. Osservò quelle piume che aveva appeso alla bacheca e subito dopo si mise un cuscino in faccia, ammirando il buio più totale. Erano giorni che non vedeva Einar, provava a chiamarlo ma nulla. Decise di andare a casa sua nonostante fossero le undici di sera passate, così mise le scarpe e scese di corsa in garage per prendere la bici. Pedalò fino ad arrivare davanti a casa Ortiz e dopo essersi fermato davanti al vialetto, si sentì d'un tratto vuoto e solo. La casa di Einar era in vendita e non c'era nessuna luce accesa, nessuna macchina davanti al box e nessuna decorazione della mamma di Einar sulla porta.
Si era trasferito, senza dirgli nulla. Si sedette sul gradino davanti alla porta della casa oramai vuota e sentì che le lacrime stavano per scendere, ma cercò di ricacciarle indietro, piangere non avrebbe fatto tornare indietro il cubano. Da quel momento Filippo, deluso dal comportamento di Einar, divenne più duro con tutte le persone che lo circondavano e non dava a vedere le sue emozioni, ma di esprimersi solo

7 anni dopo
Il suo sogno si era realizzato: era entrato ad Amici, il programma in cui finalmente poteva mostrarsi per quello che era, un cantante autodidatta. Quel pomeriggio arrivò a Roma col treno e si trovò ad ammirare la capitale estasiato, abituato alla sua Monza, come un bambino che ha visto il giocattolo più bello del mondo alla vetrina. L'appuntamento con i concorrenti era alle 18, quindi decise di visitare la città. Visitò la Fontana di Trevi e lanciò una monetina, esprimendo un desiderio. Comprò due calamite, una del Colosseo e l'altra della Fontana, poi guardò il cellulare e vide due messaggi, uno da parte di sua sorella ed uno da uno sconosciuto.

Da Jolanda:
Ehi Fil! Spero che il viaggio sia andato bene, appena arrivi in città mandami un messaggio! Mi raccomando, fai attenzione e soprattutto divertiti. Ti voglio bene.

Filippo sorrise leggendo il messaggio e le rispose subito:
Ehi! Sono arrivato più o meno da un'ora e sto visitando la città, alle 18 ho l'incontro coi miei compagni d'avventura e sono emozionato! Divertiti anche tu senza di me hahaha! Mi manchi già, ti voglio bene anche io.

Subito dopo aver mandato il messaggio, si diresse verso l'edicola più vicina per chiedere informazioni riguardo il luogo dell'hotel e per comprare i biglietti del pullman. Ringraziò e subito andò alla fermata del pullman più vicina, lesse gli orari e per sua fortuna il pullman stava passando in quel momento.

Non appena arrivò in hotel, si accorse subito di un gruppo di ragazzi che chiacchieravano animatamente. Uno di loro, un ragazzo biondo che aveva l'aria da duro, si voltò nella direzione di Filippo, seguito poi da tutti gli altri, e gli fece segno di avvicinarsi a loro. Filippo li raggiunse.
-Tu devi essere il nuovo, giusto? Io so' Simone, e il nome d'arte è Biondo- si presentò il ragazzo che si era voltato per primo.
-Piacere, sono Filippo, ma puoi anche chiamarmi Irama- rispose Filippo stringendo la mano a Simone.
-E come mai c'hai quelle piume?- chiese poi il biondo indicando le orecchie.
-Mi portano fortuna da quando una persona a me cara me le regalò- rispose e per un secondo sentì una leggera fitta al petto.
-So' belle, me ricordano gli occhi de n'amico mio, sai? Vabbeh, vieni con me, te porto in camera e te sistemi un po', okay?-.
Filippo annuì e seguì Simone all'interno dell'hotel, mentre cominciavano a conoscersi. Filippo scoprì in Simone un nuovo amico, vide come riusciva a farlo sentire a suo agio ed era contento di avere lui come "guida".
-Questa è camera mia, ce stanno le cose mie e dell'altro compagno de stanza, tu tranquillo prendi il letto libero e quando hai finito torna giù nella hall- disse Simone porgendogli le chiavi. Filippo annuì, aprì la porta e vide due letti con le valigie ormai vuote sopra ed uno vuoto, che raggiunse subito e ci si sdraiò. Chiuse gli occhi pensando ancora alla sensazione di essere lontano da Monza e da sua sorella, ma si sentì anche fiero di sé stesso per aver raggiunto il suo obiettivo.
Il rumore di una porta che si era aperta riportò il monzese alla realtà, subito si voltò nella direzione del rumore e vide un ragazzo uscire, probabilmente il secondo compagno di stanza oltre a Simone.
-Ciao- disse Filippo mentre il ragazzo aveva l'asciugamano davanti al viso. Questo sobbalzò, probabilmente non si aspettava di sentire un'altra voce nella stanza. Si tolse l'asciugamano dal viso e guardò Filippo, il quale sorrise e si alzò per andare a stringere la mano al suo compagno di stanza.
-Sono Filippo- continuò. L'altro ragazzo non rispose, era concentrato a guardare qualcos'altro.
-Le piume..- disse l'altro dopo qualche istante e per un attimo Filippo lo guardò strano.
-Sì, me le regalò un mio vecchio amico, anche se non so più se considerarlo tale dopo ciò che fece, e da quando ho cominciato a scrivere canzoni mi hanno sempre portato fortuna. Indicano libertà, ma anche autocontrollo- disse Filippo, ricordando le esatte parole di Einar quando gliele regalò.
-E sono un contrasto fra il verde e l'azzurro- sussurrò l'altro, ma Filippo lo sentì e per un secondo rimase come paralizzato. E se..
-Beh... Non mi hai ancora detto come tu chiami-. Filippo in quel momento guardò, per la prima volta, gli occhi del ragazzo. Azzurri come il cielo sereno.
-Fil.. Sono Einar- rispose il ragazzo, e Filippo sentì qualcosa nel petto, il battito del cuore che aumentava anche se non sapeva se per rabbia o per gioia. O per entrambe.

Aveva ritrovato Einar.

ᴛɪ ᴘʀoᴍᴇᴛᴛo ʟ'ɪɴғɪɴɪᴛo // ᴇɪʀᴀᴍDove le storie prendono vita. Scoprilo ora