08/Ti Chiedo Scusa (pt1).

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Il giorno seguente era lunedì, la scuola aveva già riaperto, ma io non avevo nessuna intenzione di andarci.
Quando sentii suonare la a, la spensi e mi nascosi di più sotto le coperte.
Non avevo nessuna intenzione di andarci, non a evitarne per niente voglia di alzarmi e stare in mezzo a tutta quella gente. Ma soprattutto, non avevo voglia di vedere Chenle.
Era colpa mia, lo sapevo bene, e non mi sentivo in grado di vederlo o parlargli. Avevo spento il telefono, per evitare eventuali chiamate, e chiuse le persiane delle finestre, per evitare che i raggi del sole mi disturbassero mentre cercavo di riprendere sonno al mattino.
Avevo già pensato a cosa avrei fatto tutto il giorno: sarei stato nascosto sotto le coperte nel letto, finché i miei genitori non se ne andassero, poi avrei mangiato qualcosa e sarei tornato a nascondermi chiuso in camera mia con qualche snack da mangiare per il resto della giornata.
Continuavo a perfezionare questo mio piccolo piano, quando sentii bussare alla porta.
"Jisung." Era mia madre, la sua voce era calma e tranquilla.
"Mi fai entrare per favore?" Mi chiese.
"Se mi fai entrare parleremo insieme, così potrò aiutarti." Continuò con voce tranquilla.
Pensai ai pro e contro di spiegare a mia mamma cosa fosse accaduto, e decisi di farla entrare.
Mi alzai e andai alla porta, facendo schioccare la chiave nella serratura, poi tornai a sdragliarmi a letto.
"Jisung, sto entrando." Disse, aprendo la porta lentamente.
Mi ero nascosto completamente sotto alle coperte, perché non volevo che mi guardasse in viso. Sapevo che si sarebbe accorta che avevo pianto.
Si sedette sul letto vicino a me, e iniziò piano ad accarezzarmi la schiena da sopra le coperte.
"Vorrei tanto sapere perché tu adesso stia così male."
"Ho la febbre." Dissi in un sussurro.
"Non è vero. Se fosse la febbre saresti venuto subito da me, e non ti saresti nascosto qui. Lontano da tutti e da tutto."
Non risposi, feci finita di non aver sentito.
"Vorrei tanto saperlo... Ma non voglio costringerti a dirmi un qualcosa che non vuoi dirmi.
Sai che se hai bisogno, puoi venire da me e dirmi tutto quello che vuoi. Io non ti giudicherò e ti amerò sempre. Perché sono la tua mamma." Continuò ad accarezzarmi dolcemente la schiena, per tranquillizzarmi.
Lo sapevo bene, quello che mi aveva detto. Sapevo di potermi fidare di lei, perché lei non mi tradirà mai. È sempre stato così, e so che lo sarà per sempre.
Non risposi ancora. Volevo dirle tutto, ma non riuscivo a trovare il coraggio necessario per farlo.
Restai in silenzio, aspettando le sue prossime parole.
"Perché non vai a scuola oggi, e magari ne parliamo ai tuoi amici, visto che con me non vuoi parlare." Sentii nell'ultima frase un po' di delusione e tristezza, ma non rabbia come avevo pensato.
"Ve bene." Dissi con un filo di voce.
"Va bene, allora preparati e ti aspetto in cucina con la colazione pronta." Disse, per poi uscire dalla stanza, lasciandomi solo.
Mi dispiaceva non parlarne con mia mamma, ma in quel momento non volevo parlarne con nessuno.
Mi vestii con calma, e mi preparai in bagno sempre lentamente. Non avevo fretta, anche se sapevo che la scuola non aspettava me, feci tutto quello che dovevo fare con calma.
Andai in cucina, dove vidi mia madre seduta al tavolo con una tazza di tè ancora caldo che sprigionava un buon profumo, e dei biscotti su un piattino accanto alla tazza. Sì alzò e mise in un piattino dei biscotti e poi appoggiò il piatto nel posto in cui mi sedevo io solitamente a tavola. Prese la mia tazza blu preferita dal mobile, e la riempì d'acqua bollente che era contenuta nel pentolino.
Decimo colazione insieme, senza parlare, con calma.
Finito di fare colazione, presi il mio zaino e seguii mia mamma verso la macchina. Di solito andavo a scuola a piedi, ma quel giorno se ci fossi andato da solo sarei arrivato in ritardo. Quindi mi portò mia madre prima di andare a lavoro.
Fermò la macchina di fronte a scuola. La campanella era già suonata visto che non c'era nessuno fuori dall'istituto, ma ero in ritardo di meno di due minuti, quindi né io né mia madre ci preoccupammo.
La salutai, e mi incamminai verso la mia aula.
Entrai e salutai l'insegnante, che non aveva ancora iniziato a spiegare la lezione, e mi diressi a al mio banco con la testa bassa.
Appena mi sedetti, qualcuno parlò.
"Ciao Jisung." Lucy mi sorrise.
Non volevo crederci.
Lucy si era appena trasferita nella mia città, ma non sapevo che avrebbe frequentato la mia scuola, e soprattutto, la mia classe!
Ho no...
La salutai con un cenno del capo, e mi girai dall'altra parte, facendo finta di cercare qualcosa nello zaino.
L'insegnante iniziò a spiegare la lezione, e io continuai a pensare a Lucy e a Chenle.
E adesso come faccio...?
Continuavo pormi questa domanda per tutte le prime due ore di lezione.
Appena suonò la campanella che avvisava dell'inizio della ricreazione, mi alzai velocemente e mi scappai in bagno. Non mi voltai indietro anche quando sentii Lucy chiamarmi.
Entrai in bagno e aprii il rubinetto, lavandomi il viso con acqua fredda. Sentivo il bisogno di rinfrescarmi.
Mentre mi asciugavo il viso con la stoffa della maglia che avevo in dosso, sentii qualcuno entrare.
Alzai lo sguardo e attraverso lo specchio, vidi Chenle. Mi stava guardando con serietà.
Mi girai, e ci guardammo negli occhi. Abbassai lo sguardo, non volevo che mi guardasse. Mi sentivo ancora in colpa per quello che era successo il giorno precedente. Volevo chiedergli scusa, spiegargli la situazione, ma quando aprii la bocca per parlare, entrò in bagno Jeno, che mi avvisò che c'era una ragazza che mi cercava.
Chenle distolse lo sguardo. Io abbassai il mio, ed uscii dal bagno.
Lucy era poco distante dalla porta del bagno, e si guardava in torno con fare sperduto e ansioso.
"Jisung!" Mi si avvicinò quando mi vide.
Parlammo un po', girando per la scuola. Le feci fare tutto il giro della scuola, dicendole dove fosse ogni cosa.
Non ero arrabbiato con lei per la storia con Chenle. Non era colpa sua.
Beh, in realtà era colpa sua, ma lei non lo sapeva. Non sapeva niente di tutta questa storia.

.Il Nostro Sentiero Magico. ~ChenSung~ -Ita-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora