TO LOSE

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Squall non aveva che due certezze nella vita. Solo due, le stesse che avevano tutti i SeeD presenti nel Garden di Balamb. Non erano cose che normalmente pensava; tendeva a lasciarsele scorrere addosso, esattamente come gli era stato insegnato: avere pensieri disturbava la concentrazione, la lucidità ed il sangue freddo, le tre cose più importanti durante una missione.

Ma in quel momento, svaccato sul letto e con la noia che lo lavorava a dovere, non gli venne in mente nessun motivo per non pensarci. Erano certezze: voleva dire che non c'era modo di evitarle, indipendentemente da quanto si fosse allenato e da quante e quali cariche avrebbe ricoperto. Matricola, SeeD, Comandante, Cavaliere della Strega, non importava: era certezze e non si discuteva.

Prima certezza della vita: si muore. Tutti. Nessuna eccezione.

Seconda certezza: l'ultima missione attiva per tutti.

Con un sospiro si alzò e si avviò alla mensa, in compagnia di una sorda voglia di caffè. Era arrivata una richiesta di intervento due giorni prima: i clienti erano stati Watt e Zone dei Gufi del Bosco. Dicevano che Timber era prossima alla liberazione e, come da contratto, i SeeD dovevano intervenire. Il preside aveva dato disposizione perché partissero tutti tranne Squall: lui era stato assegnato ad un'altra missione più lontana e, anche se nessuno ancora lo sapeva, più personale.

Rinoa era andata con loro: non poteva non essere presente alla liberazione di Timber e lui l'aveva capita. Alla sua richiesta aveva annuito una volta sola, mentre lo stomaco gli si contorceva per la paura di vivere un'altra esperienza come quella infantile, un sorellina-io-sono-solo-bis. Lei, percependo il suo terrore, gli aveva stretto leggermente il braccio e gli aveva sorriso.

"Tornerò" aveva promesso, sussurrando con una tale dolcezza che in qualche modo anche lui si era convinto. "Io voglio stare con te, Squall: solo che...non sai da quanto tempo aspettiamo una cosa del genere: io ho bisogno di essere lì quando avverrà. Quando sarà tutto finito tornerò qui da te".

Come poteva dirle di no, di non lasciarlo solo, della sua folle paura di non vederla più? Era una cosa sua, una cosa che per un sacco di tempo aveva lavorato, combattuto, una cosa che aveva lasciato da parte per seguire lui in una campagna che non le era veramente appartenuta finché non era diventata Strega. Ma quando lo era diventata era già troppo tardi: lui teneva a lei e lei teneva a lui. Era già comparso quel sottile, indistruttibile legame che li aveva portati sul balcone del Garden, quando lui l'aveva presa per la vita e l'aveva baciata.

Il quel momento, almeno nella sua mente, tutto c'era meno l'indipendenza di Timber.

La convinzione di non essere più solo.

Prese il caffè seduto alla mensa, ignorando le occhiate ed i sussurri ammiccanti nella sua direzione dei cadetti SeeD, delle matricole che avevano sicuramente sentito parlare di lui e delle ragazze che, Irvine insegna, non c'era nulla al mondo che le attraesse più di un eroe che ha salvato il mondo.

Il mondo? No, lui era andato avanti: l'eroe che salva il mondo c'è solamente nei romanzi, nei film e nei videogiochi. Lui aveva salvato il tempo e questo voleva dire il mondo di ieri, di oggi e di domani, di tutti i domani. Ogni domani che quelle persone avrebbero avuto lo doveva a lui ed alla sua squadra di elementi che alla cerimonia dei diplomi non valevano più di quelli che stavano loro accanto.

Lui lo sapeva e se ne fregava di tutti quegli sguardi ammirati e delle occhiate languide e perse delle ragazze che incrociava nei corridoi. Si volse verso la finestra ed il suo sguardo si perse verso la terraferma: il Garden aveva scortato la squadra a Timber e poi si era mossa verso Winhill senza lasciare il mare. L'avrebbe lasciato poco distante dal villaggio e poi avrebbe fatto rotta nuovamente nei pressi di Timber, città a quell'ora meno occupata ma non per questo libera.

Il Cuore del LeoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora