Laguna si fermò davanti all'ospedale con una confusione nella testa che lo destabilizzava: negli ultimi giorni era stato bersaglio di tante di quelle notizie che fino a qualche giorno prima non aveva saputo nemmeno da che parte girarsi per prima. Il colloquio con Odaine, il meeting con le forze di Galbadia, la telefonata di Quistis per dirgli che suo figlio era in riabilitazione per una lesione alla spina dorsale.
E poi quell'ultima chiamata da parte del preside Cid; la burocrazia esthariana non ammetteva sentimentalismi come un figlio sulla sedia a rotelle, non nei confronti del presidente, ed era stato con un sollievo quasi fuori luogo che aveva ascoltato il preside del Garden di Balamb riferirgli la notizia di uno Squall che aveva tentato il suicidio. Un fatto così assurdo, così decisamente non-da-Squall, aveva allarmato anche Kiros e Ward, che lo avevano messo sulla Lagunarok ed impostato personalmente il pilota automatico per Deling City.
“Con il tuo senso dell'orientamento rischi di finire a Trabia” aveva commentato l'amico. Avrebbe replicato in modo sagace, il presidente Laguna, ma in quel momento non gli era venuto in mente nulla che potesse rendere giustizia ad un affronto simile.
Il viaggio era stato un soffio, nell'ospedale l'avevano riconosciuto, ma davanti alla cortese ed emozionata infermiera seduta all'accettazione non riusciva a sentirsi il dirigente dell'unico continente in grado di rivaleggiare con Galbadia, ma solo un padre che faceva visita al figlio nell'ultimo posto in cui avrebbe voluto trovarlo.
Guardò l'orologio e, con un sospiro, si frugò nella tasca. Odaine era stato chiaro nel raccomandarsi di non sgarrare gli orari e lui non aveva la minima intenzione di farlo; guardò la piccola pastiglia gialla per qualche secondo, poi se la cacciò in bocca, deglutendo e pregando che non si incastrasse in gola. Ci mancava solamente quella: non bastava suo figlio sulla sedia a rotelle, vero?
Quando l'uomo entrò nella stanza temette di perdere il controllo e di scoppiare in lacrime come un bambino; Squall era sul letto, con sguardo perso fisso verso la finestra, pallido e sconvolto, mentre Rinoa era accanto a lui, con una mano tra le sue e gli parlava con un sorriso tirato, stanco. Quando la ragazza si volse vide tutto il dolore, lo smarrimento, l'incapacità di essere forte in un momento in cui lei per prima aveva bisogno di essere incoraggiata. Eppure ci stava provando: voleva, doveva essere forte. Per Squall, per il suo Squall. Ringraziò il cielo di aver preso quella pastiglia fuori dall'ospedale: avrebbe implicato spiegazioni che in quel momento sarebbero state solo deleterie.
Fu messo al corrente della giornata: la solitudine, la depressione che stava lentamente mangiando suo figlio e la decisione che era stata resa pubblica da Rinoa ai pochi intimi presenti in quella stanza. Laguna capiva: doveva andarsene da lì e ricominciare.
La visita successiva fu al preside Cid. L’uomo lo accolse con un sorriso distante, che sovrastava a fatica i pensieri che aleggiavano nella sua testa.
“Salve presidente Loire” salutò vago, come lo vedesse per la prima volta. ”Posso offrirle qualcosa?”.
“No grazie” declinò rispettosamente l’uomo. Potresti offrirmi la possibilità di evitare che Squall ritenti quello che ha fatto nel cortile e che magari ci riesca: la prossima volta Quistis potrebbe non essere lì.
“Rinoa è venuta a parlarmi” disse. “Mi ha riferito la decisione di Squall”.
“Quindi…?” chiese l’uomo. “C’è qualche problema?”.
“Un mare di problemi” rispose Cid. Laguna si sedette senza che gli venisse offerta: Caraway l’avrebbe folgorato sul posto, ma era proprio perché c’era il preside del Garden di Balamb si permise di non seguire il galateo politico.
Era in compagnia di amici ed era di suo figlio che si parlava.
“Mi illustri” invitò. Cid sospirò: era strano quanto apparisse stanco ai suoi occhi e si sorprese a pensare che probabilmente lui dava quella stessa impressione.
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Il Cuore del Leone
FanfictionIn seguito ad una ferita in missione, Squall scopre tutto ciò che aveva sempre cercato di non essere. Ma scopre anche che non bastano le proprie forze per rialzarsi dal baratro in cui è caduto.