Il Gunblade non s’inceppa mai: questa era la frase che ha promosso la diffusione di un’arma innovativa all’interno dell’esercito Galbadiano.
Bisognava tornare indietro ai tempi della prima Guerra della Strega: allora la richiesta di armi includeva parecchie azioni di spionaggio e addirittura di sabotaggio tra le industrie di armi da fuoco e quelle bianche. La proposta di un ibrido che accontentasse entrambe le parti era sembrata veramente un’ottima idea e la prima cosa che Galbadia aveva pensato era stato darlo in dotazione all’esercito.
Ecco l’arma che ucciderà la Strega e porrà fine alla guerra. Spada o fucile? Perché scegliere, quando si possono avere entrambi! Il Gunblade, l’arma infallibile: non si inceppa mai.
Non si inceppa mai.
Non ci misero molto a capire che quell’arma non appianava le divergenze tra le industrie di armi: le vendite dei Gunblade sotterrarono in poche settimane quelle di qualunque altra arma e presto le industrie non ebbero altra scelta se non quella di specializzarsi sul loro commercio e produzione. Gli eserciti continuarono la guerra con talmente tanti Gunblader che era strano trovare qualcuno sprovvisto.
Esthar ovviamente ci mise il suo: le falci erano a raggio inferiore, e vero, ma vogliamo mettere la comodità? La rapidità di estrazione nonché il perfetto bilanciamento? Qualcuno riuscì persino a trasformarlo in un’arma da lancio.
Spada, pistola e boomerang tutti insieme: si può desiderare di più?
La prima versione del Gunblade pesava nove chili da armato. L’esercito galbadiano chiamò pomposamente esperti del Gunblade chiunque fosse tornato da una battaglia con l'arma ancora in pugno e, a guerra finita, Galbadia contava ancora il maggior numero di fruitori di questa miracolosa arma che mai una volta si era inceppata.
Il Gunblade concepisce solo la morte, non ha importanza di chi.
Nelle settimane successive, i primi sconvolgenti clamori: i più fortunati se la cavarono con un’artrosi cronica, ma non mancarono casi di necrosi ossea. La spiegazione fu immediata, breve e lapidaria: troppo sbilanciato sulla lama.
E cosa si aspettavano? Che un metro di lama pesasse esattamente come venti centimetri mal contati di fucile? Della serie più sono grossi più sono stupidi. L’esercito ritirò l’arma dal suo contingente, riservandola solo a coloro che ancora avevano il coraggio di impugnarla. Furono veramente molto pochi i temerari che osavano sfidare la sorte e guardare in faccia il rischio di una lesione che dava dolore cronico. Tra essi vi furono due giovani matricole del Garden di Balamb: per entrambi fu un colpo di fulmine per quell’arma e poco gliene fregava dei rischi.
La prima volta che un undicenne Squall vibrò il suo Revolver si beccò un’infiammazione ai tendini del polso e per una settimana fece fatica anche a reggere la penna per scrivere. Il dolore era sordo e pulsante, ma ormai la sfida era stata lanciata e lui l’aveva raccolta: glielo si leggeva negli occhi ogni volta che si voltava verso il Gunblade datogli il dotazione dal Garden, un vecchio Revolver preso da chissà dove nel magazzino delle armi. La lama era scheggiata, il calcio scolorito in più punti e graffi e righe rendevano frastagliata la superficie del tamburo.
Ma nemmeno quell’arma si era mai inceppata.
La scrutava con gelo per ore, studiandone il profilo, saggiandone il peso e controllando il filo smussato con il polpastrello.
Non vincerai, bastardo. Non su di me, ti do la mia parola.
I giorni di convalescenza li passò a Balamb. Nel negozio di armi, la lama venne uniformata ed affilata, il calcio ridipinto ed il tamburo levigato. Non fu una spesa indolore, ma il badge del Garden di Balamb fornì l'indirizzo a cui spedire il conto e per le strade del paese fu avvistato un ragazzino con un Revolver in braccio.
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Il Cuore del Leone
FanfictionIn seguito ad una ferita in missione, Squall scopre tutto ciò che aveva sempre cercato di non essere. Ma scopre anche che non bastano le proprie forze per rialzarsi dal baratro in cui è caduto.