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È sempre più bello Levuccio (anche se sembra alto in questa foto, ma sono dettagli)

"Forza, fallo" disse una voce maschile che lei conosceva fin troppo bene "M-ma... ma i-io non io non voglio!" disse la bambina, balbettando in preda al panico. L'uomo le si avvicinò prendendole il viso tra le mani con forza e avvicinandole una lama gelida al collo "Fallo se ci tieni a quella pellaccia, altrimenti potrò tranquillamente strapparti con lentezza ogni arto, per poi squartarti lo stomaco e prendere i tuoi organi che sicuramente verranno venduti per un prezzo davvero altro" fece un po' di pressione e la lama penetrò leggermente nella tenera carne della piccola, facendo sgorgare da quella ferita diverse gocce di liquido cremisi; la c/c deglutì a vuoto, mordendosi il labbro inferiore, per poi prendere tra le mani quell'oggetto che le veniva dato e chiudere gli occhi, mentre le gote venivano rigate da innumerevoli lacrime calde "M-mi di-di-dis. . .  dispiace. . .  Mi dispiace tanto!"

T/n si alzò di scatto, ansimante. Si guardò le mani, trovandole vuote, per poi controllare la veste chiara che usava per dormire "Ancora bianca" sospirò sollevata per poi alzarsi prestando attenzione a non fare rumore -Solamente un incubo T/n, solo e soltanto un incubo- se lo ripeteva mentre sciacquava il viso dandosi dei lievi schiaffi sulle guance per cercare di non mostrare a se stessa che stava piangendo. Si accasciò a terra contro la parete, avvolgendo le ginocchia con le proprie braccia e nascondendo il viso tra di esse. Guardò nell'angolo della stanza e vide un coltello -Se questo non è un messaggio. . . - sorrise, un sorriso che non raggiungeva gli occhi, di chi si è arreso ormai. A gattoni raggiunse quell'angolo del bagno e prese la lama, avvicinandola al proprio corpo che non si ritraeva al gesto. Quando ormai sentiva il freddo del metallo sulla propria pelle, un rumore alle proprie spalle distolse la sua attenzione da quell'azione "C-Che cosa stai facendo?!" si voltò di scatto, rendendosi conto che quel bagno aveva due porte, e che davanti ad un di esse c'erano un paio di occhi grigi con delle venature azzurre, che la osservavano allibiti. Lasciò cadere il coltello per terra, guardando la figura che si stagliava davanti a lei ". . . Mi scusi caporale. . .  Levi" detto questo socchiuse gli occhi e lasciò che si inondassero nuovamente, mentre dalle sue labbra uscivano solo singhiozzi. Due braccia robuste avvolsero la sua esile figura bisognosa di protezione; facendole affondare il capo nel proprio petto, Levi la stringeva a se, con espressione impassibile che veniva tradita dai suoi occhi e da come le accarezzava la schiena. Lei, dal suo canto, stringeva la maglia del ragazzo tra le dita, bagnandola con le proprie lacrime salate. Stava per fare una sciocchezza, ne era consapevole. Si era sempre sentita inutile, una che portava solo danni, ma adesso aveva uno scopo, una 'missione' da portare a termine: per loro. Alzò la testa ed i suoi occhi incontrarono quelli di colui che in un certo senso l'aveva salvata. Lei non lo sapeva ancora, ma proprio da quella notte, lui iniziò a salvarla da se stessa e dal suo vuoto.

"A quanto pare le nostre stanze sono collegate da questo bagno" lei si limitò ad annuire mentre sorseggiava del thè che era stato preparato da Levi per lei. Dopo che erano usciti e lei si era calmata, lui la aveva fatta sedere sul letto e l'aveva avvolta tra le coperte, inoltre aveva cautamente evitato di chiedere il perchè di ciò che stava per accadere poco prima, e gliene fu immensamente grata. "Questo è un gravissimo problema;  pulirò io, ma osa sporcare e... me la pagherai" aveva evitato ogni tipo di minaccia esplicita per evitare il discorso, e ciò la fece sorridere, un timido sorriso sincero. Alzò lo sguardo e si limitò a dire "Grazie", lui girò il capo "L'avrei fatto con chiunque" "Lo so" lo vide arrossire "E comunque ora fai parte della mia squadra quindi vedi di non morire. . .  fallo almeno per me" la c/c spalancò gli occhi, sentendo le guance andare a fuoco: nessuno le aveva mai detto 'non morire', tranne forse i suoi amici; era sempre stata un peso per tutti 'se solo non fosse mai nata' oppure 'porta morte, eppure solo lei dovrebbe morire!' 'Sei ancora viva?' tutte frasi che giravano nella sua mente, che aveva sentito troppe volte. Adesso invece qualcuno le chiedeva di non morire. Per la squadra, certo, per il suo compito; però importava a qualcuno della sua vita. Scosse il capo: era solo perchè serviva come soldato, nient'altro. E poi, in tal caso, sarebbe stato un problema perchè così come lei non doveva affezionarsi a nessuno così non doveva avvenire il contrario.

"Senti, manca un'ora circa a quell'allenamento di cui ti ho parlato, quindi preparati, io vado" venne fermato da T/n, che con gli occhi spalancati lo teneva per il braccio "Non andare!" si affrettò a lasciare il braccio del capitano ed abbassare il capo. Era stata una reazione involontaria, ma la verità la conosceva bene: aveva paura. Paura di rimanere sola con se stessa ed i propri sensi di colpa e ricordi del passato e ricadere nuovamente in tentazione e farla finita prima di aver portato a termine la propria 'missione'. Lei era sempre stata solo e soltanto una fifona, una che non sarebbe nemmeno stata capace di porre fine alla propria vita. Lo sapeva bene. Il corvino la guardò impassibile, mentre gli angoli della sua bocca avrebbero voluto alzarsi. Cosa che invece non accadde. Annuì, allungando la mano verso di lei, per poi ritrarla e voltarsi "Allora vado in bagno, poi torno, tu finisci di bere e prendi la divisa che poi tocca a te" rimase in silenzio, mimando un 'grazie' poichè la voce non raggiungeva la gola.

Finì di sorseggiare la bevanda e si alzò, prendendo la propria divisa ed accarezzandone lo stemma del corpo di ricerca "Eren, alla fine ce l'ho fatta, vedi? Ti ricordi quando provavi ad imitare il comandante e alla fine Mikasa ti rimproverava? E quando Armin spiegava ciò che sapeva sui giganti? E quando Mikasa doveva difendervi dai bulletti?" abbassò lo sguardo e sorrise malinconicamente "Mi mancate ragazzi. . . Scusate se non sono forte come voi. . . Non lo sono mai stata" "Non è vero" la ragazza si voltò e vide Levi osservarla poggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate "Non è. . . vero? Di cosa parla, cioè parli?" "Tu non sei affatto debole" un altro sorriso amaro le apparve sul volto "Non mi conosci, non lo puoi dire. . . E non hai visto pochi minuti fa quello che stavo per fare?" "Sì, l'ho visto e per questo posso dire che tu sei forte" si avvicinò a lei e la guardò negli occhi "Una persona debole non sorride quando scopre di non essere morta come desiderava" "Io non desideravo morire" "Ma stavi per farlo. . . Sei forte perchè si vede la voglia di vita che trasmette il tuo sguardo, ma sembri reprimerla. Sei forte perchè, nonostante quello che hai passato, che crea un'ombra intorno a te, tu vai avanti. Non so per quale motivo tu lo faccia, ma sei forte, non dubitarne mai" ancora una volta rimase con gli occhi spalancati, per poi riabbassarli mentre venivano contornati da un alone roseo. "Levi. . . Posso chiederti una cosa?" un cenno affermativo fu la risposta che ottenne "Perchè mi aiuti?". Non sapeva rispondere. Non sapeva perchè proprio lui, che se ne era sempre fregato degli altri, adesso stesse aiutando quella che era una sconosciuta. Non le diede mai quella risposta, e con una pacca sulla spalla la spinse verso il bagno lanciandole gli abiti dietro. La c/c cadde al suolo, e la divisa sopra di lei; entrambi si fecero scappare una flebile risata, ma conoscendoli poteva sembrare solamente un mugugno quando in realtà era davvero un riso divertito. T/n entrò nel bagno e si svestì, facendo cadere al suolo quello che utilizzava come pigiama e sfiorando le cicatrici che aveva sulla schiena e che poteva intravedere dallo specchio lì presente. Erano sette e di ognuna ricordava alla perfezione la forma, la dimensione e come se le era procurate.

flashback

"T/n. . . Come mai hai tutti questi tagli?" sentì la mano calda del piccolo Jeagger sfiorarle una delle sue cicatrici. Al contatto sobbalzò, scostandosi, per poi osservare i volti quasi impauriti dei tre "N-non è niente! Sono solo caduta quando ero piccola!" disse, tentando di mostrarsi serena "Però. . . Sono enormi e-" "Tranquillo Eren. E' come dico io, fidati" lo disse forse con tono troppo duro, ma questo bastò per far zittire i bambini.

fine flashback

Rivide il volto di quell'uomo e chiuse gli occhi d'istinto, consapevole che non avrebbe mai potuto cancellarlo dalla propria mente.

Lost in your eyes {Levixreader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora