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Chapter 0.1

Tre anni prima; 19 giugno 2015

-È una cosa così stupida, ma così difficile- bisbigliò Evelyn, cercando di scavalcare il cancello davanti a se, e da impedita qual era, le venne pressoché impossibile.
-Stupida!- urlai appena la vidi cadere tra i cespugli -stai svegliando tutto il vicinato- alzai gli occhi al cielo, porgendole poi la mano per tirarla su.
-Solo tu perdi le chiavi di casa tua, Cristo!-
-No, tranquilla, non mi sono fatta niente, grazie di esserti preoccupata!- sbuffò con voce irritata facendomi ridere.
-Dai, andiamo- la spinsi e poco dopo eravamo alla fermata del pullman.

-Sei sicura di avere un invito? Cioè, non sappiamo nulla di questo tipo- domandai, togliendole la cuffia dall'orecchio.
-Stai tranquilla, al massimo chiamano la polizia.-
-Cosa?!-
-Scherzo, giuro, andrà tutto bene.-
Smise di parlare, tornando attaccata alle sue cuffiette, con il volto poggiato sul finestrino chiudendo leggermente gli occhi; io, d'altra parte, ero tesa, nervosa, come se il mio astuto sesto senso mi stesse dicendo che quella notte sarebbe successo qualcosa, e la pelle d'oca ma soprattutto il malessere che partiva dallo stomaco mi facevano capire che quel "qualcosa" non era niente di buono.

Mezz'ora dopo ci trovavamo davanti al totale caos, la musica era altissima e non trovavo neanche una persona di familiare.
-Ma non avevi detto di conoscere tutti gli invitati?- tirai indietro Evelyn per il braccio, subito ridacchiò.
-Diciamo che non conosco il proprietario, l'invito mi è semplicemente arrivato, senza un mittente- fece spallucce, svincolandosi dalla mia presa per andare verso il salone colmo di gente.
-Perfetto...- sussurrai, cercando di scavalcare la miriade di ragazzini sudaticci e ammassati tra loro.
Cercai Ev tra la folla e, senza grandi risultati, uscii da una porta nel retro, che da un grande giardino dava direttamente alla spiaggia.

Mi tolsi le scarpe, camminando verso la riva con il telefono stretto nella mano mentre cercavo le cuffiette nella tasca dei jeans.

Subito mi misi seduta, cercando di distrarmi, cosa che avrei dovuto fare dentro quella casa.
-Dio, no!- sbottai, cambiando immediatamente canzone appena sentii partire le note di una delle canzoni più tristi della mia playlist, non era esattamente ciò di cui avevo bisogno in quel momento.
Mi strinsi nella mia giacca a causa del leggero vento che mi stava infastidendo.
La stretta allo stomaco non diminuiva, stavo combattendo con il senso di solitudine che aveva lasciato da quando era partito, da quando era sparito dalla mia vita senza lasciare più tracce.
Odiavo Sydney, odiavo casa mia e i posti che eravamo soliti frequentare, odiavo la spiaggia che ci faceva da rifugio quando il mondo sembrava troppo spaventoso ai nostri giovani occhi, ma soprattutto odiavo i sentimenti che provavo ancora per la persona che aveva deciso che io non andavo più bene, che il mio amore non era una buona ragione per restare.

I miei pensieri furono interrotti dallo squillo del mio cellulare, il nome di Evelyn comparve sullo schermo, facendomi rasserenare: almeno era ancora viva...
-Ev, dimmi.-
-Ali, è meglio andare via... non posso spiegarti nulla per telefono, incontriamoci alla fermata dell'autobus.-
Chiusa la chiamata mi alzai, infilando le scarpe e voltandomi troppo in fretta, abbastanza per andare addosso a qualcosa che sembrava più una lampione che una persona.
-Oh, scusa- sussurrai, alzando il volto per poi ritrovarmi immobile davanti a quello sguardo che speravo di non incrociare mai più.
-Sapevo che ti avrei trovata qui- sorrise, con gli occhi puntati sui miei.
Non riuscivo a parlare, tutto il discorso che mi ero preparata, aspettando il suo ritorno, era praticamente svanito: i miei pensieri si erano azzerati.
Mi scansai, superandolo per camminare con passo svelto e sicuro, cercavo di trattenere le lacrime e di reprimere quel sentimento misto all'odio che mi stava divorando.

Forse sarei riuscita a odiare quel ragazzo, prima o poi...

-Alice, aspetta- mi bloccai immediatamente, senza voltarmi aspettai qualcosa, anche una sola e piccola frase che potesse riparare il mio cuore, convincermi a rimanere.
-Ti sono mancato?-
Scossi la testa, era sempre lo stesso.

Ripresi a camminare velocemente, ritrovandomi ancora una volta tra la marmaglia di gente presente in quella casa.
-Oddio, Alice!- riconobbi subito la voce di Michael, che in quel momento non poteva che infastidirmi.
-Fottiti- urlai, uscendo dalla casa e correndo verso la fermata.

-L'hai incontrato...- lo sguardo consapevole ma allo stesso tempo preoccupato di Evelyn mi fece rabbrividire, ricordandomi ciò che era appena successo.
-Dimmi che non sapevi nulla, ti prego- sussurrai, sedendomi sul marciapiede e accendendo una sigaretta.
-Te lo giuro, appena me li sono trovata davanti sono scappata qui, Ashton ha cercato di seguirmi ma non è riuscito- disse, sedendosi accanto a me e poggiando il viso sulla mia spalla.
-Sono tornati i 5 Seconds of Summer- disse, ridendo con voce sarcastica.
-Sono tornati i problemi, volevi dire...-

Wherever You Are // Luke Hemmings.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora