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Chapter 3.

Quel tanto atteso giorno era finalmente arrivato: io ed Evelyn eravamo ufficialmente diplomate, ed era arrivato il momento di andare via.

La cerimonia non voglio nemmeno ricordarla, l'imbarazzo di dover parlare davanti ai miei parenti, alle mie sorelle o ai parenti dei miei amici era stato massacrante... ma soprattutto, come dimenticare il fatto che si erano presentati tutti e quattro con la scusa del "Liz ci ha detto di venire...": pessimi.

Ma la cosa peggiore, beh... sapete quale fu?

La festa.

-Anche qui? Dio, sei una piaga- mi lamentai appena, uscita dal bagno, vidi il volto di Luke davanti al mio.
-Non scaldarti, devo usare il bagno...- sbuffò, giocando con il cerchietto nero che adornava il labbro inferiore.
La voglia di prenderlo a schiaffi era sempre così alta, da sempre, fin dal primo giorno, quando lo conobbi a casa di Evelyn e ci provò con me utilizzando le peggiori battute da rimorchio che neanche un latinlover in crisi di mezz'età sapeva.

Mi tolsi le scarpe, mollandole davanti al divano e sedendomi accanto a Ev e Michael, che nel mentre si abbuffavano di patatine, che evitai di mangiare a causa del loro pessimo vizio di spargere nel pacchetto la sporcizia dalle dita.... disgustosi.
-Beh, sta andando bene, tu e Luke non vi siete ancora uccisi, è un buon inizio- Ev mi diede un colpetto sul fianco, facendomi un occhiolino che mi fece alzare gli occhi al cielo.
-Cerchiamo di sopportarci, tutto qui... poi, tra qualche giorno andranno via, non sarà più un problema- affermai, giocando con il telefono.
-Ali, sai che se ci accettano al...-
-Zitta, andremo a New York- sbottai, cercando di non pensare a cosa sarebbe potuto succedere se la domanda alla University of Southern California fosse stata accettata.
-In ogni caso staremo al campus.-
Il silenzio di Evelyn mi preoccupò; mi voltai, vedendo il suo sguardo vagare nell'aria prima di incontrare il mio.
-Non dirmi che...-
-Me l'ha proposto lui- rispose, cercando di essere il più disperata possibile come se la cosa non le andasse bene.
-Sporca traditrice- assottigliai lo sguardo, scuotendo la testa prima di alzare gli occhi al cielo per la sola presenza di Luke nella stanza.
-Beh, andiamo?- disse, recuperando la sua giacca dalla sedia e mettendosi davanti a noi.
-Dove, scusa?- domandai, sapevo di non voler sapere veramente la risposta.
-Abbiamo preso un tavolo in un locale- si sistemò la giacca e prese il cellulare dal tavolo.
-Dai, Cal e Ash sono fuori- senza aggiungere altro andò verso l'uscita, seguito da Ev e Mike.

Mi alzai dal divano con il solito malessere dentro, quello che solo Luke sapeva scatenare e che, purtroppo, era l'unico a saper curare.

-E secondo voi io dovrei girare con questi gorilla per colpa vostra? Ev, io vado con la mia macchina da comune mortale- cercai di allontanarmi prima di venir presa dal biondino per il braccio, mi spinse verso di se e in mezzo secondo ero nella sua auto.
-Ti odio così tanto...- scossi la testa, poggiandola al finestrino mentre lui si allacciava la cintura.
-Dovresti farlo anche tu- disse, lasciandomi perplessa.
-Scusami?-
-La cintura, mettila.-
-No, meglio morta che continuare questa pagliacciata- cercai di non guardarlo negli occhi, puntando i miei altrove, mentre lui stava volato verso di me.
Rimase in silenzio per alcuni secondi, guardandomi dritto negli occhi, facendomi rabbrividire... era sempre così insopportabile, o era solo una mia impressione?
-Va bene, va bene!- dissi, prendendo la cintura, mentre lui metteva in moto l'auto e sfrecciava davanti a quella degli altri, che stavano con le guardie.
-Di che pagliacciata parlavi?-
-Oh, per favore, a te sembra normale questo?- risi, innervosendomi.
-Non sto facendo niente di male, sto solo cercando di aggiustare le cose- la sua mano era stretta sul volante, la mascella era serrata e il tintinnio dei denti contro il piercing mi dava alla testa.
-Non sforzarti, sei arrivato troppo tardi- ammiccai un sorrisetto e da quel momento non ci fu più neanche una parola.

Wherever You Are // Luke Hemmings.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora