•|Capitolo 9|•

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Dopo essermi disperata sono ritornata in camera di Jack e mi sono buttata sul letto. Ovviamente abbiamo continuato il nostro discorso di ieri sera.

<Ma... ma perché mi hai chiamata Hailee?> chiedo alzando le sopracciglia. <Le assomigli molto. Ora andiamo? O preferisci stare a letto con me?> l'angolo destro della sua bocca si alza leggermente. Scuoto la testa divertita e mi alzo dal letto.

<Non mi dispiacerebbe farlo al mare.> faccio l'occhiolino ed esco dalla stanza lasciandolo a bocca aperta. <Intendevo che anche alla spiaggia potremmo parlare.>

Vedendo la sua espressione illusa, scoppio a ridere. <Comincia a correre, Smith!> corro appena mi dice di farlo, ma smetto non appena sento il cognome.

<Io non mi chiamo Smith, sono Hervey.> dico bloccandomi del tutto. <Mi sono confuso un attimo.> balbetta e cerca di giustificarsi. Si para davanti a me a qualche centimetro di distanza e cerca di evitare il mio sguardo, mentre io lo sto cercando per leggere la verità.

<Aspetta... come mi chiamo?> gli ho detto il mio nome qualche giorno fa. Le mie pupille si dilatano e ho paura della sua risposta. Lo guardo quasi impaurita. <A... Alexa? No, no. È Anna!>

Lo guardo confusa cercando di capirlo. Ma certo, so cosa sta succedendo. Scuoto la testa e sorrido. <Tu stai cercando di sostituire Hailee Smith con me?> lo guardo sbalordita. È per questo motivo che continua a chiamarmi Hailee.

Rimane in silenzio e immobile, come mi aspettavo. Scendo le scale velocemente e mi fermo alla fine.

<Mi chiamo Alicia Hervey, Jack.> sospiro e me ne vado.

***

Oggi dovevo andare al mare con Jack, ma è successa quella roba. Non so neanche come definirla, un litigio?

Ho chiesto a Dylan di accompagnarmi al mio appartamento per vedere se hanno aggiustato la porta. <Secondo te l'hanno aggiudtata?> chiedo a Dylan mentre saliamo le scale.

<Non so, tra qualche secondo lo scoprirai, no?> domanda ironico e rotea gli occhi.

Arrivati davanti all'appartamento mi sorprendo. Mi sorprendo, non nel vedere la porta nuova, ma della stupidità. Hanno lasciato le chiavi appese alla maniglia e chiunque sarebbe potuto entrare semplicemente. Ho dato il mio numero al poliziotto avrebbe potuto chiamarmi.

<Ohhh, c•zzo!> mi schiaffeggio più volte. Forse mi ha chiamata, ma io non ho potuto rispondere. Il mio telefono è volato contro il muro.

<Ma pensi sempre a quello?> domanda Dylan serio. Gli lancio un'occhiata infastidita ed entro in casa per controllare se è tutto apposto. Posso trasferirmi qui nuovamente, per fortuna.

<Ohhh, m•rda!> urlo di nuovo. Mio padre mi avrà sicuramente chiamata per augurarmi in bocca al lupo per domani. Lui odia quando non gli rispondo al telefono. Da quando ho avuto l'incidente lui mi tratta in modo diverso. È come se fossi ritornata una bambina per lui.

<Portami a casa tua, devo raccogliere le mie cose.> ordino a Dylan uscendo dall'appartamento. Lui annoiato mi segue e ritorniamo a casa sua. Durante il tragitto ho fatto una copia delle chiavi per Veronica. Lo so che non se lo è meritata, ma preferirei non andare in prigione di nuovo.

Come stabilito, raccolgo le mie cose e il mio tassista Dylan mi riaccompagna al palazzo e si rifiuta di farmi compagnia, perché doveva fare cose importanti. Nonostante lui cercasse di mentirmi, ho capito che si trattava dei videogiochi.

Veronica non l'ho vista da questa mattina e sono apposto così. Ho avuto tutto l'appartamento per me. E in questo momento sto ballando sul divano mentre cerco di imitare le modelle di Victoria' secret ascoltando la canzone 2U di Justin Bieber e David Guetta sul mp3.

Nothing will separate usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora