La ragazza con gli occhi di vetro

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Stavo per entrare in classe quando la porta si apre colpendomi in faccia.

Cado a terra sconvolta, poi sento che quacuno mi solleva. All'inizio non avevo capito chi fosse "Billy mi hai fatto male" dissi toccandomi il sedere che mi faceva malissimo.

"Scusa non l'ho fatto apposta. Non volevo aprire la porta cosí velocemente. Mi dispiace tantissimo Ally,stai bene?"

"Si tranquillo tutto ok. Ma perché eri nella classe di arte?"

"Frequento questo corso quest'anno. La scelta era tra poesia, arte o teatro e visto che non sono bravo a scrivere e a recitare faccio proprio schifo ho pensato che dovevo cavarmela con colori e pennelli"

"Va bene,dai entriamo che siamo in ritardo"

"Io stavo andando in bagno quindi arrivo fra un minuto"

Entrai in classe e la prima cosa che vidi fu la faccia perennemente incazzata del prof Faurnier. Io lo odiavo come persona perché era crudele e meschino ma al tempo stesso lo stimavo profondamente come artista. Molte delle sue opere erano esposte in una delle gallerie piú famose della cittá "le pinceau".

Anche se ero in ritardo non mi dovetti sorbire la sua cazziata di ritorno a scuola. Quindi andai subito a sedermi nel mio sgabbello. Il tema della lezione di oggi erano gli occhi, il prof ci aveva detto di cercare di ritrarre l'anima di qualcuno disegnando i suoi occhi; poi metteva un cd di musica classica e iniziava la lezione. Poco prima di mettere il cd entró Billy e il professore gli fece un lungo discorso sul rispetto e sul fatto che lui non veniva a scuola per piacere ma per insegnare a noi stupidi trogloditi bambocci cosa sia l'arte. Billy andó al suo posto molto confuso da quel discorso, poi iniziammo tutti a disegnare. Dopo tre ore di faticoso lavoro e una mano ormai insensibile guardai la mia creazione. Avevo disegnato due occhi azzurri come il mare di un'isola tropicale. Erano di un'azzurro quasi accecante e poi verso l'interno avevano sfaccettature sul giallo,volevo ritrarre il mare al tramonto e credo proprio di esserci riuscita. Poi guardando meglio quegli occhi mi accorsi di aver disegnato Alex.

Dopo due incomprensibili di formule e esercici di matematica finalmente suonó la campana del pranzo.