Husom ricordava abbastanza bene Maha, e ancora meglio ricordava i suoi pugni. Quante risse avevano scatenato, loro due, quell'unica volta che si erano incontrati al castello di Norwaht? Sorrise al ricordo del suo sguardo inferocito, che lanciava chiari avvertimenti, e delle sue parole che sembravano avere sempre un tono sarcastico. Non se la immaginava proprio in abito da sposa, con lo sguardo perso nel vuoto e le maniere docili che avevano tutte le pretendenti.
Ma le persone cambiano,pensò: lui, d'altro canto, era cambiato moltissimo, sia fisicamente che caratterialmente, da quel giorno.
Quel giorno, quel giorno. Faceva fatica a non lasciarsi andare al pianto, ricordando le morti, l'evacuazione, i singhiozzi della gemella che sembravano perforargli l'orecchio. La guerra se la ricordava benissimo, per sua fortuna o per sua sfortuna.
Forse l'unione tra Maha e Wers avrebbe ridotto il rischio di altri conflitti, ma, diversamente da come pensavano i suoi genitori, non li avrebbero mai eliminati del tutto.
Quindi, non aveva senso far soffrire i due con un matrimonio combinato, come facevano un tempo.
Che barbarie.
Ma, forse, il matrimonio era una trappola per scatenare un'altra guerra territoriale.
Si guardò intorno, cercando la porta per uscire dagli archivi, giocherellando con la cenere sulle sue dita, e, quando la trovò, prese la candela tra le mani, tremanti per il bruciore che gli causava la cera colante, e l'attraversò lentamente, guardandosi intorno prima di uscire del tutto. Fissò le scale di pietra davanti a lui, contemplando i magnifici disegni intarsiati sopra di esse, ripercorrendo la storia della sua famiglia : vide l'amore nato tra le sue nonne, la travagliata nascita del padre, le morti, leggendarie e non.
Chissà perché gli architetti si erano preoccupati di decorare anche quell'ala sperduta del castello, in cui si recavano solo i vassalli per riporre documenti. Salì le scale, curandosi di non rovinare quei magnifici disegni, fino ad arrivare nel castello vero e proprio, con i suoi corridoi sempre pieni di gente che andava e veniva, e i tappeti soffici che ricoprivano i pavimenti decorati con motivi richiamanti l'universo. Corse nel dedalo dei corridoi, in cui anche lui, spesso e volentieri, si perdeva, diretto alla sala conferenze, in cui suo padre stava sicuramente intrattenendo una conversazione con i maggiori esponenti della capitale, pronto a fare un discorso al re.
Spero non gli dispiaccia essere interrotti.
Si fermò davanti a una porta metallica, riprese fiato ed entrò bruscamente, provando a fare un po' di scena.
Cadde su un rigonfiamento del tappeto bianco. Si riscosse, esaminando per un attimo i presenti, e urló un:" Come sarebbe a dire?!"
Il re, con un insopportabile espressione serafica in viso, schiuse lentamente le labbra
:" Non capisco di cosa tu stia parlando, figliolo"
Quando mai l'aveva chiamato figliolo, quel vecchio bugiardo crudele?. Husom si trattenne dal fare un gestaccio, e sbuffò, visibilmente infastidito
:" La principessa Maha, sai che intendo. E non chiamarmi figliolo."
Il re si grattò la barba nera, facendo un gesto per dire "ne parliamo dopo, stronzetto".
:"Vai a quel paese"
Lui uscì, sbattendo la porta, consapevole che, presto o tardi, una nuova cicatrice gli avrebbe sfigurato il volto, aggiungendosi alla sua già lunga collezione, ma poco importava : avrebbe trovato un altro modo per annullare il matrimonio, anche alleandosi con i nemici.
Sapeva a chi rivolgersi.
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Il sangue di Salem
Fantasy"La gente, alla corte, le lanciava occhiate sprezzanti, accompagnate da sussurri dietro mani a coppa o ventagli raffinati. I regnanti avevano tentato, invano, di far tacere i pettegolezzi su di lei, anche con la violenza. Fu tutto inutile." ________...