Capitolo 4

38 1 0
                                    

                                                                                                   15 novembre 2007

"Cara Clelia, 

dolce piccola mia. Mi auspico che un giorno troverai questa lettera, nel libro in cui la custodirò o nel ripostiglio di casa, tra i documenti del testamento. Probabilmente sarai ancora una giovane ragazza o magari una madre, in preda alla curiosità di leggerla ai miei nipotini.  Sarai in ogni caso una donna eccezionale, ne sono convinta. Forse non ricorderai quasi nulla di me e fantasticherai sull'intera infanzia trascorsa insieme, proverai ad unire i ricordi, le foto, i frammenti che legano,come un indissolubile filo di cartapesta,le nostre vite per ricreare il puzzle completo. Sono consapevole che potrai sentirti,a volte, vuota,sola o lontana da tutti e da tutto; ma desidero che tu tenga a mente che io ti starò accanto per l'eternità,seppur non fisicamente. Sarò con te nell'angolo in cui ti accuccerai per piangere a causa di una delusione d'amore o per un voto immeritato a scuola. Sarò nella canzone che ascolterai per ricordare un momento felice o per accantonare l'amarezza. Sarò nel caffè(chissà se ti piacerà il caffè come piace a me) che berrai la mattina prima di andare al liceo, ad una riunione di lavoro o all'asilo per accompagnare i tuoi bambini. Sarò presente al tuo diploma di terza media, al saggio di danza, alla maturità, alla laurea, durante le nozze e in sala parto, e in qualsiasi momento dovrai prendere una decisione difficile. Clelia, per favore, ascoltami. Io ci sarò, ci voglio essere, ci devo essere. Sarò costantemente nella tasca a sinistra, collegata al cuore. Puoi sentirmi, puoi parlarmi, io ti ascolterò, serve solo che tu metta la mano lì e mi troverai. Sono nelle tue lacrime, nei tuoi sorrisi, nei tuoi attimi di debolezza quando vorrai inveire contro il mondo. Non sei sola, ci siamo io e te, mano nella mano, cuore a cuore, occhi negli occhi. Posso vederti ora, mentre scrivo queste righe, che sei fuori dalla camera d'ospedale con papà, in sala d'aspetto. Sei così piccola e indifesa, con quei boccoli castani vispi vispi e il cerchietto rosa che ti ho regalato per il tuo sesto compleanno. Hai quegli occhioni, li hai ripresi da tuo padre, così buoni e puri che posso vederci attraverso. E poi hai quelle guanciotte paffute, ridi sempre quando te le sfioro. E hai quel sorriso ingenuo da bambina, così profondamente sincero, capace di infondermi maggior coraggio per combattere questa guerra. Non avrei mai voluto che andasse così. Non ci conosceremo mai realmente, non potrò più parlarti, accarezzarti, soffiare le candeline con te su quelle torti enormi che ti preparo ogni anno. Mi ricordo ancora quando, un giorno, eri fuori a giocare in cortile con i tuoi cugini e per sbaglio hai pronunciato ad alta voce una parola poco consona alla tua età, evidentemente detta e ridetta da noi grandi. Immediatamente ti sei sentita a disagio, fuori luogo, avevi gli occhi di tutti puntati addosso come se avessero voluto incriminarti. Sei scoppiata in lacrime e sei corsa in casa alla ricerca di un conforto; allora sei arrivata in camera  e ti sei gettata con tutta la forza che ti rimaneva sul letto matrimoniale,carponi, con le manine sulle guance,rosse dalla vergogna. Che bella che eri, di una tenerezza unica. Mi sono avvicinata e ti ho stretta tra le braccia e tu, singhiozzando mi hai detto: "Mamma,tu non mi guarderai mai così, vero?", sono scoppiata a ridere e ti ho baciato la fronte. Ti guardo e ti guarderò sempre con gli occhi di una madre innamorata di sua figlia. Eri piccola, ma già così tanto matura, e questo mi confortava. Sapevo che saresti stata pronta ad affrontare ogni evenienza con la fermezza di un adulto. Mi assomigli sai; hai le labbra sottili come le mie e i capelli castani e mossi. Forse anche caratterialmente, hai qualcosa che mi ricorda tanto me alla tua età: l'incommensurabile voglia di conquistare il mondo, la capacità di far rimbalzare i problemi con estrema facilità, la freschezza d'animo che emani anche solo guardandomi. Mi si riempie il cuore di gioia quando ti penso, quando ti vedo scorrazzare ovunque come se fosse sempre la mattina di Natale, quando provi ad imitarmi e allora ti intrufoli di nascosto nella mia cabina armadio e indossi tutti i vestiti che trovi, abiti che sono il triplo di te, ma con cui ti muovi con una tale disinvoltura da sminuire il mio modo di essere donna. E poi quando ti infili i miei tacchi, di ogni modello e colore, alti, bassi, con i lacci, senza plateau, sandali cosparsi di lustrini o semplici décolleté e cominci a sfilare per il corridoio di casa come una modella professionista. Ogni tanto cadi, per via dell'altezza e della pesantezza del tacco, ma ti rialzi in piedi un minuto dopo e ti ostini più di prima a camminare. Per te è una continua sfida, sei caparbia e coraggiosa, non ti lasci mettere i piedi in testa da nessuno. A sei anni, figuriamoci quando compirai la maggiore età. Sei ancora più bella quando cerchi di truccarti, rubi tutti i miei trucchi dal beauty case e inizi a cospargerti di cipria e ombretti ovunque, sugli occhi, sulla fronte, spesso perfino sull'attaccatura dei capelli. E adoro il fatto che ti metti alla prova costantemente,sfidando le regole della cosmetica e utilizzando tutti prodotti dai colori sgargianti. Sei una bambina così creativa, che sprigioni luce da ogni poro. Basta guardarti e anche senza che tu sorrida o faccia un cenno, hai già reso migliore la mia giornata. Per non parlare del rossetto: solitamente apri il tappo di quello bordeaux,che indosso quotidianamente, e te lo spargi senza alcun ritegno sulla bocca esile, uscendo dai bordi e calcandolo maggiormente al centro delle labbra. Ogni volta ti ripeto che sei più bella acqua e sapone, ma tu mi fai una smorfia o tiri fuori la linguaccia e scappi davanti allo specchio per ammirarti. Sei così teneramente esuberante e vanitosa. Adoro quando sei impacciata durante la lezione di danza classica; ti guardi attorno per cercare i miei occhi perché hai paura di essere giudicata per qualche chilo in più. E allora cominci a fare pirouette, salti, slanci con le gambe,come a dirmi 'Mamma,ce la posso fare'. Mi dispiace vederti spesso triste e abbattuta durante i saggi, ferma e in silenzio, accennando di tanto in tanto qualche posizione richiesta dalla coreografia. Vederti in difficoltà, mi fa male al cuore. Però solo in una prima fase, poi cominci a muoverti, a prendere dimestichezza e nessuno riesce più a farti smettere di danzare. Come sei bella in quel tutù color carne che mette in evidenza le tue forme morbide e come ti destreggi bene sulle punte. Sai cosa amo di te, bambina mia? Non ti perdi mai d'animo. Anche quando ti senti a disagio, ed è quasi sempre ben percepibile, anche quando vorresti scappare o arrenderti, tu non lo fai. Ti prendi il tempo necessario e reagisci, riconquisti subito la forza per sconfiggere le tue debolezze. Mi è capitato, recentemente, stando così tanto tempo in questo letto d'ospedale, con la bombola di ossigeno accanto e sempre collegata, di fantasticare sul tuo futuro. Chissà come sarai da grande, bella questo è certo, con due occhi grandi grandi per riuscire a guardare la realtà che ti circonda in profondità e accoglierne i segreti; magari sarai più alta di me, e con quei lunghi capelli mossi rapirai il cuore di qualche ragazzo. Mi piace immaginarti così: forte, in gamba, perspicace, esperta. Voglio il meglio per te, tutto il bene di questo mondo, voglio che tu sia felice, serena, spensierata e senza paure. Vorrei tanto che ti alzassi la mattina con il desiderio di arrivare in alto, più in cima che puoi e dimostrare a tutti gli altri di che pasta sei fatta. Voglio che insegui i tuoi sogni, che realizzi le tue ambizioni e che ti innamori perdutamente di qualcuno, tanto da rischiare tutto per amore, un po' come è successo a me. Tuo padre è un uomo buono, in fin dei conti. Può sembrare freddo e distaccato, a volte, ma è il suo modo di reagire alla sofferenza. Ha la sua piccola corazza, come qualsiasi altra persona sensibile. Ma ha un cuore immenso. Non  dirgli che lo vedo ogni mattina intrufolarsi in camera, sfuggendo alle infermiere, per portarmi sempre un mazzo di tulipani freschi. Mi conosce bene, sa quanto io ami i tulipani. Ultimamente me li regala gialli, quanta voglia di vivere che mi trasmettono. Sono luce, calore, purezza. Apro appena gli occhi e li vedo, lì davanti a me e non riesco a non sorridere. So che non è il momento ideale per sorridere, ma voglio che mi ricordiate così, per sempre. Con il miglior sorriso stampato in faccia, il più smagliante possibile. Io voglio sorridere alla vita, mi ha donato tanto: mio marito, te, Clelia. Il dono più innocente che esista. Non lascerò che il male che mi affligge mi rubi il sorriso, no. Lo custodirò segretamente, come ci si prende cura di qualcosa di prezioso. Voglio che sia il mio omaggio a te, per affrontare e vivere al meglio i tuoi giorni, dall'adolescenza alla vecchiaia. 

Sei tutto ciò che ho sempre chiesto alla vita. Sono e sarò sempre fiera e  orgogliosa di te. 

Stanotte andrò a rubare una stella e te la porterò in sogno. Proteggila gelosamente.


Ti amo.

Tua, per sempre

Mamma."

Uragano deboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora