capitolo uno

448 12 10
                                    

«Le opportunità appaiono molto spesso sottoforma di sfortuna o di sconfitta temporanea.»

Il sole pomeridiano, cosa già abbastanza strana di suo avere il sole a Londra, batteva incessante su una piccola casetta nella periferia di Londra. Una casa bianca, circondata da un giardino verde scuro ben curato. Una casa come tutte le altre. E proprio in quella casa, abitava una ragazza come le altre o così sembrava. In quel momento si tolse l’asciugamano che teneva i capelli insieme, lasciandoli liberi. Quando erano asciutti i suoi capelli erano di un caldo color cioccolato e lisci. Quando aveva tempo si permetteva di farci i boccoli. Si piaceva di più con i capelli mossi. Ma fin troppo spesso ci perdeva tempo, così li lasciava sciolti e la frangetta andava a sbattere contro il suo occhio destro.

Gli occhi della ragazza erano sempre di un color cioccolato, che spesso veniva scambiato per nero. No, erano castani e la gente ne rimaneva abbagliata perché erano grandi ma non troppo e avevano un qualcosa che riusciva a rapire la gente. E un sorriso che ti toglieva il fiato. Tante persone dicevano che quel sorriso era contagioso. Portava la gente a sorridere senza neanche volerlo. Sprizzava gioia da tutti i pori, anche se dentro sé stessa stava uno schifo. Per lei, la cosa più importante era il sorriso delle persone che le stavano intorno.

Aveva due guanciotte paffutelle, che facevano venir voglia alla gente di stringerle e tirarle. La cosa brutta era che succedeva, soprattutto quando vedeva i suoi parenti. Per ultimo, un nasino alla francese, all'insù e che le dava non so che da saputella, anche se poi era una ragazza normalissima. Il fisico era asciutto, molta gente credeva che fosse anoressica, ma semplicemente era di costituzione piccola e se anche mangiava come un bufalo, rimaneva secca come un chiodo.

Tutto questo, apparteneva a Keyra Mary Smith. Una normale Londinese di periferia, che viveva la sua vita nel migliore dei modi. Erano su per giù le due del pomeriggio, quando il cellulare della ragazza squillò.

«Pronto?» Sussurrò, massaggiandosi i capelli e sistemandoli sulle piccole spalle.

«Keyra?» Alzò gli occhi al cielo. Certo che a volte la sua amica se ne usciva con certe domande stupide.

«No, sono la Regina Elisabetta! Mi spieghi chi dovrebbe essere?» Chiese con un sorriso.

Mary, la sua migliore amica, dall'altra parte della chiamata, sbuffò sonoramente.

«Sei tu che fai domande sceme. Chi deve rispondere al mio cellulare se non io?» Un altro sbuffo, mentre Keyra si avviava all'armadio.

«Bando alle ciance. Allora, dove sei?» Alzò entrambe le sopracciglia, guardando l’orologio al suo polso chiedendosi perché la sua amica le aveva appena chiesto dove fosse. Stava per dire “a casa” ma si bloccò ricordando che le aveva mandato un messaggio per dirle di vedersi prima in quanto suo padre aveva paura di arrivare in ritardo all’aeroporto.

Merda. Era in ritardo.

«Ehm.. sto arrivando. Sono appena uscita!» Cazzata! Era ancora con l’asciugamano addosso. Mary era la sua migliore amica da quando avevano 11 anni. E la conosceva meglio di se stessa.

«si, muoviti cazzo! Guarda se non arriviamo in ritardo proprio oggi!» Keyra si era di nuovo avviata all’armadio, in cerca di qualcosa di decente da mettersi.

«Cinque minuti e sono lì!» Cazzata, per l’ennesima volta. Attaccò la chiamata imprecando tutti i santi del calendario. Quel giorno sarebbero arrivati i ragazzi dello scambio culturale, che avrebbero dormito da loro per un mese. Non sapeva perché ma la sua scuola aveva deciso di fare scambio culturale con delle scuole dell’Inghilterra del Nord. Se anche voi vi state chiedendo perché, smettetela di chiedervelo! Non lo riusciva a capire neanche lei, visto che per “scambio culturale” si intende di paesi diversi e di lingue diverse. Un campo scuola? Neanche, perché quella classe sarebbe rimasta per un mese. Da quanto i camposcuola duravano un mese? Fatto sta che avevano questo “scambio culturale” con questi dell’Inghilterra del Nord. E a metà dell’anno, lei e la sua classe sarebbero andati da loro per un altro mese. Bah. Da quando era arrivato il nuovo preside, si ritrovava sempre più spesso a pensare che quell’uomo si faceva un goccetto di whisky prima di entrare a scuola.

The best is yet to comeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora