capitolo dodici

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Amore, affetto ed amicizia danno emozioni che ti scaldano il cuore.


Le uscì un sospiro, mentre seduta sul suo letto guardava il biondino che stava preparando la sua valigia. Il ritorno a casa era già arrivato, ed era depressa come non mai quel giorno. Stessa storia valeva per Niall.
Si erano parlati solo quella mattina, vedendo le loro facce. E si erano detti che erano troppo tristi anche per scherzare. Il biondino non aveva il solito sorriso che lo caratterizzava, lei anche. Era da quella mattina che nella sua mente le ripassavano i momenti passati insieme al ragazzo, e ogni volta che pensava “sta andando via” le veniva un nodo alla gola che le impediva di respirare.
Poi pensava “dai, ma lo rivedrai tra due mesi” ma questo non aiutava a farla tornare a sorridere. Le coccole nel lettone, la notte in cui Niall si era svegliato per un brutto sogno e le aveva chiesto di dormire con lei come i bambini piccoli. Il modo in cui giocava con i suoi capelli, il modo fraterno con cui l’abbracciava quando la sapeva incazzata. Le corse la mattina per prendere l’autobus, le volte che l’aveva sentito bisticciare con gli altri perché l’avevano toccata.
Il rumore della zip la fece crollare nel mondo dei vivi. Spostò lo sguardo triste dalla valigia a Niall, che si girò poco dopo.
«E' pronta!» La prima mezza frase da quella mattina. Niall le si sedé vicino, e si buttò di peso su di lei.«Già mi manchi!» No! Se cominciavano a fare così, poi piangeva eh!
«Dai, non cominciamo, sennò piango e poi bisogna chiamare i pompieri per togliere tutte le lacrime che hanno allagato casa!» Il biondino scoppiò a ridere, e lei girò a guardarlo.
Amava la risata di Niall. Era contagiosa, ogni volta che rideva lui, anche se le rodeva il culo, la faceva scoppiare a ridere di rimando. E il sorriso, Dio! Una dolcezza infinita quel ragazzo. Le braccia di Niall la strinsero e lei ricambiò.
«Mancherai anche a me..» Disse guardandolo e lui se ne uscì con uno di quei sorrisi che la facevano morire. Ricambiò.
«Ti chiamerò tutti i giorni!» Fece una smorfia.
«Ora non esageriamo Niall! Tutti i giorni mi sembra eccessivo..» Esclamò con tono serio e lui perse il sorriso.. «Come minimo mi devi chiamare a tutte le ore!» E come era scomparso quel sorriso, ritornò.
«Come farò due mesi senza di te? Senza la tua voce soave che la mattina mi fa alzare?»Rise di cuore scuotendo la testa castana.
«Mi vuoi dire che ti piace quando mi butto sul tuo letto e ti do fastidio?» Lui annuì, con il labbruccio di fuori.
«Gli abbracci tra te e Lou.. Le tue bestemmie dietro Zayn.. le frecciatine con Harry.. Le guance rosse di Liam quando gli dai un bacio!» Ridacchiò e lei lo seguì a ruota.
«Vivrai benissimo senza di me per due mesi, dai! Ti riprendi un po’ almeno!!» Risero ancora, mentre sua madre urlava che era ora di andare. Si guardarono ancora, tristi, poi si diedero un abbraccio stritolatore.
«Andiamo va! Aspetta, prendo i fazzoletti!» Niall rise, scuotendo la testa. Prese la borsa e il ragazzo non si fece aiutare per la valigia.
Appena arrivati di sotto, trovarono tutta la famiglia. Sua madre aveva un muso tanto. Adorava Niall in modo incredibile. Il biondino aveva fatto breccia nei loro cuori. Si era abituata a lui, e purtroppo sua madre era una che si affezionava velocemente.
Il biondino, con gli occhioni lucidi salutò tutti, ringraziandoli per il bel mese che aveva passato. Poi uscirono, dirigendosi verso la macchina. Lei, Niall, suo padre e sua madre.
«Sei contento di tornare a casa?» Chiese la donna, curiosa. Niall si sistemò sul sedile dietro, poi la guardò. «Da una parte si, ma lascio qualcosa qui!» E si girò a guardare Keyra, che lo guardò dolcemente.
«Mamma potete adottare anche lui?» Sua madre rise, suo padre le andò subito dietro.
«Abbiamo già dato, piccola!! Mi dispiace Niall!» Disse suo padre, mentre tutti e quattro ridevano debolmente. Il cielo fuori era cupo, forse rifletteva i sentimenti di Keyra. 
«Allora mi sa che sarò io quello che adotterà Keyra.» La mora lo guardò, ridacchiando.
«Si, come no!» Si guardarono, in cagnesco come per dire “vedremo”. Non ci credeva poi così tanto. Rimasero a chiacchierare per tutto il viaggio, sua madre si fece raccontare cosa gli era piaciuto di quel viaggio e quando arrivarono davanti all’aeroporto, suo padre lì lasciò di fronte all’entrata per poi cercare un posto. Dopo essere scesi, si avviarono all’appuntamento. Niall le si era accoccolato addosso, abbracciandola dolcemente.
Da lontano vide il gruppetto, e quasi si sentì male. Si era così abituata a loro che non poteva farcela per due mesi. Louis fu il primo a vederla, e corse da lei per abbracciarla in modo pandoso. Tutti gli altri si unirono poco dopo.
«Come faremo senza di te?» Strinse di più Louis, poi se ne uscì con un sorriso anche se aveva gli occhi lucidi.
«Ma io volevo snervarvi e tutto quello che ricevo è ancora più amore? Ma non l’avete capito che vi odio e che non vedo l’ora che ve ne andate?» Tutti scoppiarono a ridere, Niall scoppiò a piangere. Lo guardò, dispiaciuta. Dio, quanto faceva male vederlo così. 
«Ecco, no.. Non puoi farmi questo. Avevamo detto niente lacrime, Niall!» Lo abbracciò e lui si nascose sulla sua spalla, con il volto. Lo strinse forte, guardando gli altri. «Sembra che sto per morire!» Scherzò, e sentì Niall singhiozzare sulla sua spalla mentre gli altri ridevano.
Quando si riprese, si avviarono tutti insieme al gruppo, cercando di non pensare che stavano andando via. Solite cazzate, solite battutine, solita routine.
Venti minuti dopo, se ne stava seduta sulla statua dell'aeroporto, in mezzo a Louis e a Liam, continuando a chiacchierare tranquilli. «Appena arriviamo ti cerchiamo su Facebook!» Guardò Louis, e sbuffò.
«Oh mamma anche lì vi devo sopportare? Se proprio dovete!» Tutti risero. «Va bene, ma se vedete che non accetto fatevi delle domande!» Louis l’abbracciò.
Arrivarono tutti gli altri della classe mentre la professoressa della classe dei cinque coglioni dava i biglietti.«Prof, non ce n’è uno per la nostra nuova mascotte?» Chiese Liam, facendo sorridere la professoressa che guardò la ragazza abbracciata a Liam.
«Mi dispiace, dovevate dirmelo prima, ragazzi!» Liam si diede un cinquino sulla fronte, poi risero. Si guardò intorno, mentre la professoressa distribuiva i biglietti e pian piano tutti si muovevano per imbarcare le loro valigie. A turno, anche i ragazzi andarono a consegnare le loro valigie, non facendo mai rimanere Keyra da sola. Quando tornarono tutti da lei, li guardò uno ad uno con un sorriso. Si era affezionata a tutti e cinque, mannaggia a loro. Lei, che alla fine non aveva tutto questo gran rapporto con il sesso maschile, si ritrovava a voler un gran bene a tutti e cinque. Era proprio vero, la vita a volte ti riserva cose davvero strane. A lei erano capitati cinque coglioni, a cui voleva un gran bene solo dopo un mese.
La professoressa richiamò i ragazzi, pronti ad andare a fare il controllo. «Ok.. andiamo!» Parlò Harry, con un muso tanto.
«Eh no! Quei visi non li voglio vedere. Ragazzi ci rivediamo fra due mesi, su! Fatemi un sorriso!» Tutti sorrisero e lei sorrise dietro di loro.
«Ecco, ora va moltoooo meglio!» disse mentre Harry era il primo che si faceva avanti per darle un abbraccio e un bacio sulla guancia.
«Ciao stronza, ci si vede fra due mesi!» Rise, annuendo. La morsa nella gola andava ad aumentare. Dieci minuti e scoppiava a piangere. Doveva trattenersi. Liam fu il secondo!
«Ehi, occhi belli! Mi raccomando tienimi d’occhio Niall!» Liam rise, e annuì. L’abbracciò e quando gli diede un bacio sulla guancia, lui arrossì. Tutti scoppiarono a ridere da quel rossore. Quello dopo fu Zayn. Abbracciandolo, Zayn le mise una mano sul sedere.
«Togli quella mano dal mio sedere prima che ti castro!» Una risata generale invase l'aeroporto, poi Zayn si piegò a darle un bacio sulla guancia. Si impedì con tutta se stessa di arrossire, poi passò a Louis senza guardare negli occhi Zayn.
Abbraccio a panda che durò una vita. «Mi raccomando stressa Harry da parte mia!» Scherzò e lui annuì, lasciandole un bacio sulla guancia. L’ultimo fu Niall che la guardava come un cane bastonato. Sorrise, con dolcezza.
«Mi fai un sorriso?» Gli chiese e lui sorrise ma gli venne un sorriso triste. «Ci vediamo fra due mesi, biondino!» Si abbracciarono e poi lì guardò andare verso il controllo. Li vide consegnare i biglietti, poi cominciarono a spogliarsi di tutti i metalli per poi passare nel metal detector e salutarla prima di sparire. Sua madre le fu al fianco, passandole un braccio sulle spalle.
«Forza andiamo!» disse con dolcezza, ma Keyra si guardava indietro sperando di rivedere quei cinque uscire e le avrebbero detto che sarebbero rimasti con lei. Ma non successe. Poteva farcela, o no? Due mesi non erano poi così tanti, giusto? Si ripromise che non avrebbe stressato i cinque, perché sapeva che se le mancavano, li avrebbe stressati. Ma come facevano tutte quelle persone che avevano amici in altri paesi?
Dopo essere tornata a casa, verso le undici, si era messa subito a dormire. Non le andava di fare nulla, quindi si era buttata nel suo lettone, sentendosi tremendamente triste e sola. Si addormentò dopo mezz’ora ma venne svegliata da un messaggio.
«Siamo arrivati. Buonanotte, ci sentiamo domani!» Sorrise assonnata e spense il cellulare. Le era già venuta la voglia di fare il numero di quel biondino e stare lì a parlare tutta la notte. Ma non doveva, se l’era detto.
Si addormentò di nuovo, risvegliandosi la mattina alle sei e mezza, mezz’ora prima della sveglia. Rimase nel letto, a guardare il soffitto. Appena si era svegliata aveva pensato “è tutto un sogno” ma no, non lo era perché quando si girò a guardare il letto di Niall, quello era intatto. Sospirò e decise di mettersi al computer per quella mezz’ora. Lo accese, entrando su Facebook e trovando le cinque richieste d’amicizia. Ma anche trenta notifiche. Sbiancò e andò a vedere. Erano tutti messaggi di quei cinque, in bacheca.“Dove sei? Perché non rispondi? Perché hai spento il cellulare? Keyra, svegliati e fatti sentire.” L’avevano anche taggata in un post in bacheca di Niall, dove chiedevano al biondino se era riuscito a sentirla. Scuotendo la testa, rispose. “sto bene. Mi sono messa a dormire appena sono tornata. Ah, se ritrovo la mia bacheca piena di messaggi, io vi uccido la prossima volta che vi vedo”.
Dopo aver mandato il messaggio a tutti e cinque, taggandoli, si vestì e si preparò per andare a scuola. Fu tutto troppo tranquillo per i suoi gusti, addirittura arrivò in anticipo in fermata.
Tornare alla solita routine era già difficile di suo, ma immaginare la giornata scolastica senza le risate che si faceva con quei cinque la deprimeva. Ma che le succedeva? Insomma non era proprio da lei stare così, in quel modo per degli amici. Che poi, poteva prendere in giro chiunque ma dove si era visto che cinque ragazzi si filavano una ragazza così? Nel senso di amica, eh! Sicuramente una settimana e si sarebbero dimenticati di lei, ne era certa. Si mise seduta alla fermata, e prese il cellulare cercando delle frasi su internet che potessero rispecchiare il suo umore. “C'è bisogno di tempo, c'è bisogno di distacco, come quando fai una foto e ti sembra tutto normale, poi la riguardi dopo dieci anni e dici: come ero pettinato? Come ero vestito? È difficile capire le cose quando ci sei troppo dentro.” Era di un scrittore italiano e l’avevano tradotta in inglese. Aveva ragione, diamine se aveva ragione. Cliccò sul nome dello scrittore e le uscirono tutte le frasi dei suoi libri, più belle. Rimase su internet per tutto il tempo finché l’autobus non arrivò.

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