Era caldo.
Beh, certo, eravamo a luglio, non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso.
Italia, Austria e Ungheria erano appena tornati da una vacanza durata tutto il mese di giugno.
Italia fu felicissimo quando Ungheria glielo propose, lui aveva bisogno di passare del tempo con quelli che erano stati delle figure genitoriali.
Avevano deciso di fermarsi al centro commerciale vicino all'aeroporto, sia per mangiare qualcosa sia perché erano iniziati i saldi e il radar femminile di Ungheria era tornato in funzione, per la gioia immensa di Austria che avrebbe dovuto seguirla in lungo e in largo per tutti i negozi che l'ex moglie (ma neanche tanto ex) avrebbe deciso di guardare.
Feliciano sapeva che il suo amico Germania era da quelle parti e che, probabilmente sarebbe stato al centro commerciale per cercare qualcosa di utile.
Lui avrebbe voluto tanto rivederlo, dopotutto era un mese che era via e aveva sentito la sua mancanza.
Germania era un ragazzo serio, forse anche troppo, ed efficiente, metteva sempre il lavoro prima di tutto.
Tuttavia sapeva essere anche dolce, specialmente con i suoi cani.
Era protettivo nei confronti di Italia, lo aveva salvato un sacco di volte.
Si erano conosciuti durante la prima guerra mondiale e, da quel momento, Italia non si è più staccato da lui, neanche la notte (Germania ricordava quella volta in cui Roma, il nonno di Italia, era andato a trovarlo e li aveva trovati nello stesso letto).
La loro amicizia non era ben vista dal fratello di Italia, Romano.
Lui odiava Germania, quando Feliciano glielo presentò lo chiamò "dannato mangiapatate" e da quel momento lo chiama solo in quel modo.
Italia, però, non si preoccupava del fratello.
Lui insultava praticamente tutti, lo faceva solo in modo più intenso con Germania e con Spagna, il suo fidanzato-in-un-certo-senso (era una relazione complicata).
Secondo Austria, Germania era sicuramente al centro commerciale.
Lui aveva bisogno di roba, gli aveva detto prima di partire, e avrebbe aspettato gli imminenti saldi.
Così Feliciano, dopo aver mangiato un bel piattone di pasta alla bolognese, andò a cercare il suo amico nei "meandri oscuri dell'inferno", come aveva definito Austria le strade dell'enorme edificio conoscendo la sua sorte.
Italia lo cercò in tutti i negozi per animali (dove aveva trovato delle promozioni convenienti) e di utensili per la casa.
Alla fine lui si ritrovò a girare a vuoto per circa due ore.
Poi, finalmente, trovò Germania nella terrazza di un bar.
Aveva la testa china su dei fogli, probabilmente robaccia noiosa e non poco.
Feliciano si avvicinò allegramente al tavolo, felice di averlo finalmente ritrovato.
Per un attimo tentennò, e i tacchi gli divennero chiodi, per fissargli i piedi eccessivamente eccitati al legno venoso, sotto consiglio del suo buon senso.
Gli occhi dell'immaginazione gli riflessero l'aspetto sconclusionato che doveva aver assunto e comandarono al cervello di spedire diretto un brivido alla schiena del ragazzo, soprattutto perché gli occhi veri avevano appurato che le fantasie non potevano essere state più accurate, grazie alla vetrina opaca e sporca del bar. Le ciocche sembravano indecise su quale via far prendere ai capelli di Italia e dovevano aver litigato, poiché percorrevano tutte direzioni diverse; gli occhi apparivano languidi e sudavano anch'essi; le gote avevano ricevuto una spruzzata di rosso innocente, casto; e il cuore, nonostante non si potesse vedere dal vetro, Italia sentiva che batteva forte, gli rimbombava nelle tempie con un suono lieve ma deciso a prevalere tra il rumore delle posate che suonavano sui piatti mentre venivano trasportate dai camerieri al lavaggio.
In breve tempo, Italia fece tornare presentabile quell'ammasso di pieghe e sudore in cui si era tramutato il suo bell'apparire.
Non poteva mostrarsi come il disastro che era in realtà, agli occhi del suo amato... amico.
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the mall ↝ gerita
Fiksi Penggemar«Sono uno stupido perché pensavo...» [...] «P-pensavo che almeno tu fossi diverso... che gli unici rimproveri che mi riservavi fossero solo meritati, e mai per farmi dispetto... che almeno tu tenessi a me... che almeno tu non mi volessi perdere... o...