Luca Bianco

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Il proiettile oltrepassò il corpo del ragazzo che fino a pochi minuti prima stava parlando con me. Non appena il corpo del giovane poliziotto cadde a terra, la persona che aveva sparato ripartì a tutta velocità a bordo della sua moto. Poco prima di partire però, il motociclista aveva rivolto la testa verso di me, quasi come per studiarmi. Nonostante avesse il casco riuscii quasi a percepire il suo gelido sguardo. Una volta che il motociclista si fu allontanato, corsi in aiuto del ragazzo che sembrava respirare ancora. Appena mi piegai verso di lui mi disse una sola cosa prima di perdere i sensi: "ti ha visto?". Dopo aver pronunciato queste tre parole, chiuse gli occhi, ed io inginocchiato vicino a lui, con le mani sporche di sangue nel tentativo di tamponare la ferita, non riuscivo a fare altro che pensare a quello che mi era stato appena chiesto. Fortunatamente un passante si accorse del mio stato di paralisi, e capì di dover agire, così chiamò un ambulanza. Ricordo ancora l'arrivo dei soccorritori, che una volta rianimato quello che per me era solo uno sconosciuto, si rivolsero verso di me dicendomi: "faremo tutto il possibile, non si preoccupi!". Io preoccuparmi? E perché? Dopotutto avevo visto quel poliziotto solo due volte. Eppure dentro di me speravo che sopravivesse... forse era solo la mia umanità, la mia voglia di non voler vedere un povero innocente perdere la vita... no, non era così, sapevo benissimo di sperare che quel ragazzo sopravvivesse solo per il mio egoismo, solo per la voglia di ottenere una spiegazione a quelle tre parole da lui pronunciate, su quello che probabilmente credeva essere il suo letto di morte. Non credo di aver mai provato compassione in quel momento. Durante quei due giorni era successo di tutto, e fu proprio quel susseguirsi di fatti che mi portò a prendere una decisione: da quel giorno avrei dato libero sfogo al mio egoismo. Con la morte di mia sorella ero rimasto solo, e decisi che sarei rimasto solo.
I giorni seguenti li passai chiuso in casa. Mi ero imposto di non entrare più nell'appartamento di mia sorella, e trovai un ottimo stratagemma per evitare di farlo. Misi in vendita la casa. A partite dal 2040 l'uso di Internet si era diffuso su ogni campo. Se prima una casa poteva essere messa in vendita su internet, ora doveva essere esclusivamente venduta tramite il web. C'erano diversi siti che permettevano questo servizio, ma il migliore era $ell my h€use. Un sito che si era espanso su scala mondiale, che aveva come immagine una famiglia felice davanti alla propria casa appena venduta. In quel momento non stavo cercando una famiglia felice o la felicità in se, però, il sito era molto vantaggioso. In seguito ad alcune leggi sulla navigazione via internet, infatti ,che erano state emesse a partire dal 1 gennaio 2040, era possibile effettuare il passaggio del denaro e il passaggio di proprietà tramite il proprio computer, senza muovere un dito.
Per mettere la casa sul sito bisognava compilare una scheda. Optai per vendere la casa già arredata, in modo da invogliare l'acquisto, dopotutto l'unico oggetto che mi interessava, era l'orologio dei nonni e me lo ero preso prima di chiudere per l'ultima volta quel maledetto appartamento. L'ultimo dato per terminare la compilazione del modulo era il prezzo. Impiegai mezz'ora a trovare un prezzo da mettere, infatti, la casa era abbastanza grande e al centro di Roma. Per un appartamento di questo genere il prezzo si aggirerebbe intorno ai 400000€, calcolando l'arredamento con mobili di qualità, saliva a 450000€, però, un altro elemento che avevo considerato era il valore affettivo, e fu per questo che misi un prezzo spropositato: 600000€.
Una volta cliccato invia, mi resi conto che avevo esagerato, ma ormai secondo il regolamento del sito, avrei dovuto aspettare una settimana prima di modificare le credenziali della vendita. Decisi che avrei aspettato, ma non appena mi alzai accadde qualcosa di straordinario. Una musichetta felice partì dalle casse del mio computer e sullo schermo apparve la foto della famiglia felice con su scritto: congratulazioni Red Rick ha accettato la tua offerta di 600000€.
Rimasi incredulo davanti a quello schermo. Il nome Red Rick mi sembrava familiare, e mentre provavo a ricordare il perché di questa familiarità arrivò una chiamata. "Pronto?", "Salve, è lei il Signor Michele Ferrara?", "Si sono io", "Sono Ilaria Riva, sono un'infermiera del policlinico Umberto I. Volevo comunicarle che il signor Luca Bianco ha superato con successo l'operazione e vorrebbe vederla."
Mi ci volle poco per capire che Luca Bianco fosse il ragazzo poliziotto. Finalmente quello sconosciuto aveva un nome. Aveva chiesto di vedermi, e io decisi di accontentarlo subito.

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