Prologo.

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Faith ha sempre amato la notte.
Che fosse da sola alla finestra, al bar con i suoi soliti amici o in una macchina ad ascoltare musica, guardare il cielo scuro l'ha sempre fatta sentire avvolta in una strana sensazione di conforto e familiarità.
Troppe volte, guardando le stelle, si è sentita al sicuro, protetta dalla vana ed irreale convinzione di non dover più tornare alla vita vera, di poterla passare nell'abbraccio di quel cielo scuro ed immenso.
Ma quella sera, che ormai a ripensarci è solo un lontano ricordo, non proprio.

Lì, persa in una stazione del Bronx, le sue gambe tremano come foglie e il cuore, ormai trepidante di terrore, sembra perdere un battito quando la ragazza sente un urlo alle sue spalle.
Girandosi di scatto, si rende conto che proveniva da una via abbastanza lontana da non dover necessariamente svenire sul colpo.
Così, tornando a guardare di fronte a sé, accelera il passo per arrivare in un luogo meno isolato.
La poca luce ad illuminare la strada proviene da dei lampioni poco lontani e la testa di Faith, stracolma di tutti i film horror che il suo migliore amico l'ha costretta a guardare, non riesce a smettere di arrovellarsi tra tutti gli scenari più pietosi in cui la sua vita potrebbe finire.

Non è stata una brutta vita , si ritrova a pensare.
Certo, lei da sola si rende conto di non essere una ragazza memorabile, di quelle che ricordi anche dopo anni con nostalgia, per cui tutti hanno una buona parola da spenderci.
Però non sono completamente da buttare, (come persona intende).
Non una vita da necrologio, ecco. Per quello non ci sarebbe nulla da raccontare. Solo tristi, vuote parole su una ragazza normalissima.
Neanche Faith sa perché i suoi pensieri scorrono così veloci, non sta per morire, lo sa perfettamente. Ma sta cercando di distrarsi, questo sì.

Perché davanti a lei, oltre che a mucchi di immondizia gettati in ogni dove, la strada è deserta.
Ed è in quel momento, fissando un lampione che lampeggia luce al neon, pronto a spegnersi da un momento all'altro, che decide di entrare in una pseudo tavola calda, così da capire cosa fare senza dover rimanere imbambolata in mezzo alla strada.
Quando arriva di fronte alla porta del locale si ferma un secondo, convinta che non sia una buona idea in fin dei conti; e nonostante il suo buonsenso le indichi svariate volte di fare dietrofont e tornarsene indietro, non riesce a non fare forza sulla maniglia della porta per aprirla.
La motivazione, dietro questo gesto, spiega molto della sua personalità. O forse non spiega assolutamente nulla, perché di normale, la ragazza, non ha proprio niente.
È sempre stata un tipetto un po' strano, perché sì, sembrerà davvero ambiguo, ma sente da sempre un forte disagio nello stare in pubblico.
Quasi come se ogni sua mossa fosse sempre analizzata al millimetro, e ogni passante sia interessato a ciò che decide o meno di fare.
E così, avendo in precendenza incrociato lo sguardo del cameriere all'interno, non può fare a meno di aprire la porta ed entrare.
Sarebbe stata una figuraccia, pensa.
Se l'avessero vista arrivare e poi andarsene via, si sarebbero girati tutti verso di lei pensando che sia un personaggio un po' particolare.
Cosa che effetivamente è, non va negato. Però insomma non vuole che si sappia.

Così cammina verso il bancone, fermandosi a riflettere sul motivo per cui ben cinque persone dovrebbero essere in una tavola calda a quell'ora di notte.
Non se ne dà una risposta, il cameriere la interrompe prima che possa cominciare a farneticare sulla vita dei presenti, analizzando il loro aspetto alla ricerca di qualche indizio.

«Ciao! Cosa posso portarti?» è un ragazzo giovane, neanche tanto, sarà sulla trentina. Le rivolge un sorriso a metà, per gentilezza, perché è costretto dal suo lavoro, ma è troppo stanco persino lui per rivolgerle un finto sorriso quantomeno credibile.
Lei si siede mentre parla:
«Ciao un... Un bicchiere d'acqua».

Alché lo sguardo della ragazza viene catturato dalla parete che si trova di fronte. Tra le mensole piene di bottiglie e cianfrusaglie varie, tra bicchieri in carta e ricambi per le macchinette, c'è infatti un punto in cui è possibile specchiarsi quasi completamente. E lei si specchia, questo è sicuro, perché per un momento il cuore sussulta di spavento, riconoscendosi appena.

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